Peres: i laburisti pronti ad appoggiare Sharon di Aldo Baquis

Peres: i laburisti pronti ad appoggiare Sharon SUL PIANO D! SGOMBERO DEI COLONI DALLA STRISCIA DI GAZA Peres: i laburisti pronti ad appoggiare Sharon «Intanto vada a Gerusalemme sulla tomba di Rabin e gli chieda scusa» Una parte del Likud è contraria al piano e prevede la fine del governo Aldo Baquis TEL AVIV La fine prematura dell'attuale governo di Ariel Sharon è stata presa ieri in seria considerazione dai dirigenti del Likud, dopo che lunedi il premier ha colto di sorpresa il partito proponendo lo sgombero in blocco dei 7.500 coloni ebrei che vivono nella striscia di Gaza fra un milione e mezzo di palestinesi. «Siamo giunti al momento della verità - ha detto il presidente della Knesset Reuven Rivlin, molto vicino a Sharon - Ci stiamo chiedendo: quo vadis, Arik?». «Questa iniziativa rischia di far cadere il governo», ha avvertito il titolare degh Esteri Silvan Shalom. Fra i ministri c'è un senso di oltraggio. Domenica, nella consueta seduta di governo, il premier non li ha informati di aver già deciso che «in futuro non ci saranno più ebrei a Gaza»: lo hanno appreso solo all'indomani dal sito internet del quotidiano Haaretz. Per far passare la sua politica, evidentemente, Sharon non si fida troppo del suo slesso partilo, che in passato ha già cercato di inchiodarlo su rigide posizioni nazionaliste. Punta piullosto sull'opinione pubblica. Un deputato del Likud gh ha suggerito, quando lo sgombero dovesse essere davvero imminenle, di indire un referendum sulle colonie: passando sopra la testa del Comitato centrale del Likud e sopra la testa dei deputati della Knesset. Ieri Yediol Ahronot ha condotto un primo sondaggio di opinione da cui è emerso che lo sgombero di 17 colonie ebraiche da Gaza ha il sostegno del 600Zn degh israeliani. La destra nazionalista fa sentire con clamore la sua voce. Il Consiglio dei rabbini di Giudea-Samaria (Cisgiordania) ha emesso un proclama in cui afferma che lo sgombero dei coloni da Gaza «è pura follia, un atto immorale che va impedito da una forte barriera umana». E sulla facciata del Teatro nazionale, nel centro di Tel Aviv, ignoti hanno scritto slogan ingiuriosi contro Sharon accompagnati da una svastica. Ma il premier sa che nei momenti di difficoltà potrà sempre contare su Shimon Peres, l'ottantenne leader dell'opposizione laburista che ieri è stato riconfermato alla per altri due anni. Ieri Peres si è complimentato con Sharon per aver finalmente raggiunto la conclusione che ie colonie di Gaza non sono una componente essenziale della sicurezza nazionale di Israele («Chi difende la colonia di Netzarim difende Tel Aviv», diceva sino a pochi mesi fa Sharon), ma sono piuttosto una pietra al collo. Peres gh ha consigliato di andare a Gerusalemme, di meditare sulla tomba di Yitzhak Rabin «e di pronunciarvi una sola parola: scusa». Alla Knesset, ha assicurato Peres, Sharon beneficierà dell'appoggio estemo dei laburisti se davvero nei prossimi mesi prenderà provvedimenti concreti per sgomberare i coloni. Concordi con lui si sono detti anche due ex-generah: l'ex premier Ehud Barak e l'ex ministro della Difesa Benyamin Ben Eliezer. Ma una «colomba» laburista, Avraham Burg, ha consighato ai compagni di non lasciarsi vincere dalla tentazio- ne di tornare in un governo di unità nazionale con Sharon: «Il rischio è che, una volta sgomberata Gaza, Sharon annetta in un colpo solo a Israele, con la nostra comphcità, zone omogenee di insediamento in Cisgiordania». Sulla realizzazione di questi scenari gravano almeno due incognite. La prima riguarda le traversie giudiziarie di Sharon: giovedì sarà nuovamente interrogato dagh inquirenti per la vicenda di corruzione che riguarda suo figho Ghilad e l'uomo d'affari David Appel: un'eventuale incriminazione del premier potrebbe annullare le sue iniziative politiche. La seconda riguarda i costi dello sgombero. Ogni famiglia di coloni, secondo la stampa, avrebbe diritto a ricevere un indennizzo di mezzo milione di dollari. Per loro dovrebbero essere inoltre edificati (nel Neghev o in Galilea) nuovi insediamenti. Ma le casse del minitero deUe Finanze sono disperatamente vuote, ha detto Netanyahu alle mighaia di dipendenti comunah che da mesi non ricevono gh stipendi. Né gh Stati Uniti sembrano propensi ad aiutare il finanziamento dello sgombero di coloni che secondo Washington non avrebbero mai dovuto insediarsi a Gaza. Nel frattempo si torna a dare per imminente un incontro fra Sharon e il premier palestinese Abu Ala, che progetta una missione in sei Paesi europei, fra cui l'Italia. Il suo obiettivo è fermare la costruzione del muro di separazione con la Cisgiordania. E' bufera sul premier israeliano Ariel Sharon, anche all'interno del suo partito