Trovata morta la bambina rapita all'autolavaggio

Trovata morta la bambina rapita all'autolavaggio SI E'CONCLUSO TRAGK - ►PO CINQUE GIORNI IL GIALLO DELLA FLORIDA L'ASSASSINO SMASCHERATO DALLE TELECAMERE Trovata morta la bambina rapita all'autolavaggio Il circuito di sicurezza ha ripreso tutte le immagini del sequestro Il cadavere nascosto in un parcheggio sotto un mucchio di foglie La convivente: «Con le mie figlie è sempre stato dolcissimo» Paolo Mastrolilli NEW YORK E' finito tutto in un incubo. «Il corpo di una bella e amabile bambina, Carlie Brucia, è stato trovato», ha annunciato ieri mattina lo sceriffo della Sarasota County, Bill Balkwill. Con la voce che gli tremava, ha aggiunto: «Joseph Peter Smith è agli arresti per il rapimento e l'omicidio di Carlie. Noi adesso lavoreremo per garantire che paghi il prezzo più alto, per quello che le ha fatto». Per una settimana l'America aveva sperato di svegliarsi da questa storia, come si fa con un brutto sogno. Tutto era cominciato domenica scorsa, verso le sei e mezza del pomeriggio, a Sarasota, una cittadina della Florida. Carlie aveva passato la notte di sabato e la giornata di vacanza a casa di un'amica, e stava tornando da sua madre Susan Schorpen. Una passeggiata di poche centinaia di metri nel quartiere, che aveva percorso decine di volte. Quando era arrivata vicino all'» Evie's Car Wash», un autolavaggio della zona, aveva preso una scorciatoia che passava davanti al garage. Dall'altra parte, però, l'aspettava Joseph Smith, un meccanico di 37 anni con 13 condanne alle spalle, dal 1993 al 2001, per reati di violenza e possesso di droga. L'aveva afferrata per un braccio e l'aveva portata via. Nessuno si era accorto di nulla, perchè a quell'ora di domenica l'autolavaggio era chiuso. La madre di Carlie aveva dato l'allarme, quando lei non era tornata a casa per cena, ma gli agenti l'avevano cercata inutilmente. Poi, lunedì mattina, il fiuto aveva portato i cani poliziotto davanti all'«Evie's Car Wash». Il proprietario, Mike Evanoff, era caduto dalle nuvole, ma aveva accettato di collaborare. Come prima cosa era andato a controllare i filmati registrati il giorno prima dalla telecamera di sicurezza, ed era rimasto di pietra: «Mi sono venuti i brividi lungo la schiena. Una roba così brutta che io e il mio manager non potevamo neppure guardarla». Nelle immagini si vedeva Carlie che camminava verso l'autolavaggio: un uomo compariva dalla direzione opposta e la fermava. Lei appariva chiaramente soipresa, ma lui le parlava per qualche istante e poi la trascinava via, afferrandola per un braccio. La polizia, pensando di aver trovato il suo sospetto, aveva fatto vedere il filmato alla madre della bambina, che però non aveva riconosciuto l'uomo. Allora gli agenti avevano dato il nastro alle tv, chiedendo di mandarlo in onda nella speranza che qualcuno si facesse vivo. Nel frattempo lo sceriffo Balkwill e l'Fbi avevano chiamato persino la Nasa, pregando l'agenzia spaziale di usare le sue tecnologie speciali per ingrandire le immagini. L'uomo, infatti, aveva addosso ima tuta con la targhetta del nome, e gli avambracci erano coperti di tatuaggi: vederli da vicino poteva aiutare ad identificarlo con buona certezza. Susan era andata in tv, chiedendo al rapitore di restituirle la figlia, e anche Joey Brucia, il padre della bambina separato dalla moglie, era volato da New York a Sarasota per seguire le indagini: «Puoi chiudere que- sta brutta storia ora, subito, se lo vuoi», aveva detto a chi aveva portato via Carlie. Mentre gli investigatori lavoravano, però, era arrivata la soffiata giusta. Una donna aveva telefonato, dicendo di aver riconosciuto nelle immagini l'uomo con cui viveva. Si chiamava Joseph Smith, era padre di tre figlie, ma era separato e adesso stava con lei. «Con le sue bambine - ha raccontato la vicina Linda Thompson - era un padre amorevolissimo. Non