«Danni dal segreto bancario»

«Danni dal segreto bancario» «Danni dal segreto bancario» Il Nobel Stiglitz: rende le frodi più facili ROMA La globalizzazione intesa come meno regole - «un format che gli Usa hanno esportato in molti paesi, tra cui l'Italia» - è il terreno che facilita gli scandali finanziari modello Parmalat. Ma il primo posto, nella classifica delle colpe, spetta al sistema bancario internazionale e al segreto sui conti correnti. Per limitare questi pericoli, però, non serve una autorità di controllo sovranazionale, ma basterebbero maggiori regole che potrebbero trovare nell'Ocse uno stretto coordinamento. Il premio Nobel per TEconomia, Joseph Stiglitz, è a Davos per parlare di globalizzazione e crescita sostenibile e con l'Ansa parla dei nodi che collegano il crac dell' azienda di Collecchio con i temi della globalizzazione. Si potrebbe dire, parafrasando il bestsel¬ ler presentato lo scorso anno in Italia, che accetta di parlare de «La globalizzazione e le sue Parmalat». Per Stiglitz tutto parte dagli Usa. «Il caso Enron ha coinvolto le grandi banche e molte società di revisione - afferma Stiglitz È stato un problema sistemico. È stato il peggior scandalo Usa». Ma la globalizzazione? «Ecco argomenta - è in questo senso che, anche su scandali come la Parmalat, la globalizzazione ha avuto una influenza. È nella globalizzazione intesa come deregulation. L'abbassamento del livello di regole, che alcuni ritengono sia il modo di portare avanti la globalizzazione, crea ingranaggi che facihtano gli scandali societari». L'effetto globalizzazione si vede anche in questo. «La mentalità che è alla base di questa filosofia, secondo la quale la deregulation aiuta le imprese e crea una maggiore efficienza, è stata poi esportata dagli Usa anche in alcuni paesi, tra questi anche l'Italia». Ma il premio Nobel, che è stato anche vice presidente e capo economista iella Banca Mondiale, punta l'indice soprat- tutto contro il sistema finanziario intemazionale. «Non c'è alcun dubbio - afferma - che le banche intemazionah facihtano, nel modo in cui si muovono, la creazione di questi problemi. I soldi vengono raccolti e portati in altri luoghi con l'obiettivo di avere un risparmio fiscale, ma poi quando sono altrove è facile che possano essere utilizzati ad altri fini». «Il segreto bancario aumenta questi pericoh», spiega Stiglitz che ritoma su un argomento toccato anche a Bombay, al social forum indiano. «Serve un accordo sul segreto bancario che è veicolo sul quale passano i fondi per il terrorismo, il riciclaggio di denaro, la corruzione e anche le frodi societarie come quelle di Enron e Parmalat». Per fermare questo processo però non servono nuove authority intemazionali, ma certo una regolamentazione più attenta a questi fenomeni. «Se è vero che il segreto bancario favorisce queste frodi - afferma Stiglitz - è anche vero che norme intemazionali lo renderebbero più difficile. L'abbiamo visto negli Usa con le regolamentazione introdotta dopo lo scandalo Enron. Ma non credo che serva una authority sovranazionale per gestire i controlli. Penso che invece sia necessario costruire un "telaio" normativo e poi affidare ad un gruppo, magari nella sede dell'Ocse, il compito di intervenire soprattutto per fare un pressing sui paradisi fiscali e gli off-shore che ancora oggi mantengono il segreto bancario». Il premio Nobel per l'economia parla a Davos anche di economia Usa. E appare davvero critico. Usa la parola «disastro» per definire la politica di Bush e si schiera apertamente con i democratici nella prossima corsa per la Casa Bianca. Stiglitz traccia anche ipotesi pessimistiche sul deficit e sul debito Usa. «La gente potrebbe decidere di disinvestire dai titoli del debito Usa, anche se non credo che questo accadrà». [r. e. s.] «Istituire un'Authority internazionale non serve, occorre piuttosto rafforzare le norme e attuare un coordinamento molto stretto con l'Ocse» Il Nobel per l'economia Joseph Stiglitz

Persone citate: Bush, Joseph Stiglitz, Stiglitz