Gli Anni Settanta sono adesso di Guido Tiberga

Gli Anni Settanta sono adesso Gli Anni Settanta sono adesso Un portale Internet li racconta «in diretta», giorno dopo giorno «Non è nostalgia: vogliamo rivivere la parte migliore di quei giorni» Molti giovani tra il pubblico di programmi e riviste specializzate Guido Tiberga Non è un fatto di nostalgia, giurano. Non è che vorrebbero tornare ai tempi in cui avevano quindici anni, la pelle liscia e qualche quintale di sogni intatti nel cassetto. Non è neppure un fatto di memoria distorta: quella che ti fa ricordare a quant'era buona la Girella e dimenticare i morti ammazzati, gli scontri sociali, il terrorismo e tutto quanto ha trasformato i mirabili anni Settanta nei terribili anni di piombo. La fase del rimpianto è passata, chiusa qualche anno fa con Fabio Fazio che cantava «Anima Mia» in televisione. Loro, spiegano, nei Seventies vogliono viverci: e vogliono farlo adesso, con i computer, il satellite che ti porta in casa l'Inghilterra e l'America, gli stipendi che consentono di arrivare là dove la paghetta di papà non riusciva neppure ad avvicinarsi. «Mi sono chiesto come avrebbe potuto essere un portale di informazione se Internet fosse stato inventato allora», racconta Pino Grimani, trentasei anni, professione webmaster del passato. La risposta è all'indirizzo www.pagine70.com: grafica squadrata come quella di «Ciao 2001» o «Qui Giovani», i settimanali cult di quei tempi; colori forti come sulle televisioni d'allora; «notizie» in aggiornamento quotidiano. Noti- \ zio a modo Vwo, percVié xùemte ài ' ciò che si legge è nuovo: i trionfi e.Ilo ««t.o ,li Dl^-n n-^o 11 ,.Ul,,n team» che vince i mondiali di bridge, Ugo Pagliai che fa il «Segno del Comando» in televisione, Lucio Battisti e Nicola di Bari che si contendono il primo posto nella Hit Parade di Lelio Luttazzi. «Gli anni Settanta sono stati l'ultimo autobus di una vita più semplice - dice Grimani -. I ragazzi di allora erano più naif, più creduloni di quelli di oggi. Ricordate quelle inverosimili pubblicità sui giornaletti? Gli occhiali a raggi X per vedere sotto i vestiti delle ragazze, le scimmie di mare che prendevano vita dentro le bocce d'acqua, le creme per far crescere i muscoli? Nessuno aveva i soldi per comprare quella roba, e molti non sapevano neppure che cosa fosse il vaglia postale che bisognava compilare per mandare le duemila lire a quei piccoli truffatori. Ma tutti raccontavano di avere almeno un amico che quegli occhiali li aveva, e ci si divertiva come un pazzo...». Con Grimani lavora una redazione di venti persone, sparsa per l'Italia. Lavoro volontario, ma serissimo: il noto giornalista sportivo racconta i mondiali del Messico, l'esperto di costume descrive gli zatteroni o le «palline che ciac», mania rumorosa di una sola estate. Il massmediologo recensisce fiction e spot definendoli ancora sceneggiati e reclame. L'esperto di giochi parla del Subbuteo e del primissimo, rudimentale videogame: due trattini che simulano il «ping pong» sulla tv in bianco e nero. L'archeologo che fa riemergere oggetti dimenticati: i miniassegni che surrogavano le monete o gli «stereoS», incredibili audiocassette da automobile grandi come mattoni. C'è lo psicologo cb.e xranquiaizza clai lia paura di perdersi nella macchina del tem- F.nnn F.o^rattvtt— 1?* musica e il design: perché, dice Grimani, «quella di allora era sperimentazione allo stato puro. Dopo, non si è potuto far altro che tornare indietro, il culmine della creatività si è raggiunto allora». Un'opinione condivisa da molti, non "olo dai trentamila che ogni giorno si collegano con «Pagine70», salutati da Nando MarteUini che li accoglie sulla home page o dai Pink Floyd che fanno da sottofondo alla lettura. La «distorsione temporale» ha contagiato i palcoscenici. Quattro ragazzi canadesi, i «Musical Box», si sono trasformati nei cloni dei Genesis, e se ne vanno in giro per il mondo replicando alla lettera i concerti che Peter Gabriel e Phil Collins tenevano trent'anni fa. Vestiti come loro, pettinati come loro, bravi (quasi) come loro. Ogni volta, fanno il tutto esaurito. L'effetto macchina del tempo non risparmia il grande schermo. «Cine70» è una rivista che dedica ritratti a proto-veline come Olga Carlatos, Edy Galleani o Sonia Viviani, manda in copertina Bud Spencer o Franco Franchi, recensisce film come «Il medico... la studentessa» o «Lo chiamavano Trinità». Anche qui, gli autori non vogliono parlare di nostalgia: «Il revival del trash è storia vecchia dice Franco Grattarola, quarantenne di Viterbo che regge la redazione -. Noi vogliamo dare informazioni anche a chi questi film li ha scoperti ora, grazie alle tv satellitari. Il cinema di oggi racconta storie normali vissute da persone normali. Allora, invece, era un trionfo di fantasia. Tra i nostri lettori - giura Grattarola ci sono anche molti trentenni». Così come tra i frequentatori di «TagineVO», o tra i cultori'-del «vecchio» rock progressivo. Qualcuno si lamenta versino 'oer essere troppo giovane. «Mi chiamo Gigi e sono nato neir82 - ha scritto un ragazzo alla posta di una rivista a fumetti - Peccato, mi sono perso la parte migliore. Quelli erano anni d'oro...». Film e sceneggiati tv, i primi videogames, giochi e passatempi, dal Subbuteo alle palline «clic ciac» Oggetti dimenticati come i miniassegni o le cassette stereoS per le automobili Tutto viene rivalutato e portato a galla E alla fine la ricerca contagia i ventenni «Sono nato nelI'SZ, mi sono perso tutto» «Sono stati il culmine della creatività e della sperimentazione Da allora arte, musica e design non hanno potuto far altro che imitare e ripetere» «l ragazzi erano naif Prendevano per vere lo pubblicità più inverosimili» Zatteroni, minigonne e pantaloni scampanati. Tre esempi del look tipico degli Anni Settanta

Luoghi citati: America, Inghilterra, Italia, Messico, Trinità, Viterbo