Parte il processo Mannesmann Imputato l'ad di Deutsche Bank di Francesca Sforza

Parte il processo Mannesmann Imputato l'ad di Deutsche Bank L'ACCUSA: HANNO CAMBIATO IDEA SULL'OPA VODAFONE GRAZIE AGLI ALTI BONUS Parte il processo Mannesmann Imputato l'ad di Deutsche Bank Francesca Sforza corrispondente da BERtlNO «Un processo pohtico». Così il super consulente tedesco Roland Berger ha definito il procedimento nei confronti di Josef «Joe» Ackermann e degh altri manager di Mannesmann, accusati di malversazione in seguito aU'acquisizione dell'azienda tedesca, nel 2000, da parte della britannica Vodafone. Domani, alle nove del mattino, nell'aula LUI del tribunale di Dusseldorf, comincia quello che la stampa tedescaha definito ah'unanimità «Il più spettacolare processo economico nella storia della Bundesrepublik». Sul banco degh imputati, il consiglio di sorveghanza di Mannesmann al completo : l'allora presidente Joachim Funk, l'amministratore delegato Klaus Esser, l'ex segretario generale di Ig Metall Klaus Zwieckel e il numero uno di Deutsche Bank Josef «Joe» Ackermann, entrambi ah'epoca nel consigho di sorveghanza. Secondo il. procuratore Hans-Reinhard Henke, sarebbero «indecenti» ibonus percepiti dal top management del gruppo dopo il via libera all'opa di Vodafone (complessivamente 100 milioni euro). E sarebbero indecenti soprattutto perché - sempre secondo la procura rappresentano in realtà una sorta di ricompensa ai manager per aver cambiato atteggiamento sulla natura dell'opa, inizialmente giudicata ostile, e avere infine consigliato agh azionisti di aderirvi, dopo aver fatto però alzare la posta a Vodafone. Non era mai accaduto, in Germania, che una procura entrasse in conflitto con le ehte economiche del paese. Fino a questo momento si trattava al massimo di qualche truffatore di medio calibro o di personaggi marginali della piccola finanza. Mai, però, uno della statura di Joe Ackermann, uno che fa avanti e indietro con l'ufficio del cancelliere e che tira i fili della grande economia tedesca, aveva fatto il suo ingresso in un'aula di tribunale. Bemd Schneider, avvocato dello Stato, ha definito il fenomeno come «una svolta politico-giudiziaria». Lo stesso Ackermann, confessano i suoi uomini più vicini, non credeva che si sarebbe arrivati a tanto; era praticamente sicuro che all'avviso di garanzia sarebbe seguito un colloquio in procura e poi la cosa si sarebbe chiusa. E invece domani comincia il processo: 700 pagine di incartamento, 40 sedute previste e una lunga attesa prima che il dibattimento arrivi alla fine. «Ackermann ha fatto ciò che si fa sempre in questi casi - dicono i suoi sostenitori - distribuire milioni a chiha fatto guadagnare miliardi all'azienda». Secondo i giudici, però, nei 16 milioni di euro assegnati al top manager Klaus Esser (più diritto a vita all'auto di servizio, all'ufficio e alla segretaria), c'è qualcosa di esagerato e irregolare, die se verrà dimostrato, sarà sanzionabile. Per essere precisi, Ackermann e gh altri rischiano da cin¬ que a dieci anni di prigione Per deutsche Bank si apre una fase molto difficile: prima la causa vinta da Leo kirech nei confronti dell'ex presidente Rolf Breuer, poi il ruolo ancora non del tutto chiaro avuto dal gruppo nella vicenda Parmalat, oggi infine, il processo a Joe Ackermann. ((Abbiamo allestito un ufficio a Duesseldorf in modo che il presidente possa seguire l'andamento della banca anche quando è giornata di udienza», dice un portavoce di Deutsche Bank. Non facile, in ogni caso, tenere sotto controllo un istituto bancario di 68.500 impiegati e 13 milioni di chenti e essere contemporaneamente impegnati in un grande processo. La pohtica, fino a questo momento, è stata parca di dichiarazioni a sostegno degh imputati. Ma come anticipa oggi il quotidiano francese «La Tribune», h ministro della giustizia Brigitte Zypries sta preparando un progetto di legge, in cui si intende rafforzare i diritti deipiccoh azionisti alle assemblee generali, e ponga sotto maggiore controllo l'attività dei consigh di sorveghanza. Josef Ackermann, ceo di Deutsche Bank

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