Non è ver che sia Pierino: eppure è don Lisander

Non è ver che sia Pierino: eppure è don Lisander CARTE SEGRETE Giuseppe Marceharo Non è ver che sia Pierino: eppure è don Lisander A parte qualche curiosa attribuzione, proposta per pura facezia tirando ad indovinare, la maggior parte dei lettori ha giustamente riconosciuto in Alessandro Manzoni l'autore dello scherzetto poetico aUe spaUe dei figh, "ricalcato" su Metastasio: "Non è ver che sia Pierino...", ecc.ecc. Alcuni, inviando la risposta, hanno confessato d'aver implicato amici "più di me ferrati in letteratura"; una gentilissima insegnante di lettere, in pensione, ha aggiunto, aUa ovviamente ineccepibile soluzione, una tiratina d'orecchie: "non si dovrebbe però scherzare col Manzoni, mettendolo aUa berlina con le poesie da lui stesso rifiutate". Ho pure ricevuto, quale prova documentale, la ricostruzione deU'albero genealogico della famiglia Manzoni, con figh, avi, coUateraU e annessi (anche Giovanni Verri, per le ragioni che tutti conoscono, e gh "zu" Pietro e Alessandro), con cui si attesta, in quella famiglia un po' comphoata, la presenza inoppugnabile di Piero, Giulia e FiUppo, quest'ultimo screanzato ragazzo che diede dei bei problemi al padre. Come immaginabile mi è impossibile inviare l'ambito boero al maraschino, premio attribuibile a quanti hanno comunicato l'esatta soluzione del "mistero". Continuare a mettere aUa berlina don Lisander è molto più comodo, oltre che divertente. Infatti "Non è ver che sia Pierino", ecc. ecc., non fu exploit isolato. L'autore del "certo romanzetto ove si tratta di promessi sposi" con la creatività estemporanea è andato più d'una volta a nozze. Un aUegrone Manzoni non deve esserlo mai stato, tuttavia, ogni tanto, si consentiva qualche maracheUa sotto specie di aforisma, come queUa tirata fuori a commento i dell'iscrizione incisa, tra il 1827 e U '28, suUa Porta Comasina: "A Francesco I - I negozianti di MUano eressero". Lo "sciagurato rispose": "Per quanto poca volontà ne avessero". La prudenza e il riserbo naturalmen¬ te gU impedirono di rendere pubbUci i versiceli scritti nel 1814 in morte del letterato comasco Giambattista Giovio: "Conte Giovio tanto visse/Ch'a' suoi versi sopravvisse". Ma si consentì una bottareUa di autoironia quando, nel 1823, fu nominato socio della volterrana Accademia dei Sepolti: "Manzon qui giace, ne' suoi versi involto,ZVeramente accademico sepoltc/Manzon, tra i dotti di Volterra accolto,ZPrima che morto, giace ivi sepolto". Per poi, continuando a giocare con l'Aldilà, "commentare" con ferocia, nel 1825, la gigantesca tomba, che stava neU'oggi scomparso cimitero di San Gregorio, del generale Ferdinand Bubna von Littitz, comandante in capo deUe truppe austriache di stanza in Lombardia, morto in queU'anno: "Lunge le insegne araldiche/E i titoh sonantil/AU'ossa che qui giacciono/Un nome, e nulla più:ZBubna! H remoto postero,ZA questo nome avanti,ZFermerà il passo e, attomto,ZDomanderà: chi fu?". Tutta "roba poetica" rimasta nei cassetti di un letterato che conduceva vita molto ritirata. "Roba poetica" che avrebbe forse divertito Stendhal. A Milano chiese di Manzoni. Qualcuno gUelo indicò per strada: "Lho visto da lontano. Un giovane uomo assorto". Il mondanissimo Stendhal si informò ancora di lui durante un baUo dove gh furono presentati Giandomenico Romagnosi, Tommaso Grossi e Vincenzo Monti. "Mi dicono che la devozione di Manzoni gh impedisce di partecipare a queste feste". Si fossero incontrati, non si sarebbero piaciuti. Il francese amava troppo ascoltare la lettura dei versi deU'amabile Carlin Porta, in particolare quelli mahziosamente aUusivi della Ninetta del Verzee. Don Lisander aggiungeva versi al suo cassetto segreto : "Tu vuoi saper s'io vado/Tu vuoi saper s'io resto./ [...I/Vuoi ch'io dica perché non lo dico?ZNon lo dico, oh destino inimicol/Non lo dico, oh terribile intrico I/Non lo dico, perché non lo so." gmarcenaro@libero.it Alessandro Manzoni Poesie rifiutate e abbozzi delle riconosciute Firenze 1954

Luoghi citati: Firenze, Lombardia, Milano, San Gregorio, Volterra