Come il regime arrivò a «spoliticizzare» i giudici
Come il regime arrivò a «spoliticizzare» i giudici Dl FASCISTIZZARLI NON CI.FU QUASI BISOGNO, LA MUSERUOLA FU IMPEDIR LORO L'ASSOCIAZIONISMO Come il regime arrivò a «spoliticizzare» i giudici Giovanni De Luna IL 1923 fu un anno cruciale nei rapporti tra fascismo e magistratura. In ' queir anno fu emanato un nuovo ordinamento giudiziario che aboliva l'elettività del Consiglio Superiore della Magistratura e che da allora in poi fu composto da magistrati nominati dal ministro. In quello stesso anno, grazie alla unificazione deila Corte di Cassazione, il primo Presidente della Corte romana, l'antifascista Ludovico Mortara, venne collocato a riposo e sostituito con Mariano D'Amelio. E tuttavia il regime non scelse la strada della completa fascistizzazione; anche per addomesticare i processi più sgradevoli, come quello per l'assassinio di Giacomo Matteotti, si usarono comode scorciatoie (promozioni mirate di magistrati non affidabili per spostamenti di sede per legittima suspicióne). Non era il caso di avviare uno scontro frontale almeno per due motivi: il potere esecutivo aveva amplissimi strumenti di controllo sull'apparato della magistratura già nell'ordinamen- ta giudiziario dell'Italia liberale; i magistrati erano stati molto sensibili al fascino vincente del fascismo (centinaia furono le assoluzioni e i «non luogo a procedere» nei confronti delle violenze squadriste) cosicché quando, a partire dai 1925-1926, si avviò la formazione dello Stato totalitario, [ furono pochissi- ^ mi i magistrati f ad essere epurati (17 su 4000) Benito Mussolini per antifascismo. Per l'intera durata del regime il reclutamento in magistratura restò affidato al pubblico concorso, senza attingere a carriere politiche o comunque esterne e, almeno in linea di principio, fu quindi rispettata la separazione, riconoscendo l'autonomia del potere giudiziario. A chiarire gli am- erno biti in cui agiva questo riconoscimento' fu Io stesso ministro della Giustizia, Alfredo Rocco, nel 1925: «La magistratura non deve far politica di nessun genere. Ndn vogliamo che faccia politica governativa o fascista, ma esigiamo fermamente che non faccia politica antigovernativa e antifascista». Sempre per evitare un vulnus eccessivo a rapporti di convivenza che non meritavano di essere turbati, per i suoi scopi più duramente liberticidi il fascismo ha preferito darsi un nuovo organo ad hoc, il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato (varato nel 1926 con la stessa legge che reintroduceva la pena di morte), dal quale fu esclusa la magistratura ordinaria a vantaggio di quella militare. L'obiettivo del regime non fu quindi tanto la fascistizzazione, quanto la spoliticizzazione dei giudizi. Così se la magistratura fu lasciata quasi com'era, il bersaglio preferito furono le forme di associazionismo che i giudici avevano sperimentato con successo nell'Italia liberale. Dal 1909 operava infatti l'Associazione generale fra i magistrati italiani (Agmi), il cui ruolo era sempre stato tenuto in grande considerazione dai governi, soprattutto sùbito dopo la guerra. Così, proprio nel 1926, dopo una serie di provvedimenti disciplinari che colpirono i dirigenti della Agmi, l'associazione venne definitivamente sciolta. Tre anni dopo. Io stesso ministro Rocco, intervenendo alla Camera durante la discussione sul bilancio della giustizia, poteva affermare compiaciuto: «Parlare della magistratura italiana è per me motivo di alta soddisfazione perché più vivo accanto a essa, più mi convinco delle altissime virtù di carattere, della sua dottrina, della sua disciplina e del suo patriottismo...». Il Ventennio non scelse la via dell'asservimento ma scorciatoie comode: promozioni mirate e «legittime suspicioni» [ ^ f Benito Mussolini poco dopo essere diventato capo del governo
Persone citate: Alfredo Rocco, Benito Mussolini, Giacomo Matteotti, Giovanni De Luna, Ludovico Mortara, Mariano D'amelio
Luoghi citati: Italia
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