Ogni 600 mila anni la Terra rischia grosso

Ogni 600 mila anni la Terra rischia grosso Ogni 600 mila anni la Terra rischia grosso SONO UN MIGLIAIO GLI ASTEROIDI CHE POTREBBERO SCHIANTARSI SUL NOSTRO PIANETA: UNA NUOVA RICERCA FATTA CON IL MAGGIOR TELESCOPIO DEL MONDO HA PERO' PRECISATO AL RIBASSO LE DIMENSIONI DI QUESTI PROIETTILI VAGANTI Mario Di Martino IL dibattito sul rischio che corre il nostro pianeta di essere bersaglio di un asteroide o di una cometa è sempre aperto e toma al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica in occasione della scoperta di qualcuno di questi oggetti la cui traiettoria sfiora (in termini astronomici) la Terra. Da una decina di anni le conoscenze su questi vagabondi spaziah che affollano le regioni inteme del Sistema solare si sono molto raffinate, grazie in particolare ai programmi di ricerca che sono stati attivati negh Stati Uniti nell'ambito del progetto "Spaceguard", finanziato dalla NASA, fl primo obiettivo è quello di scoprire almeno il 90 per cento degli oggetti con un diametro superiore al chilometro (il cui impatto avrebbe conseguenze su scala globale) potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta entro il 2008, ma già si parla di estendere la ricerca agh asteroidi più piccoli, con dimensioni superiori ai 300 metri. Grazie ai risultati ottenuti nei cinque anni di attività di Spaceguard e ad accurate analisi statistiche, si è stabilito che gli asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta (i cosiddetti near-Earth asteroids - NEO) con dimensioni superiori al chilometro sono un migliaio, circa la metà di quanto si riteneva prima. Ma anche gli studi fisici sono indispensabili per poter conoscere la natura di questi oggetti, in particolare le loro dimensioni, composizione e struttura. La conoscenza di questi dati è di fondamentale importanza nel caso in cui si dovessero prendere delle contromisure, nella malaugurata ipotesi si scoprisse che uno di queotf-aateroMl - * In rotta di collisione con la Terra, oppure per valutare in maniera il più possibile realistica le conseguenze di un eventuale impatto nel caso che ogni tentativo altro dovesse fallire. Il Gruppo di Planetologia deh' Osservatorio di Torino è da tempo impegnato in questo tipo di ricerche e grazie al generale riconoscimento per questa attività e al sostegno ricevuto dalla Regione Piemonte, nel 1999 ha organizzato a Torino una conferenza intemazionale dedicata al problema del rischio impatto, nel corso della quale è stata ufficializzata la "Scala Torino". Analogamente alle scale Mercalh o Ritcher per i terremoti, la scala Torino definisce il grado di pericolosità di un asteroide sulla base della sua traiettoria orbitale e delle conseguenze nel caso di un suo impatto con la Terra. Nell'ambito di questi studi, in collaborazione con ricercatori del Massachussets Institute of Technology (USA) e del Dipartimento di Scienze Planetarie del German Aerospace Center (Berhno), si è svolta una complessa ricerca, coordinata da Marco Delbò, un giovane studioso del nostro gruppo, per determinare le dimensioni di questi minuscoli pianeti: esse risultano inferiori in media del 20-3007o rispetto a quanto ritenuto finora. Questo risultato si è raggiunto grazie alle osservazioni nell'infrarosso termico (da 5 a 20 micron) di un campione di oltre 30 oggetti. I dati ottenuti in questa banda dello spettro elettromagnetico permettono di determinare con una precisione abbastanza elevata il potere riflettente (albedo) della superficie di questi oggetti e di ottenere quindi, conoscendo la distanza a cui si trovano al momento dell'osservazione, le loro dimensioni; ebbene, risulta che in media l'albedo dei NEO oggetto dello studio è superiore a quanto atteso e di conseguenza le loro dimensioni sono più piccole. Quando un asteroide viene sco¬ perto, per dare una stima delle sue dimensioni si assume un valore di albedo pari al I50Zo, i risultati di questo studio, condotto con uno dei più grandi telescopi esistenti, il Keck-I da 10 metri di apertura dell'Osservatorio di Mauna Kea (Hawaii), hanno invece fornito un valore medio intorno al 200Zo. Se questi risultati verranno confermati dal seguito di questa ricerca, il numero di NEO con diametro superiore al chilometro scenderebbe a 700-800 e la probabilità di impatto di uno di questi con il nostro pianeta sarebbe di una volta ogni 600.000 anni circa. In generale, però, non diminuirebbe la frequenza di eventuali impatti ma, grazie alle minori dimensioni degh oggetti, sarebbero meno gravi le conseguenze per il nostro pianeta. (*) INAF - Osservatorio Astronomico di Torino il Wolf Creek, un cratere dovuto all'impatto di un piccolo asteroide nel deserto australiano. Largo 900 metri, risale a 300 mila anni fa

Persone citate: Marco Delbò, Mario Di Martino, Ritcher

Luoghi citati: Hawaii, Massachussets, Piemonte, Stati Uniti, Torino, Usa