Ucciso alla Mandria per rapina o passione di Angelo Conti

Ucciso alla Mandria per rapina o passione ACCOLTELLATO E GETTATO IN UN FOSSO: Sl SEGUE ANCHE LA PISTA GAY Ucciso alla Mandria per rapina o passione L'uomo, un operaio di 40 anni» è stato identificato dai carabinieri Si cerca la sua automobile: l'assassino l'avrebbe usata per fuggire Angelo Conti Gianni Giacomino Attenzione: sulla Lancia Lybra station wagon grigia targata CH 090 KC sta viaggiando un assassino. L'auto era quella di Sergio Susbenso, 40 anni, carrellista alla cartiera di Mathi Canavese, l'uomo assassinato con quattro coltellate all'addome e poi gettato in un fosso a Venaria, a pochi metri dell'ingresso «Tre Cancelli» del Parco della Mandria. Quell'auto gli è stata sottratta dall'uomo che lo ha ucciso. I carabinieri, che avevano identificato il cadavere già nella serata di giovedì, stanno battendo palmo a palmo tutta la città, nel tentativo di ritrovarla. Ma sinora lo sforzo dei militari è rimasto senza esito. Se qualcuno .la notasse, parcheggiata o in circolazione, avverta immediatamente il 112, senza toccare la vettura, che dovrà esser esamÌ7: nata dalla Sezione indagini scientifiche del Reparto Operativo. , , . Dunque il morto ha un nome. Quello di un gay dalla vita tranquilla, persino riservata, al di là di qualche «tocco» un po' più vistoso al suo look. Una vita che i carabinieri del Reparto Operativo stanno ora passando al setaccio. Poco o nulla si attendono da quanto potrà emergere a Balangero, il paese dove abitava. Molto potrebbe arrivare invece dall'analisi delle sue frequentazioni a Torino. I militari stanno controllando, in queste ore, i locali frequentati dai gay: l'obiettivo è quello di individuare la persona che era con Susbenso la sera del delitto. Potrebbe essere la stessa che lo aveva chiamato sul cellulare mercoledì sera intomo alle 21: telefonate che sono ovviamente sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Quindi sono tre gli immediati obiettivi dell'indagine: ritrovare quella Lybra (esaminando tutto quello che potrebbe trovarsi a bordo), individuare il locale nonché la compagnia frequentate dalla vittima la sera della morte e controllare attentamente il traffico telefonico. In questo contesto i carabinieri hanno perquisito l'armadietto personale del Susbenso all'interno della, cartiera Ahlstrom, in via Stura 98 a Mathi. Altre strade non sono percorribili. Ha fatto sorridere la voce circolata ieri che indicava nelle telecamere della villa dei Rossi di Montelera un potenziale prezioso ausilio alle indagini: come i carabinieri avevano appurato subito si trattava soltanto di videocitofoni, incapaci di registrare alcunché. I possibili moventi restano comunque soltanto due. Il gesto passionale, magari di un fidanzato geloso, oppure la tragica conclusione di una rapina, forse conseguenza di un incontro sessuale occasionale. La prima ipotesi trova un elemento di forza in quel plaid, amorevolmente appoggiato sul cadavere, quasi come attestazione di un pentimento da parte del responsabile della morte dell'amico. E, in fondo, testimonierebbe anche di un omicidio d'impeto, tutt'altro che premeditato. La seconda tesi parte da un dato inoppugnabile: il carrellista non aveva in tasca neppure un euro ed il suo assassino gli aveva rivoltato le tasche. In questo caso, ovviamente, quel plaid perderebbe il suo significato sentimentale, andando ad assumere un ruolo soltanto tecnico, quello di occultare in qualche modo il cadavere. L'autopsia, eseguita ieri mattina dal dottor Roberto Testi, primario di Medicina Legale dell'Asl 3, ha soltanto confermato quanto già si sapeva: Sergio Susbenso ha ricevuto quattro coltellate, con un lama sufficientemente lunga per provocargli lesioni mortali, anche ad vin polmone. La morte, anche se non immediata, dovrebbe essere stata piuttosto rapida. Non c'è stata particolare ferocia, ma la vittima avrebbe tentato in qualche modo di difendersi. oNullaidi utile; evenuto dagli interrogatori delle persone che, a Venaria, hanno notato quel catteyefffriahbWfiwatiqvJwigo la strada che porta all'ingresso «Tre Cancelli» alla Mandria. Intanto tutta la vicenda ha il sapore di un déja vu . Le assonanze con il caso Scarsella sono indubbiamente tante. Anche il parrucchiere di Verolengo era un gay, anche lui aveva una sorta di doppia vita (piuttosto normale nel suo paese di residenza, certamente più spericolata a Chivasso ed a Torino), anche lui fu ucciso durante un incontro con un altro gay, anche quel dehtto fu commesso in una zona campestre nella prima cintura di Torino. Curiosamente a cercare di far luce sulla morte di Susbenso sono gli stessi uomini che risolsero il dehtto Scarsella: il maggiore Mauro Masic dei carabinieri ed il medico legale Roberto Testi. In quel caso, per la cronaca, il responsabile fu identificato in breve ' tempo anche se, per la cattura, occorse qualche mese: si trattava di un cittadino romeno che aveva incontrato il parrucchiere per un appuntamento occasionale. Recentemente l'assassino è stato condannato, dopo rito abbreviato, a trent'anni di carcere. Sergio Susbenso in un'immagine scattata a Montecarlo: la fotografia era una delle sue grandi passioni

Persone citate: Gianni Giacomino, Mauro Masic, Roberto Testi, Sergio Susbenso, Susbenso