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(clmmunità ai parlamentari» (clmmunità ai parlamentari» Castelli: ma non peri reati comuni Salvi: torna il legame con il malaffare ROMA Il caso Parmalat fa scoppiare di nuovo la polemica politica sull'immunità parlamentare. A ridare il via al dibattito sono stati il ministro della Giustizia Roberto Castelli e il suo predecessore, il senatore diesse. Cesare Salvi durante la trasmissione televisiva «Zona Rossa», condotta da Marco Taradash. «L'immunità parlamentare, cosi come 1' autonomia e l'indipendenza della magistratura, - ha affermato il ministro - è un pilastro della democrazia, ma è del tutto ovvio che se ci fossero dei politici coinvolti in reati comuni, e non solo nel caso Parmalat, deve essere il Parlamento a decidere se l'immunità deve decadere o meno. Ci deve essere una immunità che decade per i reati comuni, ed è chiaro che, anche in un caso come Parmalat questo Parlamento dovrebbe togliere l'immunità ai parlamentari che risultassero coinvolti». Salvi ha sentito puzza di bruciato e ha preso la palla al balzo per una replica all'insegna del sospetto: «Il ministro Castelli - è il ragionamento del senatore della Quercia - conferma di essere favorevole a reintrodurre l'immunità parlamentare anche per reati comuni particolarmente gravi, come accadrebbe qualora emergessero coinvolgimenti di politici in scandali come quello della Parmalat». Salvi poi ha rincarato la dose: «Secondo Castelli - spiega Salvi dovrebbe essere la maggioranza parlamentare a votare contro. Peccato che l'esperienza degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta ci abbia già mostrato come allora la maggioranza confermo l'immunità tutte le volte che si trovò davanti a casi del genere». Con una chiusa che rimanda alle tese votazioni di qualche anno fa per concedere l'autorizzazione a procedere contro i parlamentari: «Ci voleva un ministro della Giustizia della Lega - conclude l'esponente diessino - per riproporre soluzioni degli anni peggiori del rapporto tra politica e malaffare». Apriti cielo. Il ministro è ripartito al contrattacco: «Salvi ha ragione quando dice che negli anni Ottanta il Parlamento salvava anche i ladri. Non dice, però, che nella maggioranza che negava l'autorizzazione a procedere per i ladri e che governava il Paese con il consociativismo c'era anche il suo partito. Oggi, invece - aggiunge il Ministro nella maggioranza c'è la Lega che è una garanzia di trasparenza e di onestà. Quello di Salvi è solo un meschino tentativo di farmi dire quello che non ho mai detto, ovvero che voglio proteggere i disonesti». (r. r.)

Persone citate: Castelli, Cesare Salvi, Marco Taradash, Roberto Castelli, Secondo Castelli, Zona Rossa

Luoghi citati: Roma