Petrini: mangiare non può essere solo un consumo

Petrini: mangiare non può essere solo un consumo «TERRA MADRE» PORTERÀ A TORINO CINQUEMILA TRA CONTADINI, PESCATORI E PRODUTTORI DI CIBO Petrini: mangiare non può essere solo un consumo «Basta con le rubriche tv per ghiottoni stupidi, rivalutiamo i vecchi saperi» La manifestazione sarà affiancata al «Salone del Gusto», a fine ottobre intervista Rocco Molitemi TORINO ORGANISMI geneticamente modificati, mucca pazza, influenza dei polli, crack finanziari, lotta alla fame: il settore agro-alimentare sta vivendo in tutto il mondo un momento di drammatiche contraddizioni. Per discuterne si svolgerà a Torino da) 21 al 25 ottobre «Terra madre», il primo «incontro delle comunità produttive di cibo». Ad annunciarlo è Carlo Petrini, presidente di Slow Food, il movimento internazionale che organizza l'incontro, patrocinato dalla Fao, in collaborazione con il ministero della Politiche Agricole, la Regione Piemonte, il Comune di Torino e la Coldiretti. Come è nata l'idea di Terra Madre? «Abbiamo pensato di affiancare al Salone del Gusto che, attraverso seminari e laboratori, riflette sulle materie prime e sull'eccellenza del ciho, anche un incontro di chi quelle materie prime produce e trasforma. Oggi non basta vedere il cibo solo come consumo; in televisione abbondano a ogni ora programmi e rubriche di cucina, per ghiottoni "stupidi". Oggi è importante riflettere e capire che cosi non si può andare avanti, che la Terra non può più essere sfruttata nel modo incosciente seguito finora; basti pensare alle farine animali dato in pasto alle «iucche, ai pesticidi, all'inquinamento delle falde e ai melodi usati per ottenere il massimo del profitto a scapito di saperi antichi e di intere popolazioni costrette ad abbandonare la terra». Chi saranno i protagonisti delia manifestazione? «Saranno contadini, pescatori, allevatori di bestiame da anni impegnati in difesa della biodiversità sulle Ande come in Lucania, in Burkina Paso come in America. Slow Food organizza il Premio per la biodiversità, che da un riconoscimento a chi si impegna per la salvezza e la difesa delle specie animali o vegetali del nostro pianeta. Premiamo in ogni edizione 13 o 14 esperienze ma le segnalazioni dei giurati sono centinaia ogni anno e abbiamo pensato di coinvolgere questa "umana provvidenza". All'incontro prevediamo la partecipazione di oltre cinquemila persone, perché vogliamo sia anche un'occasione di confronto allargato sull'agro alimentare» Il settore sta attraversando un momento difficile: dall'influenza dei polli all'uso degli Ogm, si diffondono nuove paure. Quali soluzioni si cercheranno per affrontare queste difficoltà? «I temi in discussione sono molti, ma il programma degli incontri lo costruiremo strada facendo con le persone che ne saranno protagoniste. In preparazione eli Terra Madre ci saranno anche una serie di colloqui con personaggi come l'indiana Vandana Shiva del Third World Network e il sociologo francese Edgar Morin. Certo alcuni argomenti li abbiamo ben chia¬ ri. La difesa della biodiversità, il lavoro delle donne in campagna, l'economia di piccoia scala m rapporto alle grandi tendenze dello sviluppo dei Paesi del Sud. del mondo che vivono ancora lo spettro della fame. È sotto gli occhi di tutti il fallimento di politiche agricole che in passato hanno semplicemente pensato di esportare saperi e tecnologie dell'Occidente avan¬ zato nei Paesi di quello che si chiamava il Terzo Mondo. La cosa però non ha funzionato. L'impostazione era sbagliata, non puoi pensare di risolvere il problema della fame imponendo un nuovo tipo di alimentazione o di agricoltura a comunità africane che hanno i loro costumi di vita e i loro saperi tramandati da generazioni. Dovremmo essere più rispettosi di certe tradizioni: la soluzione sta proprio nell'economia di piccola scala; nel puntare sulle culture legate alla terra, accumulate dalle varie comunità locali, anche se diverse dalla nostra. Credo che un concetto fondamentale da recuperare in questo campo sia proprio quello di "comunità", non a caso il sottotitolo di Terra Madre è incontro delle "comunità" dei produttori di cibo». Non si rischia di organizzare una kermesse foUdoristica, dove finiscono per prevalere gli aspetti di colore: volti, musiche e danze di comunità rurali dei vari Paesi del mondo? «Che ci sia anche un aspetto folkloristico credo sia inevitabile, ma non mi sembra sia poi cosa grave. L'importante è ridare dignità agli "intellettuali della terra", a quelle persone che detengono saperi e culture, ma troppo spesso vengono trascurate. Spesso dimentichiamo che ciò che noi mangiamo ci viene in tavola grazie al loro lavoro e alla loro fatica». Come è possibile tenere insieme i problemi di chi lotta ogni giorno per non morire di fame in Africa con quelli di chi occupa le autostrade del Nord Italia per le quote latte? «In realtà ci sono più similitudini di quanto non sembri nei problemi che oggi si trovano ad affrontare le persone che lavorano la terra o allevano animali, in Paesi differenti. La distruzione del pianeta e l'inquinamento ambientale sono argomenti che riguardano tutti. Noi cerchiamo in qualche modo di riportare alla matrice culturale i temi dei meeting No global che si sono svolti in passato. Non dimentichiamo che una delle radici del movimento era proprio legata al mondo rurale, poi c'è stata una urbanizzazione e una giovanilizzazione dei No global. Torino sarà l'occasione per ritomare a discutere la globalizzazione partendo da un punto di vista "contadino"». GLI INCONTRI In vista di «Terra Madre», Carlo Petrini Incontrerà un gruppo di intellettuali che hanno affrontato da vari punti di vista i problemi in dicussione: Il primo appuntamento sabato prossimo è con l'indiana Vandana Shiva, direttrice della Fondazione per la scienza, la tecnologia e l'ecologia. Seguiranno: il filosofo e sociologo francese Edgar Morin e II cileno «agro-ecologista» Miguel Altieri, il presidente della Commissione Europea Romano Prodi, Il direttore generale della Fao Jacques Diouf, il priore di Bose Enzo Bianchi. SLOW FOOD È un movimento internazionale a sostegno della cultura del cibo e del vino nato nel 1989. Si contrappone alla tendenza alla standardizzazione del gusto e difende la necessità di informazione da parte dei consumatori. I soci sono 70 mila in tutto il mondo: sedi nazionali sono state aperte in Germania, Svizzera, Stati Uniti e Spagna. Tra i progetti più importanti l'Arca del Gusto e i Presidi Slow Food che, a partire dal '96, ha previsto un lavoro di ricerca e catalogazione di prodotti del patrimonio enogastronomico italiano che rischiavano di scomparire. Oltre a organizzare il Salone del Gusto, Slow Food sta per dare vita all'Università di Scienze gastronomiche, a Pollenzo (Cuneo) e a Colorno (Parma) Carlo Petrini, presidente di Slow Food Contadine in Bangladesh: il lavoro delle donne in campagna sarà uno dei temi in discussione a «Terra Madre»