Kahlo, è in agguato cattivo gusto di Marco Vallora

Kahlo, è in agguato cattivo gusto MILANO I Kahlo, è in agguato cattivo gusto Marco Vallora PRESENTATA con grande trionfalismo come la mostra italiana più completa su Frida Kahlo, in verità non la si può considerare tale, anzi, in questi anni tra Napoli, Venezia ed altre città si è visto molto eh più, ricorrendo alle sue sue immagini-icone più celebrate, che qui in parte latitano. Così, per altro, nell'ambizioso ed anche graficamente complesso libro-catalogo edito da Silvana (per esempio: a chi si devono attribuire le schede didascaliche che accompagnano le opere, sorteggiando tra tutte le firme, che si avvicendano nel volume e che sono recentemente saltate sul carro vincente di quest'artista, cosi corteggiata dal cinema e dell'agiografia biografico-editoriale?) ebbene, c'è un testo che è praticamentre dedicato al tema del doppio nella pittura della Kahlo, anche se in mostra non c'è nessun'opera che rifletta questa sua ossessione, pur così rilevante e frequentata. Allora sarà forse megho convenire che l'interesse dì questa mostra consiste nella presenza (talvolta deludente ma illuminante) di alcune opere minori e poco visitate, e dall'apprezzabile tentativo di allargare lo sguardo sulla produzione più varia della Kahlo. Intanto come modello-icona di suggestioni fotografiche, che portano la firma di maestri come Weston, Alvarez Bravo, Leo Matiz, e lei trionfante con il suo conturbante muso baffuto, ma poi anche come rigida disegnatrice in odore di «realismo magico» (là dove si sente più forte l'influenza del suo maestro-marito padrone Diego Rivera). Il problema è comunque questo: a partire dalle prime opere leccate ed un poco naif (per esempio quell'Autobus 1929, un po' realismo-Ben Sbahn, ma che ricorda curiosamente anche il nostro Bonzagni) finché non ha incontrato il suo registro visionario e natural-surréalista di ex-voto macabri, dall' araldica sanguinante, Frida Kahlo ha sempre corteggiato pericolosamente il cattivo gusto: com'è evidente anche nei ritratti «campesini» di donne nubili o nelle discutibilissime fantasie notturne degli anni Quaranta, che per compiacere Trotskij e Breton, troppo scimmiottano i fantasmi graffiati di Max Ernst. Ridateci dunque la Kahlo più riconoscibile e stereotipata! ia maschera (della pazzia), olio su tela di Frida Kahlo, 1945 Frida Kahlo Milano. Museo della Permanente Orari: 10-13/14,30-18,30 sab. efesi. 10-18,30lun. eh. Sino alfS febbraio

Luoghi citati: Milano, Napoli, Venezia