L'anarchico fa saltare l'Italia di Giorgio Boatti

L'anarchico fa saltare l'Italia LUOGHI COMUNI Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) L'anarchico fa saltare l'Italia Dall'assassinio di Re Umberto alla strage nel milanese teatro Diana, agli innumerevoli atti dimostrativi C# E' una cosa che s'impara subito, saltabeccando tra le duemila schede che compongono questo primo volume del Dizionario biografico degli anarchici italiani. Quello che s'impara è che, su anarchici ed anarchia, a saperne di più sono stati, per lungo tempo e forse ancora adesso, i poliziotti. Anche se sapere non vuol dire sempre capire: tra le informazioni che vengono registrate con tanto rigore e puntualità dai poliziotti, siano quelli dell' Italietta giolittiana o quelli del regime mussoliniano, e l'effettiva realtà in cui vivono e operano i militanti anarchici di quei periodi lontani, s'inseriscono svariati fattori che spesso e volentieri sviano dall'esattezza dei fatti, dall'obiettività delle interpretazioni. Dome dimostrano i documenti utilizzati nella redazione di questo volume, la polizia giolittiana non perdeva di vista gli anarchici. Lo provano i controlli e i quotidiani interventi che costringono molti militanti a continui e logoranti spostamenti tra diverse città e regioni e altri ad espatriare (oltre il 600Zo dei militanti citati nel Dizionario ha affrontato almeno una volta, e per un periodo superiore ai sei mesi, la strada dell'emigrazione). Ma la polizia fascista, a differenza dei funzionari giolittiani che sapevano vedere e intendere con spregiudicata intelligenza, veniva depistata dal suo stesso zelo: tanto ohe le carte che registrano i numerosi interventi antianarchici durante il ventennio - viene spiegato nella puntuale introduzione - debbono essere letti con cautela. Perché, si rileva, «nella dittatura tutto diventa illegale ed è perciò facile, per il ricercatore, cadere nella trappola di "caricare" d'eccessiva importanza alcuni avvenimenti minori molti documenti che affollano e appesantiscono i faidoni del Casellario Politico Centrale sono il frutto maniacale di un enfatico rigore poliziesco che giunge a punte parossistiche...». IMonostante queste giustificate cautele, gli estensori di questo Dizionario biografico realizzato con il coordinamento di storici e ricercatori delle università di Messina, Milano, Teramo, Trieste e a ipena pubblicato dalla Biblioteca Franco Serantini di Pisa - non hanno rinunciato a pescare con successo e in gran quantità proprio tra le schede di quel Casellario Politico Centrale. Organismo che sul finire dell'Ottocento viene partorito e subito potenziato dai ministri agli Interni della Sinistra, non quella di adesso, ma quella di Agostino Depretis, approdata al governo, dopo la caduta dei governi della Destra storica nel 1876. Una Sinistra che esprime ministri dell'Interno come Giovanni Nicotera e Francesco Crispi, gente che a vent'anni cospirava e appiccava incendi rivoluzionari e a cinquanta si dilettava, senza guardare troppo per il sottile, ad utilizzarli quando serviva e poi a spegnerli alla bisogna. Presso il Casellario Politico Centrale, rimasto in funzione fino al finire del secondo conflitto mondiale, sugli oltre 150.000 fascicoli aperti a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento ben 26.626 dossier sono intestati a militanti anarchici tenuti d'occhio dalla polizia. Oltre alle fonti disponibili presso l'Archivio Centrale dello Stato, per questo Dizionario si è attinto ad altri materiali, sempre originati dalle attività informative, investigative e repressive svolte - sia a livello centrale che a livello locale - dalle forze dell'ordine. E sarebbe stupefacente se poliziotti e investigatori non lo avessero fatto, perché, come viene giustamente sottolineato, «il movimento anarchico è stato sin dal suo inizio un movimento antilegalitario e rivoluzionario: senza dubbio, ingenerale, il più antilegalitario e il più rivoluzionario dell'intero sovversivismo italiano». Un movimento che mette a segno, non dimenti- chiamolo, oltre a clamorosi gesti dimostrativi, anche sanguinosi attentati che - quanto a mirare alto - non scherzano. L'assassinio di re Umberto, nell'estate del 1900, sta lì a dimostrarlo. E l'asciutta ma puntualissima scheda biografica che M. Antonioli e G. Berti dedicano a Gaetano Bresci, il killer del re, costituisce un contributo di prim'ordine non solo per ricostruire un evento centrale ma anche per entrare nell'orizzonte ideologico e politico che conduce a quel gesto eclatante. Più difficile è invece cogliere tutti i tasselli di un evento ancora più sanguinoso quale la strage al teatro "Diana" di Milano, nel marzo del 1921. L'attentato - frutto della dissennata e spietata strategia di alcuni dei gruppi che hanno fatto parte de la comunità anarchica e che mirano a colpire nel mucchio - provoca una quindicina di vittime e una cinquantina di feriti. Riaccende la spirale di violenze contrapposte che aveva già insanguinato l'Italia nel biennio precedente. Costituisce l'alibi per il rilancio dello squadrismo che si fa carico del compito di riportare l'ordine a Milano e in tutta l'Italia. Sino alla marcia su Roma. In questo Dizionario andando alla v^ce "Bruzzi Pietro" si può apprendere come questo anarchico, operaio specializzato, nato a Maleo nel 1888, «nel marzo del 1921 è tra gli organizzatori degli attentati nell'ambito dei quali avviene la strage del Diana». Formula forse un po' elusiva per mettere a fuoco una terribile responsabilità che, oltre a spegnere vite innocenti, cambia forse la storia del Paese. Ma ognuno il suo mestiere lo fa come può e come vuole. Di certo questo Dizionario, complessivamente, dà un contributo significativo nel riportare l'attenzione su un filone tutt'altro che secondario del sovversismo italiano, un mondo che è parte anch'esso del nostro comune passato. L'importanza di questo Dizionario è che riporta alla luce, sepptir solo per biografie, i capitoli di una conflittualità dura e aspra, fatta di contrapposizioni violente e sorde, di vite e sfide portate all'estremo. E' un lembo della nostra storia collettiva che spesso si preferisce eludere o lasciare in ombra. Quasi che condannare all'oblio le vite dei sovversivi, anche di quelli più estremi, possa costituire una misura di profilassi al possibile ripetersi delle tragiche gesta del passato. Ad inaccettabili azioni che nessuna ideologia o giovanile inconsapevolezza potranno mai giustificare. Da Gaetano Bresci a Pietro Bruzzi, il primo volume del «Dizionario biografico degli anarchici italiani»: duemila schede, il più antilegalitario dei movimenti sowersivi italiani, una conflittualità dura e aspra, fatta di contrapposizioni violente e sorde, di vite portate all'estremo L'attentato di Gaetano Bresci contro il re Umberto I il 29 luglio dell 900 AA.W. Dizionario biografico degli anarchici italiani voi. primo A-G, pp. 790,s,i,p. Edizioni Biblioteca Franco Serantini Pisa 2003 (tei. 050/570995; mail: bfspisa@tin.lt)