Lunedì medici in sciopero contro i tagli alla sanità di Grazia Longo

Lunedì medici in sciopero contro i tagli alla sanità LA CATEGORIA COMPATTA PROTESTA PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO E I FONDI INADEGUATI DESTINATI ALL'ASSISTENZA PUBBLICA Lunedì medici in sciopero contro i tagli alla sanità Garantiti gli interventi d'urgenza, rimandate operazioni e visite ambulatoriali Grazia Longo L'emergenza sarà garantita, per il resto blocco assoluto. Per tutta la giornata di lunedì prossimo, niente interventi chirurgici, niente visite ambulatoriali. I sindacati confederali e autonomi sono compatti nel proclamare lo sciopero che rivendica un maggiore finanziamento per migliorare l'assistenza ai malati e il rinnovo del contratto nazionale. Ospedali, ambulatori e cliniche universitarie - 9 mila medici in tutto il Piemonte, 3 mila e 500 nella sola provincia di Torino - si fermeranno per protestare contro «la Finanziaria del 2004 che non preverte tondi adeguati per la sanità pubblica». «Una carenza gravissima, che si ripercuote sull'intera collettività - afferma il dottor Marco Rapellino, della segreteria sindacale regionale dell'Anaao Assomed -. Sia ben chiaro a tutti i cittadini che sì, noi scioperiamo per il rinnovo del nostro contratto, ma prima ancora per ottenere maggiori sovvenzioni dallo Stato. Quello di lunedì non sarà uno sciopero contro le aziende, ma contro la politica governativa dei tagh alla sanità pubblica». Il rischio più grosso? L'abbassamento dei minimi assistenziali, che, tradotto in parole comprensibili da chiunque ricorrà al servizio pubblico, significa due terribili cose: meno posti letto e liste d'attesa sempre più lunghe. «Fino a un paio d'anni fa - prosegue il dottor Rapellino - l'Oms (l'Organizzazione mondiale della sanità, ndr) aveva collocato il nostro Paese al secondo posto per efficienza e qualità, ora siamo diventati il fanalino di coda». Per rendersi conto di quanto sia ormai intollerabile una simile situazione, basta soffermarsi sull'elevata adesione: 40 sono le sigle sindacali alla base della rivendicazione sostenuta non solo dai dirigenti medici, ma anche dai veterinari, sanitari, professionah e tecnico-amministrativi». Ai motivi generali del dissenso nazionale si aggiungono, inoltre, questioni regionali niente affatto trascurabili come la privatizzazione della sanità piemontese con un taglio dei posti letto scesi da 29 a 17 mila, l'incertezza degli ospedali dell'Ordine Mauriziano e quelli Valdesi e l'inadeguata copertura assicurativa in molte aziende sanitarie. A proposito di quest'ultima, basta dare un'occhiata a quel che accade al Cto. «Purtroppo la gara d'appalto è andata deserta - dice il chirurgo plastico Luciano Arturi, della Cimo -, perché nessuna società assicurativa ha voluto sostenere l'onere di una copertura totale. Per fortuna l'anumnistrazione ci è venuta incontro e, attraverso una trattativa privata, ci ha assicurati, ma solo per 3 anni e con la copertura dei danni postumi ridotta a 1 anno. Un vero guaio, perché ci sono casi di richiesta risarcimento danni postumi anche dopo 10 anni». Il dottor Arturi, poi, insiste per chiarire che il prob ema non è «tanto quello di garantire i medici, ma i pazienti, perché i primi, pur dovendo lavorare al meglio, possono commettere qualche errore, jiusto quindi tutelare i diritti del- 'utenza». Fin qui alcuni temi delle rimostranze sindacali. Ma c'è anche chi s'interroga sulla contraddizione tra l'interruzione dell'attività per 10 sciopero e l'assistenza garantita per le emergenze. «È un po' un peccato chiudere la porta ai cittadini - dice il ginecologo del Sant'Anna Silvio Viale - e intanto lavorare in ospedale per essere pronti all'emergenza. In fondo è uno spreco: solo nel mio reparto lunedì sui 12 medici dell'organico, 8 siamo stati "comandati" ad essere presenti. Mi domando per assistere chi, considerato appunto lo sciopero». Non tutti però la pensano così. 11 dottor Pieroberto Mieli, primario d'urgenza alle Molinette, spiega che «ogni divisione definisce i contingenti minimi e in ogni caso, nonostante siano presenti e dunque pagati, i medici "comandati" risultano in sciopero. Il vero problema è la crisi che sta attraversando la sanità regionale. Un esempio per tutti la carenza dei posti letto: la media nazionale è dell'I per mille per i lungodegenti e riabilitazione e del 4 per nulle per accertamenti, in Piemonte sono rispettivamente dello 0,88 per mille e 3,84 per mille. E poi ci domandiamo come mai ci sono i pazienti sulle barelle in corsia...». Le emergenze saranno garantite. I medici protestano anche per la mancanza di posti letto e le liste d'attesa troppo lunghe

Persone citate: Arturi, Luciano Arturi, Marco Rapellino, Pieroberto Mieli, Rapellino, Silvio Viale

Luoghi citati: Piemonte, Torino