Nel cerchio di gesso o nei Labirinti

Nel cerchio di gesso o nei Labirinti ATEATRO Nel cerchio di gesso o nei Labirinti Macario protagonista da stasera allo Juvarra dov'è di scena la versatile Raffaella De Vita ISILVIAFRANOA" Un autore come Bertolt Brecht, un regista come Benno Besson per un cast di 17 attori, protagonista Lello Arena. Lo spettacolo, ospite da stasera all'Alfieri per la stagione del T. S. T., è «Il cerchio di gesso del Caucaso», allestito secondo la versione italiana di Edoardo Sanguineti, dallo Stabile di Genova e dallo Stabile del Veneto Carlo Goldoni. Scritto tra il 1943 e il 1945, «Il cerchio di gesso del Caucaso» affronta temi etemi e molto attuali, dalla guerra al bisogno di giustizia all'amore materno, oltre a un leit-motiv della poetica brechtiana, ovvero l'urgenza di praticare la bontà in una società fondata su inique diseguaglianze. Ne risulta una commedia di «autorevole leggerezza» e d'ispirazióne orientale, che parla di tempi calamitosi, storpiati dalla sopraffazione e dalla violenza, ma che pure si apre su scenari di notevole comicità. Ancora per la stagione del T.S.T., da oggi al 24 al Gobetti, Mara Baronti, pioniera del teatro di narrazione, è protagonista di «Labirinti», allestimento prodotto dal Teatro della Tosse in collaborazione con il Teatro Civico della Spezia. «Una storia seguendo un filo da Creta ad Atene» è il sottotitolo dello spettacolo, il cu. testo è elaborato dalla stessa Baronti, anche regista e affiancata in scena dai musicisti Enzo Favata e Alfredo Laviano. H labirinto inteso come scenario di tante gesta mitologiche, «luogo» letterario tra i più frequentati, è anche il simbolo della condizione dell'umanità: stretta dalle false prospettive e dai crocevia ingannatori, costretta a penare e rischiare, per trovare la strada giusta e guadagnare l'uscita. Le battute, le risate, le colonne sonore, le gag: Macario protagonista da stasera al 25 allo Juvarra, dov'è di scena Raffaella De Vita. Accanto alla versatile Raffaella, figurano Roberto Piana e i musiciti Silvano Biolatti e Roberto Cognazzo: un cast eterogeneo, per uno spettacolo giocato tra testo e note (la regia è di Enrico Fasella). «Macario 5- C. Parole e musica (mezzo secolo di scherzi e foibe canore)» è il titolo di questa mes¬ sinscena, ideata dalla De Vita co.ne «un viaggio nel mondo del teatro musicale del secolo scorso, dal 1920 al '50 circa, attraverso tre grandi protagonisti di quel tempo: i torinesi Erminio Macario e Luigi Miaglia, in arte Rapp e il napoletano Rodolfo De Angelis». L'ironia come fil-rouge per ricostruire una fotografia d'epoca, attraverso il teatro, anche storica e sociale. E' sottile, invisibile e impalpabile, ma penetrante e mortale, la «Polvere» cui fa riferimento il titolo dello spettacolo presentato da stasera a venerdì all'Agnelli, in apertura del cai elione «Insolito 2004». Il telto dello scrittore Massimo Carlotto è allestito da Assemblea Teatro per regia di Lino Spadaro e Renzo Sicco: in scena, Giovanni Boni, Marco Pejrolo e Laura Fogagnolo. La polvere cui si allude è quella, terribile, dell'amianto: parola che nella coscienza collettiva, ormai da tempo si accosta al mesotelioma pleurico. Il copione di Carlotto è costruito proprio come «coraggioso atto di denuncia verso un crimine che si sta consumando attorno ai cantieri navali di Monfalcone, dove decine di lavoratori ed ex-lavoratori combattono ogni giorno un'assurda guerra contro l'amianto, nemico invisibile». Teatro d'impegno civile, dunque, come di consueto, per il gruppo guidato da Sicco, che ha presentato in anteprima lo spettacolo, nel settembre scorso, proprio a Monfalcone, dove «i cantieri navali hanno funzionato come vere e proprie "macchine di morte", responsabili, negli ultimi 20 anni, di qualcosa come 2000 decessi». Al Giacosa d'Ivrea, sempre stasera, Diablogues/Le Belle Bandiere, Teatro degl'Incamminati, Teatro Ebe Stignani di Imola presentano «Il mercante di Venezia» di Shakespeare, elaborato, diretto e interpretato da Elena Bucci, Stefano Randisi, Marco Sgrosso e Enzo Vetrano. Il team affronta il capolavoro del Bardo ambientato in una Venezia mercantile e affarista, partendo dal presupposto che uno degli aspetti più fascinosi dell'opera, la cui stesura risale al 1598, sia là sua radicale ambiguità. «Si è costantemente di fronte a un dehcatissimo equilibrio fra intolleranza e razzismo, sentimento morale e denuncia delle false apparenze. Tutto, fino all'ultima battuta, resta sospeso nella sottile luce del dubbio».

Luoghi citati: Atene, Genova, Imola, Ivrea, Monfalcone, Venezia