Sempre meno occidentale la critica del Social Forum

Sempre meno occidentale la critica del Social Forum UNA NUOVA RICCHEZZA DI CONTRIBUTI DALL'EDIZIONE DI MUMBAI Sempre meno occidentale la critica del Social Forum testimonianza Giuliette Chiesa MUMBAI IL quarto Forum Sociale Mondiale è finito ieri. Viva Mumbai (un tempo Bombay) che l'ha ospitato e che, involontariamente, ha fatto giustizia di molti luoghi comuni che hanno circondato il movimento «no global» fin dal suo inizio, nel lontanissimo 1999 di Seattle. In questi sei giorni di dibattiti infuocati, di incontri mediti, è emerso che questo movimento è assai più globale di quanto non si fosse pensato. E' assai meno «occidentale» di come lo considerassero perfino molti di quelli che l'hanno tenuto a battesimo. E' assai meno giovanile e molto più trasversale. Nel senso che contiene molte più opzioni critiche nei confronti deUa globalizzazione e anche diverse varianti aggiuntive all'idea di un suo governo. Insomma, è un sacco di cose nuove sulle quah gh stessi leader (ma si può dire, dopo Mumbai, che ci sono dei leader di questo movimento?) dovranno cominciare a riflettere in modo nuovo. Molto probabilmente, se non con certezza, l'anno prossimo si tornerà a Porto Alegre, Brasile, dove c'è l'appoggio molto determinato del govemo brasiliano e del suo profeta, il presidente Inacio Lula da Silva, oltre che di qualche dirigente europeo, come il presidente francese Jacques Chirac, che vede con favore ogni forma di pluralità. Ma, anche se si toma sotto l'ala protettrice del capo del go- verno brasiliano - che significaanche un discreto quantitativodi denaro per organizzare que-sto mega festival di tutte lepolitiche mondiah (salvo quelladel Fondo Monetario Intemazio-naie e del consenso washingto-niano) - in ogni caso bisogneràfare di tutto perché ci siano, nel2005, molti di quelli che sonoarrivati fino a Mumbai nel 2004.E i panel di discussione dovran-no essere costruiti in modo checi siano, tra gh oratori, tuttiquesti nomi sconosciuti (a noieuropei), e tutte queUe linguesconosciute (a noi europei), e tutte quelle forme di espressioni sconosciute (a noi europei) ma che hanno permesso una comunicazione anche tra i passanti deiviali di Goregaon, molti dei quali non avevano mai sentito parlare in hindi, o in marathi, o in tamil, bengali, malayalam, tibetano, burmese e via elencando a non finire. Allargandosi a culture completamente diverse da quelle di partenza, il movimento di Seattle ha triturato l'idea che vi si ritrovino solo degh sradicati chiaccheroni e/o devianti. E non solo perché qui c'erano due premi Nobel come Joseph Sitghtz (che, si può dire, fino a ieri era uno dei dirigenti della Banca Mondiale e che è stato uno dei consigheri economici di BUI Clinton) o come l'iraniana Shirin Ebadi, o altri nomi che risuonano ormai stabilmente in questi incontri, come Medha Patkar, Arundhati Boy, Aruna Boy, Immanuel Wallerstein, Walden Bello, Samir Amin. Il dato emerso, ormai chiaramente, è che questo carnevale mondiale di tutte le diversità non solo dei diseredati che non hanno nulla da perdere - è parte integrante del panorama democratico e trasformatore del pianeta. E che i centri dirigenti della Terra non potranno più prescindere da ciò che viene discusso e agitato nei Social Forum mentre conducono i necessari processi di autocritica circa il modo in cui è stata gestita la globalizzazione negh ultimi trent'anni. Ne emerge un'immagine del Social Forum al tempo stesso più rassicurante (per alcuni), e minacciosa (per altri). Questi ultimi preferirebbero avere a che fare piuttosto con demolitori di vetrine che non dover rispondere a domande che si vanno facendo sempre più precise. L'autore è stato uno degli organizzatori del Social Forum di Mumbai «Dall'esordio di Seattle sono stati fatti grandi passi avanti, ci sono premi Nobel e celebri intellettuali: ora non si può più ignorare il movimento no global» Un corteo chiude sei giorni di dialogo La prima edizione asiatica del Social Forum mondiale (dopo le tre edizioni di Porto Alegre) si è chiusa con una manifestazione che ha visto il popolo dei no global e dei terzomondisti sfilare nel centro di Mumbai - su una sola corsia, per non bloccare il traffico con balli, musiche e slogan contro i potenti della Terra e la politica neocoloniale che li animerebbe. La chiusura del Social Forum è stata affidata a un'attivista pakistana, che ha attaccato l'America così: «Abbiamo paura che sia un gigante grasso e ingordo. La loro politica è la paura, tengono nell'ignoranza la loro gente con lo spettro del terrorismo». Secondo gli organizzatori, le sei giornate del Social forum hanno coinvolto 100-120 mila partecipanti Una immagine del corteo per le vie di Bombay che ha conclusa le giornate del primo Social Forum organizzato in Asia. In strada sono scese centoventimila persone con delegazioni provenienti da tutti i continenti Tra gli slogan più scanditi quelli contro la guerra In Iraq

Luoghi citati: America, Asia, Brasile, Iraq, Porto Alegre, Seattle