Con le Chicks on Speed o shopping si fa musica di Bruno Ruffilli

Con le Chicks on Speed o shopping si fa musica STASERA A ROMA PARTE IL MINITOUR DELLA BAND «FEMMINISTA» TEDESCA Con le Chicks on Speed o shopping si fa musica Compagne di scuola all'Accademia, hanno iniziato aprendo un bar «La nostra canzone sui saldi per prendere in giro il consumismo» Bruno Ruffilli BERLINO «Le Chicks on Speed ci salveranno tutti. Dai dj noiosi (...), dai maniaci delle chitarre, dagli snob presuntuosi che non comprendono l'arte se non è chiusa in un museo. Dal fuoco eterno e dalla dannazione, perché sono delle dee». Così recita uno dei tanti siti web dedicati alle tre ragazze di Monaco, riprendendo con qualche enfasi il titolo del loro primo album. Tedesca, in realtà, è solo Kiki Moorse, mentre Melissa Logan viene da New York e Alex Murray-Leslie è australiana: si sono conosciute alla Kunstakademie e hanno cominciato aprendo un bar dove, tra un cocktail e un cappuccino, s'improwisavano dj o performer. Dalle lezioni alla scuola d'arte hanno imparato l'importanza della costruzione, o meglio: della decostruzione. Scompongono i luoghi comuni dell'arte, della moda, della pubblicità per comporre collage coloratissimi e ironici, a metà tra dadaismo e avanguardia Anni Sessanta (il movimento Fluxus e Yoko Ono, che citano spesso come fonte d'ispirazione). Anche alla musica hanno applicato lo stesso schema: «The Box Set» includeva una T-shirt, alcune etichette adesive, un manifesto e una cassetta con un brano composto tutto di frammenti di canzoni altrui. Ora vivono a Berlino, hanno chiuso il bar e fondato una casa discografica (la Chicks on Speed Reconis,. per cui incidono anche Le Tigre e Dat Politics); si esibiscono nei musei d'arte contemporanea come nei grandi centri commerciali. Ma anche nei club: dopo una fugace apparizione nello scorso novembre, saranno da stasera in Italia per quattro date di un fortunato tour europeo. Il loro terzo album, «99 Cents», uscito qualche mese fa, è un divertente mix di passato non tanto remoto («Wordy Rappinghood», una cover dei Tom Tom Club) e futuro prossimo («Love Life», che sembra anticipare una svolta pop della band). In mezzo il presente: uno spruzzo di punk, ospiti come Miss Kittin e Peaches, che suona la chitarra nel singolo «We Don't Play Guitars» e testi caustici che parlano di consumismo, saldi, shopping e femminismo. «Siamo femministe, perché ce n'è ancora bisogno - commenta Melissa Logan - il pop è un ottimo mezzo per portare al pubblico messaggi politici, anche se non saremo mai una band politicizzata». E' dal vivo che le tre ragazze si esprimono al meglio, con concerti che sono performance sospese tra . musica, teatro e videoarte. Truccate con colori fluorescenti, ripropongono quasi per intero «99 Cents», qualche, brano degli album precedenti, come «Glamour Girl» e altre due cover, «Euro Trash Girl» e «Warm Leatherette» di Grace Jones. Elettronica dura e pura, con richiami evidenti agli Anni 80; il genere si chiama «electroclash» e le Chicks sono state tra le prime a inventarlo; «Quando iniziammo c'era solo tecno minimale, molto noiosa e incredibilmente concettuale. Il ritmo delle drum machine e le melodie dei sintetizzatori piacciono anche a noi, ma cerchiamo di portare nella musica la nostra ironia». Da qualche tempo, però, l'electroclash non è più di nicchia e se ne trovano tracce consistenti perfino nei dischi di Kylie Minogue o Goldfrapp, che citano precursori come Miss Kittin, Fischerspoon e Ladytron. Così le Chicks on Speed ora tornano al multimedia, per quanto sui generis: il loro ultimo progetto, che sarà presentato a giorni in Germania, consta di un libro, un compact disc, un abito unisex e una borsa. Da shopping. Le date: oggi a Roma (Qube), domani a Firenze (Folg), 6 a Zingonia (Motion), 7 a Rimini (Velvet). | Le Chicks on Speed, a metà tra dadaismo e avanguardia Anni Sessanta