avremmo mai potuto vedere il suo lato oscuro». Joseph aveva 13 arresti alle spalle e nel 1997 era finito in prigione perchè aveva cercato di aggredire una ragazza ventenne. Lei aveva raccontato che le era venuto incontro e l'aveva minacciata, dicendo che l'avrebbe uccisa se non avesse obbedito. La ragazza si era dimenata, era scappata e alcuni passanti l'avevano difesa. Al processo, però, Smith aveva detto che voleva fare solo una passeggiata con lei e la giuria Vaveva assolto. Eppure aveva continuato ad inciampare nella giustizia, e nel 2001 era stato condannato per possesso di cocaina: domenica sera era libero sotto condizionale, e Joey Brucia ha detto che, «se i suoi giudici fossero stati più attenti, magari sarebbe stato ancora in prigione». Invece era per strada e martedì lo sceriffo Balkwill lo aveva arrestato ancora per possesso di droga, convinto di aver preso il suo uomo. In prigione Joseph aveva rifiutato di collaborare, con Susan e Joey Brucia che gli chiedevano di restiturgli la figlia. Ma dentro alla sua macchina, una Buick station vagon del 1992, gli agenti della scientifica avevano trovato tracce del Dna di Carlie. «E' una bambina piena di vita e non mollerà mai», aveva detto il patrigno Steven Kansler, e pure le Girl Scout della sezione a cui lei apparteneva si erano messe a girare il quartiere con le sue foto, insieme con le compagne della Macintosh Middle School, raccontando la storia di una bambina che amava ballare come Jennifer Lopez e circondarsi di amiche. «Lei è un raggio di luce», aveva detto il preside Bob Hagemann, ma la comunità sentiva che, più passava il tempo, più le speranze diminuivano. Giovedì Susan aveva lanciato un altro appello: «Ho bisogno che mia figlia tomi a casa. Lei è una parte molto, molto importante di questa famiglia». Non sapeva che proprio in quelle ore Smith era crollato, e aveva deciso di collaborare. Aveva negoziato con lo sceriffo, e in cambio gli aveva raccontato dov'era il corpo. Venerdì mattina, poco dopo la mezzanotte, Balkwill e i suoi uomini sono andati in un Campetto dietro al parcheggio della Central Church of Christ, meno di quattro chilometri dall'autolavaggio del rapimento, e hanno visto che purtroppo Joseph non mentiva: nascosto sotto un mucchio di foghe c'era il cadavere di Carlie. «La vedevo solo un paio di volte all'anno ha detto il padre Joey, ringraziando i poliziotti e la comunità - e ora l'unica cosa che posso fare è diventare un uomo migliore per renderla orgoghosa di me». Balkwill, invece, ha ancora un conto da chiudere: «Non abbiamo fatto alcun accordo con l'accusato: questa storia non è finita qui». Gli strumenti ottici della Nasa sono stati utilizzati per ingrandire il più possibile le immagini dell'uomo incastrato da un tatuaggio a un braccio E' un pregiudicato già accusato di aver aggredito una giovane donna Al processo, però era stato assolto fi**'f ■: 4 Wi r o,:w"fV, , -. nrKi ,« v. ìm f, C Sopra, il cadavere della bambina trasportato all'obitorio dagli uomini della Morgue A sinistra, Joseph Peter Smith l'uomo arrestato per il delitto Nella foto grande Carile Brucia la vittima undicenne Sono le sei e mezzo del pomeriggio di domenica scorsa: Smith parlotta conCarlie che aveva passato la notte di sabato e la giornata di vacanza a casa di un'amica e stava tornando da sua madre Aveva scelto quella strada isolata | perfare prima Passa qualche istante e Smith afferra per un braccio la bambina e la trascina via Nessuno si accorge di nulla perchè a quell'ora di domenica l'autolavaggio è chiuso La madre di Carile dà l'allarme quando la bambina non rientra percena Joseph Peter Smith, meccanico di trentasette anni con tredici condanne alle spalle, scorge l'undicenne Carile Brucia nel parcheggio di un autolavaggio a Sarasota, in Florida. L'uomo le si avvicina e la ferma con una scusa

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