A Collecchio Tonna trova solo debiti Fondazione CrParma, Silingardi lascia di Paolo Colonnello
A Collecchio Tonna trova solo debiti Fondazione CrParma, Silingardi lascia ANCHE LA GOLONIAUE EIE ATTIVITÀ^ TURISTICHE DESTINATE ALI/INSOLVENZA TANZI DAL CARCERE: NON SONO PERICOLOSO A Collecchio Tonna trova solo debiti Fondazione CrParma, Silingardi lascia Paolo Colonnello MILANO A un mese esatto dall'inizio dell'inchiesta, crollano altri due baluardi dell'ormai ex impero Parmalat: la Coloniale, società di controllo del gruppo della famiglia Tanzi, e Parmatour, capogruppo del comparto turistico presieduta dalla figlia del ragionier Cahsto, Francesca. Per le due società ieri l'avvocato Umberto Tracanella, su delega del commissario straordinario Enrico Bondi, ha presentato infatti presso il tribunale fallimentare di Parma la richiesta di stato d'insolvenza. Secondo la relazione allegata alla richiesta da Tracanella, il buco Parmatour relativo al bilancio 2003, ammonterebbe a circa 400 milioni di euro. Mentre per la Coloniale si parla di 300 miMoni di debiti, di cui 250 sarebbero stati rubricati alla voce crediti verso i soci: ovvero Stefano, Francesca, Calisto e Giovanni Tanzi, nonché la nipote Paola Visconti. In pratica l'intera famiglia, che secondo i calcoli del commissario avrebbe fatto sparire la somma dai bilanci. È insomma l'anticamera della bancarotta, e quindi la premessa per avviare un'azione giudiziaria (avvenne la stessa cosa per Parmalat) che potrebbe portare a nuovi, clamorosi, sviluppi con l'emissione di altri provvedimenti della procura. Nel frattempo, Bondi ieri ha chiesto dimissioni di Stefano Tanzi dagli incarichi ancora formalmente ricoperti in Parmalat: una sorte che potrebbe toccare presto ad altri manager del gruppo in nome della riorganizzazione industriale e finanziaria avviata dal commissario. Sul fronte investigativo il lavoro è stato come al solito frenetico. Da una parte, la nuova visita negli uffici di Collecchio dei ragionieri Gianfranco Bocchi e Fausto Tonna, il braccio e la mente dei conti falsificati, accompagnati dai finanzieri e daipm parmensi. L'ex contabile e l'ex direttore finanziario (che secondo il suo legale, avvocato Oreste Dominioni, sarebbe attualmente «il miglior consulente finanziario della procura...»), seduti alle rispettive scrivanie, hanno riacceso i computer spiegando agli inquirenti, ancora una volta le alchimie finanziarie usate negli anni per coprire ammanchi e falsificare i bilanci, per fare emergere la reale dimensione del dissesto della società, scremato, se così si può dire, degli artifici che lo avevano inquinato. Al termine del secondo gior¬ no, però, i risultati sarebbero abbastanza deludenti. ((A Collecchio non ci sono soldi, anche con Tonna abbiamo trovato solo debiti», ha confessato un inquirente. In serata poi nuovo inteirogatorio in carcere dei due, e anche dell'altro contabile, Pessina, condotto però dai pm milanesi, ieri in trasferta a Parma anche per analizzare le carte newyorkesi dello studio di Gianpaolo gini, l'inventore di Epicurum e di altre off-shore che servivano a Parmalat per disfarsi dei debiti e operare distrazioni. Nel mezzo le rumorose dimissioni da presidente della Fondazione Cariparma di Luciano Silingardi, commercialista di Tanzi e sino a dicembre membro del oda e presidente del comitato di controllo interno di Parmalat. Il banchiere, indagato dalla procura di Parma per bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali e aggiotaggio, è stato ascoltato una volta soltanto anche dai pm milanesi il 24 dicembre scorso. Poi, più nulla. Ma la bufera che soffia su Parma da qualche settimana, lo ha convinto a gettare la spugna, in attesa di sviluppi. Identica scelta, seppure tardiva, l'ha fatta il presidente di Banca Monte Parma, quel Franco Gorreri, arrestato l'altro ieri per aver movimentato il 13 gennaio, cioè la scorsa settimana, 300 mila euro da un conto estero. Con una lettera nella quale ha spiegato di voler «evitare alla banca qualsiasi difficoltà», Gorreri dal carcere si è dimesso da presidente e amministratore delegato, mentre i suoi avvocati hanno precisato che il loro assistito «non ha mai partecipato alle strategie del gruppo, né alla predisposizione e stesura dei bilanci», limitandosi insomma, solo a ricevere ordini. A sua volta, l'uomo che gli ordini li avrebbe dati, il Cavalier Tanzi, in attesa di un nuovo incontro con i magistrati, dal carcere di San Vittore affida uno sfogo ai suoi avvocati a commento dell'ordinanza del tribunale del riesame che ha respinto la richiesta di scarcerazione: «Mi dipingono come una persona pericolosa, ma non lo sono». Mister latte, riferiscono i legali, avrebbe accolto la decisione dei giudici «con un sospiro di rassegnazione». Anzi, «come una persona di fede che accetta tutto, anche se in questo momento si trova peggio che in un angolo, se andasse a casa non potrebbe far altro che seguire l'inchiesta nella quale è coinvolto». Il prossimo interrogatorio con i pm di Milano, dovrebbe riguardare non solo le sue disponibilità all'estero (finora sempre negate, ma smentite dalle visite in banca della moglie e da una ricevuta di un bonifico di due milioni di euro a favore di un conto presso il Crédit Suisse di Montecarlo ritrovata nella sua abitazione) ma anche la fitta rete di rapporti in particolare col mondo bancario e politico. Sia in Italia che all'estero. L'inchiesta insomma, si avvicina a passo spedito al cuore del problema. E i reati potrebbero nei prossimi giorni modificarsi. Luciano Silingardi, commercialista di fiducia di Tanzi ed ex consigliere Parmalat. Ieri si è dimesso da presidente della Fondazione Cassa di ri.crarmio di Parma
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