Leggenda di danza e di follia di Sergio Trombetta
Leggenda di danza e di follia BALLETTO DI EIFMAN A REGGIO Leggenda di danza e di follia Sergio Trombetta inviato a REGGIO EMILIA E un periodo importante per Bons Eifman, coreografo di Pietroburgo. Al concerto viennese di Capodanno è stato invitato per il secondo anno di seguito a realizzare le danze per il balletto dell'Opera di Vienna che tradizionalmente accompagnano l'esibizione dei Wiener Plulharmoniker dal Musikverein. Il prossimo giugno creerà un nuovo baUetto per U New York City Ballet nell'anno in cui si celebra il centenario della nascita di George Balanchine. A maggio, come sempre, la sua compagnia sarà ospite di New York. In questi giorni è protagonista di un breve tour italiano che ha preso le mosse sabato sera dal Teatro Valli di Reggio Emilia con «La Giselle Rossa», uno dei suoi capolavori, balletto dedicato alla figura mitica della ballerina Olga Spesivzeva. Oggi è un nome noto praticamente solo agli specialisti. Ma in Russia è una leggenda e il pubblico di mezzo mondo Iha acclamata e seguita negli Anni 20 e 30 del 900. Dedicare un balletto a un protagonista dei Ballets Russes di Diagilev, come fu la Spesivzeva, non è una novità. Quanti spettacoli sono nati all'insegna della foiba di Nijinskij, il leggendario danzatore che in dieci anni dal 1909 al 1919 bruciò la propria esistenza nella danza? Non ultimo l'americano John Neumeier con un «Nijinskij» che sarà qui a Reggio il prossimo 7 e 8 maggio. Olga Spesivzeva, allieva della scuola imperiale di danza, fu la stella del teatro Mariinskij negli anni della rivoluzione e della guerra civile. Fragile, segreta, enigmatica, trionfò nei giorni dei soviet. Fu amante di un personaggio influente della nuova nomenklatura. Una storia tormentata quanto il suo rapporto con la danza. Dal quale cercò di uscire abbandonando la Russia e approdando in Francia alla corte di Diagilev. Una nuova carriera mondiale, una partnership con Serge Lifar e Anton Dolin con i quali interpretò una memorabile «Giselle». E poi nel '37, a soli 42 anni, la foiba. Come Nijinskij. Una storia forte. Che Eifman sa raccontare con una mano coreografia e drammatuigica saldissima. Uno spettacolo insieme popolare, trascinante e coltissimo. Con citazioni dal grande repertorio: il balletto imperiale in cui la giovane Olga splende a Pietroburgo; il ruolo di Esmeralda che interpreta per la plebe rivoluzionaria e ignorante. Una intera scena dal primo atto di Giselle dove la citazione è soltanto coreografica: la compagnia danza su un'altra musica. E poi la Parigi gaudente dei cabaret e del Charleston, gli amori di Lifar per i compagni di danza che contribuiscono a sconvolgere la mente di Olga sempre innamorata dell'uomo sbagliato. I fantasmi del passato: il maestro di danza (c'è Cecchetti dietro questo personaggio), l'amante cekista, il teatro Mariinskij. L'unico momento in cui Eifman ricorre alla partitura di «Giselle» di Adam è nel finale: sono le note che annunciano l'alba in cui Albrecht riesce a sfuggire alla trappola infernale delle Villi. Qui servono per descrivere lo scivolare della ballerina nel gorgo della foiba. Grande successo per una grande compagnia, forte e piena di personabtà di spicco. Prina fra tutte la giovane Yuba Trandasir che a Reggio debuttava nel ruolo di Olga.
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