Una tirata d'orecchie dalla Milano dei vip
Una tirata d'orecchie dalla Milano dei vip LA STATURA MORALE DI MORATTI NON E' IN DISCUSSIONE, PERO'... Una tirata d'orecchie dalla Milano dei vip Il milanista Formigoni, presidente della Regione: «Ha speso molto ma nell'Inter anche Lippi, Roberto Carlos e Ronaldo hanno fallito» Brunella Giovara MILANO «Non sono di quelli che godono dei mah degh avversari sportivi...», dichiara il gentleman Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Ma preso da parte e interrogato esclusivamente in qualità di tifoso milanista, Formigoni dice con firanchezza lombarda quello che a Milano pochi osano dire: «Miheduecento miliardi spesi per acquistare 103 giocatori, e vincere per sbaglio una coppa Uefa, con un allenatore che peraltro aveva già hcenziato... Le ha tentate tutte, povero Moratti. Ha speso, comprato a destra e a manca, e pensi a tutti quei giocatori o tecnici che sono passati dall'Inter senza combinare niente, tipo Lippi, Roberto Carlos e lo stesso Ronaldo, che a Milano era sempre infortunato e al Real segna gol a raffica. Alla fine Moratti si sarà detto: "Vediamo se facendo io un passo indietro succede qualcosa di buono. Gh metto lo spauracchio che me ne vado...". Ma non so se servirà. Lui e Tronchetti Provera volevano dare una scossa alla società, credo». Che succede a Milano, calcisticamente parlando? Strane cose, tipo la riunione del santone dei sondaggi Renato Mannheimer, sconvolto dalla lettura dei giomah con la notizia delle dimissioni di Moratti, «una noiosissima riunione sulla pohtica italiana» trasformata in acceso dibattito «sì ha fatto bene così la squadra impara», «no deve restare presidente è l'unico presidente possibile». «Il fatto è che Moratti è un simbolo milanese molto importante - ragiona Mannheimer - oltre che figura di riferimento pohtico, e politicamente trasversale come è lui, elemento di contatto tra i cattohei, la sinistra, gh imprenditori...». E lei che ne pensa? «Bisogna riconoscergh una grande stima umana». E questo è il ritornello che unisce milanisti e interisti: una persona perbene, che ci ha messo l'anima ma gli è andata male, riconosciamogh almeno questo. «Lui ha dato tutto quello che poteva dare, e non parlo solo di soldi - dice l'avvocato Luca Amaboldi, amministratore delegato dello studio Camelutti, uno dei centri nevralgici del mondo degh affari -. Ma adesso dobbiamo domandarci: è stato sufficiente tutto quello che ha dato? Evidentemente no, a guardare i risultati. Eppure Moratti va assolto. E voghamo parlare della classe dirigente della società?». Parhamone. «Non si è dimostrata all'altezza. Ci sono stati acquisti insensati, tra giocatori che si sono rivelati veri brocchi e altri ingestibili, e se aggiunge a questo il fatto che oggi il calcio è un'azienda complessa, e che il mercato vede ormai una concorrenza mondiale, avrà le ragioni di tutto questo». Scusi, lei da quanti anni tua Inter? «Da mio nonno in poi, tutti interisti». «Per me Moratti vuole mollare». Cioè vendere? «Prima o poi...» insinua a «e.Biscom» (operatore alternativo nelle telecomunicazioni su rete fissa) Sergio Scalpelli, vera anima politicante trasversale, da assessore nella prima giunta Albertini a segretario della Casa della Cultura. «Perché ormai la situazione era al limite e si rifletteva negativamente sul suo ruolo di imprenditore». Una questione d'immagine, a maggior ragione se si parla di una delle principah famiglie della grande borghesia milanese, con quell'eredità del padre, vincente sui due fronti, l'azienda e la squadra. «Il prossimo proprietario dell'Inter arriverà da Nord-Est...» prevede Amaboldi, che peraltro spera che Moratti resti dov'è, ma pure non riesce a scacciare i ru- mors che vedono gh imprenditori veneti interessati alla squadra nerazzurra. Un Del Vecchio, un Benetton..., in un futuro neanche tanto lontano, chissà. Intanto i «vecchi» deU'Inter riesumano antichi dibattiti tipo «cosa sarebbe oggi l'Inter se nel 1979 Berlusconi fosse riuscito a comprarla al posto di Emesto Pellegrini? Prisco buonanima l'aveva detto: "Berlusconi vuole comprare!"». Bella doman- da, bisognerebbe chiederlo a Berlusconi (che ima volta - è quasi una bestemmia dirlo oggi - pare fosse di provata fede nerazzurra, poi rinnegata). «Guardi, Moratti è un presidente straordinario, ma al momento ha dovuto fare quel passo indietro strategico che gh permetterà di guardare le cose con una certa freddezza», analizza Giovanni Castel, fotografo di moda e di molte altre cose raffinate, interista «come tutti i Castel», altra famiglia milanese che i Moratti conoscono e frequentano. E quindi ammette: «Certo che questa cosa ha un filino destabilizzato la città, milanisti compresi. Ricordiamoci che questo è un Paese dove nessuno si dimette, neanche con le manette ai polsi, e lui invece l'ha fatto per un gol. Una lezione di eleganza». E se avesse sbaghato tutto? «Ha sbaghato - dice l'imprenditore Giorgio Cesana -. I tifosi si aspettavano che riducesse gh altri impegni per dedicarsi a tempo pieno alla squadra, non che si dimettesse! Ha fatto la cosa più veloce: non potendo dimettersi da tifoso e nemmeno da azionista, ha lasciato la presidenza. Ma, dico io, il capitano di una nave nella tempesta tutti se lo aspettano al timone», e invece lui ha fatto il famige¬ rato «passo indietro» ma «nel momento sbaghato, semmai a fine anno, no?». Il dibattito continua. Milano s'interroga. Molti se ne fregano. Il finanziere Francesco Micheh, ad esempio: «Quando si parla di calcio mi sento un estraneo». E Inge Feltrinelli, che mette le mani avanti e dice: «Non chiami mio figho perché tanto è juventino. E a me, jErancamente, non me ne importa un bel niente». Renato Mannheimer, re dei sondaggi: «Resta un simbolo della città» Per l'avvocato Amaboldi «ciò che ha fatto non è stato sufficiente, colpa anche dei suoi dirigenti» Per l'industriale Cesana «i tifosi si aspettavano ancora più impegno, non che lasciasse la nave» Indifferenti Inge Feltrinelli e il finanziere Micheli «Non CÌ importa nulla» La contestazione dei tifosi, domenica a San Siro, è riesplosa in occasione della partita persa con l'Empoli
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