Con Bel-Ami alla conquista di Parigi di Gabriella Bosco

Con Bel-Ami alla conquista di Parigi I CLASSICI-LA STAMPA Gabriella Bosco Con Bel-Ami alla conquista di Parigi LA storiaceli una canaglia scritta da una canaglia». E il giudizio, un po' impietoso - ma solo in apparenza di Henry James su Bei-Ami. James si ricordava di una cena, in un ristorante londinese - era il suo secondo incontro con Maupassant - durante la quale aveva dovuto contenere, a fatica e con grande imbarazzo, il temperamento focoso del francese, intenzionato ad abbordare prima una signora poi un'altra, un'altra e un'altra ancora, incurante degli usi e costumi locali. Due anni dopo quell'incontro, nel 1888, scrivendo un saggio su Maupassant, James specificava il giudizio; «Una canaglia, sì, ma di genio». E comparava la scoperta dello scrittore francese a quella di un leone sulla strada. «L'ostacolo non sarà preso sotto gamba, scriveva, da chi avrà valutato appieno la misura dell'animale». Un leone che avrebbe dato ancora forti, possenti zampate, ma che era già ferito. Al momento della cena con Henry James, Bei-Ami era uscito da chea un anno, e in quei mesi aveva fatto largamente parlare di sé. Maupassant aveva trentacinque anni. Gliene restavano solo otto da vivere. Con Bei-Ami iniziava il periodo più fehee della sua carriera di scrittore, ma anche il più difficile per il degradarsi progressivo della sua salute. La sifilide, che aveva contratto sui vent'anni e che andava ad accumularsi su quella ereditata dal padre, gli stava distruggendo il fisico. Gli avrebbe poi attaccato il cervello e lo avrebbe ucciso. Bei-Ami è la storia di un giovane ex sottufficiale che conquista Parigi usando come trampolino la corruzione: nel mirino sono il mondo della finanza, quello della politica e - come collante - quello della stampa. Georges Duroy realizza le sue mire sfruttando al peggio il potere del giornalismo, mondo cui accede grazie al suo appeal sessuale. Varie mogli infedeli provvedono a lui. Inutile dire che l'ambiente giornalistico, che Maupassant conosceva perché in qualche modo ne faceva parte, insorse di fronte a un ritratto tanto fosco. Maupassant fu indotto a difendersi: ho fatto un esempio, scrisse, una proiezione, ho tracciato un destino a partire da certe premesse. Non ho copiato la realtà. Il libro è stato letto, allora e poi, come uno dei capolavori della scuola naturalista, esito certo delle soirées de Médan. Ed era, è, invece, il Maupassant visionario, quello di Bel-Ami. Forse il più visionario: che vede oltre. Balzac, di fronte a un'esperienza non fortunata nel giornalismo, aveva provato spavento («Chiunque abbia avuto un piede nel giornalismo, o lo abbia ancora, si trova nella crudele necessità di salutare gli uomini che disprezza, di sorridere al nemico, di venire a patti con le bassezze più turpi...»). Maupassant - vedendo oltre - aveva intuito le potenzialità di quel mondo, e buttato la sua penna molto avanti. Per questa sua «visione», è sbaghato considerarlo pessimista, o disfattista: accuse che, nella Parigi tra la fine del Secondo Impero e l'inizio della Terza Repubblica, non gli vennero risparmiate. Peraltro, più di Henry James - che ha colto immediatamente la potenza della scrittura di Maupassant, ma ha creduto appieno alla freddezza oggettiva dei suoi affreschi - ha visto bene Conrad che, proprio su Bei-Ami, contro le accuse di cinismo, ha pensato: «...Quest'uomoscrisse dal fondo di un cuore colmo di Compassione. Egli è spietato, ma insieme gentile con le sue creature... e a me sembra che guardi le loro disgrazie, le loro delusioni e le loro miserie, con un occhio di profonda pietà. Ma le guarda, fino in fondo. Vede, non volge mai la testa». Georges Duroy/Bel-Ami, in effetti, può essere visto certamente come l'alter ego di Maupassant, ma non come un doppio generico, freddamente schizzato su carta. Piuttosto, come una proiezione elaborata su un alter ego reale: il fratello Hervé. Aveva sei anni meno di lui e nei suoi confronti Maupassant tutta la vita ebbe lo sguardo indulgente e compassionevole di cui parla Conrad. Era anche lui sifilitico, per eredità patema. Quando il fratello maggiore dovette portarlo in un ospedale psichiatrico, prossimo alla fine mon aveva ancora trent'anni), Hervé puntò il dito contro Guy e gh urlò: «Il pazzo sei tu! Il pazzo sei tu!». Era il suo alter ego, ed era altrettanto visionario. Il romanzo di Maupassant in edicola con La Stampa martedì 27 gennaio: un giovane ex sottufficiale si afferma nella capitale usando come trampolino la corruzione Guy de Maupassant Bei-Ami intr. dì Mario Picchi trad. di Giorgio Caproni pp. XXIV-324. e 4,90 in edìcola con La Stampa martedì 27 gennaio

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