L'Italia scopre le volée di Mara
L'Italia scopre le volée di Mara GRAZIE AL SUO TENNIS D'ATTACCO LA SANTANGELO E GIÀ ALTERZO TURNO DELLAUSTR ALIAN OPEN L'Italia scopre le volée di Mara Stefano Semeraro E' così alta e bionda che m occhio le daresti un cognome in «èva», o in «ova». Anche il nome di battesimo, Mara, sa di nord-est, ma «un nordest tut+o itahano» quello da cui arriva la ragazza Santangelo: Panchian di Cavalese, provincia di Trento, dove la nostra amazzone è cresciuta, dopo essere nata, 22 anni fa, a Latina. Mara a Melbourne ha passato tre turni di qualificazione, poi ha messo i piedi nel secondo turno del tabellone principale degh Australian Open, eliminando prima la spagnola Magni Sema poi una pin-up di buon talento come Barbara Shett (7-6, 0-6, 6-3), n.87 della classifica mondiale, circa 40 posizioni più sudile!. Impressioni? Più che altro la conferma che il nostro vivaio dal lato rosa continua a produrre speranze, che dietro a Silvia Farina e a Francesca Schiavone, le migliori, c'è movimento e talento. E coraggio: «Alla Sema ho annullato un matchpoint con una stop- volley sulla riga - ammette sorridendo - con la Schett ho seguito il consiglio di Silvia Farina e le ho giocato sul dritto, evitando il rovescio. Non mi aspettavo di arrivare fino qui, ma ora che ci sono mi piacerebbe proprio andare ancora avanti». «Avanti» va tradotto con Daniliidou, il cognome della prossima avversaria di Mara, ima greca che ha nel braccio colpi da top-30, ma nella testa anche tanti momenti opachi. La Santangelo invece è una tosta, una che non si appanna facilmente. Non si è scoraggiata in due ore e tre set contro la Schett («Mi facevano male la schiena e le gambe, ero stanchissima, ma ho stretto i denti»), non molla neanche quando un dolore alla pianta dei piedi - sesamoide bipartito, si chiama la malformazione che lo provoca, per i clinici le fa sudare ogni passo. Al tennis Mara è «arrivata per tappe, partendo dallo sci di fondo». Tipi diversi di racchette, nella sua infanzia: sci d'inverno, tennis d'estate, tirando i primi colpi sul campo in sintetico del¬ l'albergo gestito dai genitori a Panchian. Attorno ai 12 armi Mara ha vinto il Trofeo Topolino (sci) ed è arrivata in finale alla Coppa Lambertenghi (tennis), e lì ha imboccato la parte estiva del bivio. Prima con il maestro Sartori, poi pellegrinando a Rovereto, Verona, Latina con Vittorio Magnelli, infine con Daniele Moretti, il suo attuale coach. Il modello a cui si ispira Mara è Martina Navratilova. E si vede: di italiane così gustosamente dedite al tennis d'attacco, addirittura al servefr volley, non ne sono mai circolate molte entro i confini patri! A sorreggerla negh assalti sono il fisico - un metro e ottantacinque di altezza - e l'abitudine ai rimbalzi veloci, costruita da cucciola sul campo di casa (anzi, d'albergo). L'agilità non è ancora pari a quella di Martina, i piedi sofferenti non aiutano, ma «ora uso dei plantari che riducono il problema», rassicura lei con voce calma, cordiale, da brava tosa. Nello Slam aveva già messo il naso l'anno scorso, perdendo al primo turno degh Us Open - quella volta sciupando un matchpoint a favore - contro un'altra ragazza del nordest, Tathiana Garhin da Mestre. Ad ogni cambio di campo Mara prende appunti su di un piccolo taccuino, quando vince alza un dito verso U cielo: «A mia madre, morta in un incidente stradale quando avevo 16 anni. All'inizio è stata dura, ora mi dico che ho un motivo in più per fare meglio. Quel gesto è per lei». Ma non parliamo di miracoli, please. Mara Santangelo
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