Toro, arriva Zeman Non resta che vincere

Toro, arriva Zeman Non resta che vincere LA SQUADRA GRANATA INSEGUE IL SUCCESSO INTERNO DA DUE MESI Toro, arriva Zeman Non resta che vincere De Ascentis: «L'Avellino concede abbastanza, per noi i tre punti sono quasi obbligatori». Rossi tenta un modulo molto offensivo con Pinga-Rubino-Tiribocchi schierati insieme dal primo minuto Silvia Garbarino TORINO Una bomba ad orologeria, ecco cosa nasconde per il Toro l'apparente facile confronto con l'Avellino. Gli irpini sono gh ultimi della classifica, hanno preso nel girone di andata botte da orbi da più della metà degli avversari compresi i granata (13 sconfitte e 35 reti subite), distano sette lunghezze dal Como e ben dieci da Bari e Genoa, cioè le consorelle con cui retrocederebbero in C se il campionato finisse ora. Una squadra materasso, e non solo ipoteticamente se si leggono e valutano i numeri, ma la presenza sulla panchina dei «lupi» di Zdenek Zeman non rende tutto scontato e il pareggio contro il Catania nell'ultimo match conferma che i campani hanno ritrovato un pizzico di entusiasmo. Un avversario ideale perciò, l'Avellino, per una squadra che ha fame di punti e di vittorie come il Toro che deve pensare e camminare d'ora in poi con lo spirito di un bulldozer. Però, se la Rossi-band dovesse fallire l'appuntamento con il successo, che in casa manca da due mesi, scoppierebbe più di una semphce grana. Con la zona promozione sempre più distante e soprattutto una compagine incapace di sottomettere fra le proprie mura i più deboli del campionato il Toro imploderebbe. Fuor di metafora, si materializzerebbe il caos. Per questo l'ipotesi pareggio - o peggio sconfitta - viene tenuta a distanza dallo staff granata così come farebbe Dracula con una testa d'aglio. «Sappiamo che è fondamentale vincere, l'Avellino concede abbastanza come dimostra la sua classifica e se noi scendiamo in campo motivati e concentrati come negli ultimi tre incontri non dovremmo avere difficoltà» dice il gladiatore De Ascentis, uno che parla esattamente come gioca, schietto e incapace di esibire ghirigori. Il suo apporto è cresciuto nel tempo in quantità e la consapevolezza di avere piedi che sanno estirpare più che seminare non lo demoralizza. «Correndo molto si può anche sbaghare, lo so, però cerco di evitare gli errori gratuiti. Se dovessi fare un paragone con la scorsa stagione personalmente direi che sono maturato ma per la qualità delle giocate di strada da fare ce n'è parecchia». Il rientro a tempo pieno di Walem sta avendo effetti benefici sul reparto. «Sicuramente Johan mi ha reso più cosciente dei miei compiti. Nessuna licenza poetica, io devo solo recuperare palloni a smistarli ci pensa Walem. Anche se un gol prima o poi mi piacerebbe proprio farlo». La prospettiva di giocare in un centrocampo a tre, in linea con Walem e Fuser, e tre attaccanti puri come Rubino, Tiribocchi e Finga non lo affanna. «E' una soluzione nuova, molto offensiva, perchè finora Fuser e Finga hanno lavorato come spola con il centrocampo. Io faccio maggiore lavoro di copertura in centro mentre Conticchio copre di più sulle fasce ma qualunque sia il prescelto fra noi due e se Fuser verrà spostato al centro, l'importante è vincere». Talmente basilare vincere che Rossi si prepara a fare esordire dal primo minuto il 4-3-3 vero, con Rubino nel ruolo di centravanti, Tiribocchi a destra e a sinistra Finga. Con la non segreta speranza che il Tir si sblocchi in zona gol dopo averlo fatto sul piano della personahtà. In difesa Galante ha recuperato e farà baluardo con Mandelli, che soppianta Mezzano alle prese con forti dolori agli adduttori. Fuori ancora Ferrante e Masolini non si sa se sarà del gruppo Adami: il terzino destro è schizzato ieri notte a Treviso dove la moglie Francesca sta per renderlo padre per la seconda volta. Un fiocco nuovo ci sarà anche in casa irpina, oggi pomeriggio (ore 16,30) a Cambiano, cittadina della cintura di Torino: nasce il primo club irpino del Piemonte. Sarà dedicato ad Adriano Lombardi, capitano dei biancoverdi anni '80 e che da tempo combatte contro il terribile morbo di Gehrig. Il «gladiatore» Diego De Ascentis, 27 anni, quarta stagione in maglia granata

Luoghi citati: Bari, Cambiano, Piemonte, Torino, Treviso