Cini, le ragioni di un «cattivo maestro» di Renato Rizzo

Cini, le ragioni di un «cattivo maestro» INTERVISTA CON IL FISICO, TRA 1 FONDATORI DEL «MANIFESTO», CHE RICEVERÀ' DOMANI IL PREMIO NONINO Cini, le ragioni di un «cattivo maestro» Renato Rizzo UN quarto di secolo fa, nella stagione dei sospetti, delle deviazioni e della rabbia politica che covava anche in certi Atenei - a volte, addirittura, sfociando in scelte estreme - qualcuno gli aveva affibbiato, come una frustata, l'insulto più grave per un educatore: cattivo maestro. Oggi, lui, ha messo quella lontana etichetta tra virgolette in un'operazione che non è semplice lifting ortografico, ma segno che riassume la forza d'un vanto: quasi un modo per dire «le mie idee sul giusto e sull'ingiusto, valutate allora come improprie, sono, invece, state profetiche». Marcello Cini, fisico, già docente di teorie quantistiche alla Sapienza, ha attraversato questi anni italiani in una frenesia di ricerca e d'impegno che l'ha visto passare dalla critica al feticcio della neutralità della scienza alla fondazione - con altri compagni d'avventura - del Manifesto, da padre nobile del movimento verde con la nascita di Legambiente, alla battaglia contro la «brevettabilità della vita». Una vita «a sinistra», per il premio Nonino di quest'anno, che ancora ribolle in una voglia inesausta d'insegnare. Come, del resto, appare dal suo ultimo libro, Dialoghi d'un cattivo maestro (appunto) nel quale discorre dell'oggi e del domani del mondo con un nipote vero e due inventati. Ancora «cattivo», professore? In realtà non lo sono mai stato. Fu Giorgio Bocca, in un suo articolo, a infilarmi tra quelli che, secondo lui, incitavano i giovani alla rivolta. Allora erano considerati eretici persino certi discorsi sulla scienza dominata dal profitto che, attualmente, sono argomento dì discussione pacata e quotidiana». Rabbia per questo marchio? «No, per carità. Oggi leggo Bocca e sono d'accordo con ciò che scrive e lui, forse, è d'accordo con quanto dico io. Gli anni, caro mio... Siamo un po' cambiati entrambi. Quel titolo l'ho scelto come un piccolo vezzo». La neutralità della scienza: su quest'argomento la sua antica passione non s'è, però, affievolita. «A distanza di quasi 30 anni da quelle considerazioni posso dire che abbiamo azzeccato almeno due previsioni: che in una società capitalistica la scienza si sarebbe trasformata radicalmente mutando in merce la conoscenza e le informazioni; la seconda: che i computer - allora enormi apparecchi in dotazione solo a Nasa e rentagoiiù - sarebbero diventati oggetti personali di largo consumo». Due esempi di quello che lei chiama «intreccio sempre più intenso tra scienza, tecnologìa e mercato»? «Sì: al punto che c'è sempre minor differenza tra termini come "scoperta" (caratteristica della scienza) e "invenzione" (propria della tecnologia). Anche se la maggior parte dei ricercatori insiste, oggi, nel definire il proprio lavoro non finalizzato a obiettivi pratici, basta aprire un giornale per vedere che non è vero: nei campi della biologia molecolare, dell'ingegneria genetica si opera nell'affannosa ricerca d'un brevetto». Il pianeta dei camici bianchi mosso solo dalla bramosia del denaro? «Gli aspetti negativi sono molti. Prendiamo le scelte fondamentali di sviluppo: vengono dettate dal mercato e dalle necessità delle multinazionali. Il che comporta una crescente divaricazione tra paesi ricchi e paesi poveri. Un editoriale del British Medicai Journal, giorni fa, sosteneva che su 1500 nuovi farmaci solo 13 sono dedicati alla cura delle malattie tropicali reponsabili di milioni di morti nel Terzo Mondo. Per non parlare dei rischi collegati all'auspicata globalizzazione alimentarfi». Se allude agli organismi geneticamente modificati, secondo una cospicua parte della comunità scientifica non esiste la certezza che siano dannosi. «Lasciamo per un attimo da parte il polverone sulla salubrità o meno degli ogm. I pericoli veri sono altri: si tratta di prodotti che, ancora una volta, sostengono il monopolio delle multinazionali». L'unica soluzione purifica¬ trice, allora, è una ricerca pubblica che s'ispiri drasticamente ai grandi nodi del pianeta? L'ideale sarebbe arrivare a una separazione netta tra chi lavora per produrre beni in funzione del mercato e chi controlla gli effetti di queste immissioni. Noi, oggi, ci troviamo di fronte ad un intrico perverso e non sappiamo mai bene, di volta in volta, chi è il custode e chi il custodito». Parliamo d'ambiente: anche in questo settore sono tanti quelli che Adam Smith, relativamente all'economia, definiva «i prodighi e gli speculatori». Prendiamo gli Usa: negli ultimi 10 anni hanno aumentato del 21%1'emissione di gas responsabili dell'effetto serra, mentre l'Europa è scesa del S'fó. II che significa: se si vuole, si può. Ma lo stile di vita americano non tollera limitazioni. D'altronde chi arriva negli Stati Uniti è obbligato a constatare che, per non soccombere, bisogna tenere sempre le finestre aperte: d'inverno perchè è al massimo il riscaldamento, d'estate perchè sono a manetta i condizionatori. E Bush che cosa fa per una Terra quasi al collasso anche grazie al suo contributo? Beh, lui cerca miliardi per andare su Marte». nn L'ideale sarebbe "" arrivare a una separazione netta tra chi lavora per produrre beni in funzione del mercato e chi ne controlla gli effetti 99 Il sociologo francese Edgar Morin, insignito del Nonino 2004 Il fisico Marcello Cini, vincitore del premio Nonino come «maestro italiano del nostro tempo» LA CERIMONIA Si svolgerà domani, alle 11, a Percoto, in provincia di Udine, la cerimonia di consegna del XXIX premio Nonbino. La giuria del premio, presieduta da Claudio Magris e composta da Adonis, Ulderico Bernardi, Peter Brook, Luca Cendali, Raymond Klibansky, Emmanuel LeRoy Ladurie, Morando Morandinl, V.S. Naipul, Giulio Nascimbeni e Ermanno Olmi, ha assegnato quest'anno i riconoscimenti a Marcello Cini, come «maestro italiano del nostro tempo», a Edgar Morin, come «maestro del nostro tempo» e a Tomas Transtromer per la sezione internazionale. «Grande europeista e sostenitore della società aperta, sociologo ed etnologo delle piccole comunità, si è sforzato di fondere la storia cosmologica, biologica e umana nei suoi numerosi volumi de "Il metodo"» si legge nella motivazione del premio a Edgar Morin. Glielo consegnerà Emmanuel Le Roy Ladurie. Al poeta Trastromer, «creatore di un nuovo approccio alle cose e un nuovo modo di vedere il mondo», il premio sarà consegnato da Claudio Magris. A premiare Cini sarà Ermanno Olmi.

Luoghi citati: Europa, Nasa, Stati Uniti, Udine, Usa