De Maria, il mare in una stanza

De Maria, il mare in una stanza AL MAGRO, IL MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA DI ROMA, DUE MOSTRE CELEBRANO UNO DEI BIG DELLA TRANSAVANGUARDIA E IL POETA DEL GRUPPO 63 De Maria, il mare in una stanza «Dipingo a Torino, ma ho negli occhi i colori del Sud» Lea Mattaréilà ROMA ,.T ' ARTE è necessaria proprio ^ lu come il giglio che cresce nel campo e che apparentemente sembra non avere scopo»: dice Nicola De Maria. Lo afferma convinto, con tono gentile e persuasivo, circondato dai suoi quadri in una sala del Macro. Il museo romano gli dedica una grande antologica: arriva a pochi mesi dalla mostra che ha rilanciato la «Transavanguardia» al Castello di Rivoli. L'esposizione è curata da Danilo Eccher e da Achille Bonito Oliva, ed è aperta fino al 9 maggio. Una mostra affascinante, in cui quattro gigantesche opere, realizzate appositamente per le pareti del Museo, sono accompagnate da un grappo di dipinti eseguiti dagli anni Ottanta in poi, il che aiuta a far luce sull'intero percorso stilistico dell'artista. E così la pittura ti assedia da ognuna delle quattro sale destinate al pittore. Ne percepisci l'eco profonda, la sonorità, tutto lo splendore visivo. De Maria è nato a Foglianise (in provincia di Avellino) nel 1954, ma vive a Torino da molto tempo: è qui che ha studiato ed è qui che è avvenuta la sua formazione. Della città, che per ciò che riguarda il contemporaneo spesso si riconosce e si rispecchia soprattutto nelle varie declinazioni dell'arte povera e concettuale, De Maria incarna l'anima pittorica. È pittore fin nelle ossa: questa rassegna ne è un ulteriore conferma. Ha una sensibilità acutissima, e il coraggio di cercare direttamente l'emozione attraverso il colore e la sua capacità di espansione e irradiazione. Dipinge con un'intensa felicità espressiva, ma senza eccessi, con naturalezza. Spesso realizza «ambienti», ovvero stanze completamente dipinte, perché l'arte possa solennemente invadere e proteggere la vita. Crea mondi paralleli, astratti e pieni di gioia. Verrebbe voglia di entrare nel suo Canto del mare rosa o nei suoi Regni dei fiori, come fa Mary Poppins in quella scena del film in cui salta nel pastello dello Spazzacamino. Sicuramente ci si deve star bene, a farsi cullare da quelle linee di colore che trattengono intatte ingenuità e spontaneità, pur essendo il fratto di un progetto rigoroso, di una disciplina. Tutte le opere "in mostra possono essere interpretare secondo questa doppia lettura di «progetto e casualità creativa» che, come chiarisce nel catalogo (Electa) Bonito Oliva, «si intrecciano simultaneamente nell'opera pittorica e grafica di De Maria». Per esempio, ci sono tre tele di un verde acceso - allestite una accanto all'altra - che sembrano prati fioriti, evocati dal pittore nella libertà della loro primavera. Basta avvicinarsi però per accorgersi che in fondo anche loro obbediscono ad un ordine: De Maria non coglie l'attimo come farebbe un impressionista, semmai rintraccia stratture compositive, e con esse cerca un che di etemo, qualcosa di trascendente. Con il tocco, la scolatura, la parola che compare sulla tela. E anche i titoli non sono da sottovalutare. Così si scopre che i prati in realtà sono le Lettere d'amore alle muse che fuggono. E che, nella sala dominata dal «blu dipinto di blu», quella in cui sembra di stare in uno spazio infini¬ to, coperto da gioiose e infantili costellazioni, il quadro più bello è semplicemente ima dedica, un augurio: si chiamaBuon compleanno. Bonito Oliva segue da molti anni il lavoro del pittore. E lui che lo chiama a far parte del grappo ormai storicizzato della Transavanguardia, nato alla fine degli anni Settanta. «Non posso dimenticare che la prima volta che ci siamo visti - racconta oggi l'artista - abbiamo parlato tutto il tempo di Parmenide e della Scuola di Elea. Per me Achille in quel momento incarnava lo spirito filosofico, anche se non glie! ho mai detto». Dei cinque protagonisti del movimento (gli altri sono Ghia, Clemente, Cucchi e Paladino), De Maria è il più astratto. La sua energia creativa, il suo immaginario, il suo sguardo, si concentrano su una realtà «altra», su mondi sconosciuti e accoglienti, sognanti, luminosi, su «un universo senza bombe», come recita il titolo di una delle opere in mostra. Ecco Angeli e fiori e Angeli custodi e Baci, fiori, mondo e tu e ancora Regni dei fiori che si materializzano in forme geometriche o in macchie di colori, in segni e tracce. È un mondo in cui non può accadere niente di brutto, un paesaggio ulteriore rasserenante sia quando è gigantesco, per il suo potere di attrazione, che nel piccolo formato, dove a suscitare sorpresa sono i particolari, le pennellate sicure incastrate come gemme. Per la sua matrice astratta e lirica, De Maria è stato spesso paragonato a Klee, Poliakoff, Kandinsky. Ed è certamente vero che questi grandi maestri possono essere visti come sue probabili fonti. Anche perché è proprio la Transavanguardia ad indicare come strumento creativo il «nomadismo» una specie di nutrimento - tra le opere del passato. Eppure la felicità della pittura, il gusto sensuale e appassionato del colore, anche certi accostamenti tra complementari che, avvicinandosi, più che gridare sembra che cantino, infine l'idea stessa del pennello che crea nuovi spazi come se spalancasse finestre, evocano l'alta decorazione di Matisse, un gigante nel rifuggire da ciò die è tetro, pesante, opaco e malinconico. Ma da dove nascono queste opere così luminose e brillanti, dai colori tanto saturi, assoluti, totalizzanti? Verdi, gialli, rossi, blu che più verdi, gialli, rossi, blu proprio non si riesce a immaginarli? «Dipingo nel mio studio di Torino, ma ho negli occhi la luce del Sud, dipingo con la nostalgia del Mezzogiorno, anche se sento di essere stato accolto qui... E qui veramente ci sto bene». Sorride e con leggerezza e ironia aggiunge: «Lo dico sempre: i miei quadri sono il fratto dell'unità d'Italia». «L'arte è necessaria proprio come il giglio che cresce nel campo e apparentemente sembra non avere scopo» «Testa dell'artista vittorioso sul buio, due occhi», 1989 di Nicola De Maria Nanni Balestrine e a destra la sua opera «One», 2001, realizzata durante il G8 di Genova

Luoghi citati: Avellino, Foglianise, Genova, Italia, Rivoli, Roma, Torino