Powell, primi dubbi sulle armi proibite di Saddam di Maurizio Molinari
Powell, primi dubbi sulle armi proibite di Saddam IL NUOVO CAPO DEGLI ISPETTORI: LA POSSIBILITÀ DI TROVARLE E' VICINA ALLO ZERO Powell, primi dubbi sulle armi proibite di Saddam «Le aveva? E se sì, dove sono andate a finire?» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Il possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein è una questione aperta». E' il Segretario di Stato, Colin Powell, il primo membro di gabinetto americano ad ammettere di avere dei dubbi sul motivo che fu la giustificazione dell'attacco militare all'Iraq. «L' intelligence che avevamo prima dell'inizio della guerra era corretta nell'affermare che Baghdad aveva l'intenzione di sviluppare armi di distruzione di massa - ha precisato Colin Powell arrivando a Tbilisi per partecipare all'insediamento del nuovo presidente georgiano - la questione che resta invece aperta è quante ne avevano, se le avevano del tutto, se le avevano dove sono andate a finire e se non le avevano perché non lo sapevamo». Fu proprio Powell, nel febbraio dello scorso anno, ad andare di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per presentare la documentazione della Cia sulle armi possedute da Saddam Hussein nel tentativo di convincere gli altri Paesi ad avallare l'uso della forza militare. Ora Powell si difende: «Quel-, le informaziom erano corrette in merito alle intenzioni, alla capacità di sviluppare le armi e rispetto ai programmi» che avevano gli iracheni. E ancora: «Di fronte al Consiglio di Sicurezza non dissi solo che pensavamo che loro avessero le armi, posi anche delle domande che richiedevano risposta, ma tutto ciò che gli iracheni fecero fu di rilasciare dichiarazioni che non trovavano assolutamente nula». Come dire: non ci diedero mai prove chiare sul fatto che non possedevano quel tipo di armamenti. La precisazione del Segretario di Stato segue di 24 ore la dichiarazione con cui il capo degli ispettori americani David Kay ha lasciato il proprio incarico: «Non credo che le armi siano esistite, ciò di cui tutti parlavano riguardava armamenti prodotti dopo la Guerra del Golfo e non credo che vi siano state produzioni su larga scala negli anni Novanta». Il Segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, invita a prendere «molto sul serio» le conclusioni di Kay: «Si tratta di un ispettore di grande esperienza, che ha lavorato per le Nazioni Unite in passato e che ora si è occupato a fondo della questione delle armi». La responsabilità della guida dei 1400 ispettori americani passa ora a Charles Duelfer, già viceresponsabile degli ispettori Onu in Iraq dal 1993 al 2000, secondo il quale «la possibilità di trovare le armi di distruzione di massa a questo punto è molto vicina allo zero». «Possiamo dire con chiarezza che ad un certo punto Saddam Hussein ha posseduto armi di distruzione di mas¬ sa - ha sottolineato Duelfer in un'intervista alla tv Pbs - ma visto che è assai difficile che le troveremo il mio compito ora è di capire che cosa è davvero avvenuto». Si tratta di un approccio diverso da quello finora avuto da Kay: la priorità diviene sapere quale è stata la sorte di armamenti proibiti che sono introvabili. Le dichiarazioni di Kay hanno avuto larga eco a Londra, dove il premier Tony Blair è tornato ad essere nel mirino dei propri avversari politici. «Deve ammettere la sconfitta sulla vicenda delle armi di distruzione di massa irachene, deve ammettere di aver commesso magari in buona fede degli errori», ha dichiarato l'ex ministro degli Esteri Robin Cook, secondo il quale «sta cominciando a diventare poco dignitoso continuare a dire di aver avuto ragione quando perfino il capo degli ispettori ha detto ora che aveva torto». Anche i conservatori incalzano Blair, che per difendersi sta preparando una mozione sulla quale chiederà la fiducia. Downing Street non sembra intenzionata a passi indietro: «La nostra posizione non è mutata, è importante che si continui ad avere pazienza e si lasci svolgere agli ispettori in Iraq il loro lavoro, c'è ancora molto che deve essere fatto», ha dichiarato un portavoce, esprimendo una posizione simile a quella della Casa Bianca. «Continueremo a cercare le armi di sterminio in Iraq, ci vorrà del tempo, serve pazienza, il Paese è molto grande», ha dichiarato il vicepresidente Dick Cheney da Davos. li segretario di Stato americano Colin Powell al suo arrivo a Tbilisi per l'insediamento del neopresidente georgiano
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