Il tennis è sempre più «stupefacente»

Il tennis è sempre più «stupefacente» VÌA AL TORNEO DEL GRANDE SLAM, SENZA SERENA WILLIAMS E CAPRIATI E CON TROPPI FAVORITI IN CAMPO MASCHILE Il tennis è sempre più «stupefacente» L'ombra del doping tiene lontani i campioni dagli Australian Open analisi PER fare un lifting all'immagine del torneo - pare vada di moda, oggi, soprattutto per chi deve apparire in tv - i candidi australiani avevano pensato a trasformare, nei cartelloni pubblicitari dell'Australian Open, il primo Slam della stagione iniziato nottetempo, i tennisti in supereroi. Bella idea, in astratto; ma tremendamente imbarazzante ora che quei pettoriali gonfiati, quei bicipitoni turgidi non possono che richiamare maliziosamente alla mente i freschi bubboncini sul doping suppurati alla vigiha della stagione, protagonisti l'inglese Greg Rusedski, il gaucho Puerta e, con un'autoaccusa postuma, il diavolaccio McEnroe. Non era d'altra parte programmaticamente «stupefacente», il famoso Uomo Ragno? Dal doping sembra non si scappi, in nessuno sport. A discuterne si rischiano steroidi anche scritti, fra retoriche facili, sospetti moraleggianti o affrettati, integratori a rischio e scuse pelose. Sono confusi persino i controllori, figuriamoci i controllati, che infatti attraverso la voce gentile di Todd Woodbridge, australiano e fresco recordman di tornei vinti in doppio, implorano: «Non limitatevi a elencare le sostanze proibite, diteci anche quali prodotti sono puliti». Perché di integratori, di «sport-drinks» capaci di restituire all'organismo i sali sudati in campo, a Melbourne ce n'è sicuramente bisogno. L'estate australe è bollente, il rebound ace, la superficie sintetica su cui si gioca, con il caldo si muta in una gomma collosa che rende faticosi ipassi e minaccia le articolazioni. Ogni anno sono in parecchi a lasciarci qualche cartilagine, e d'altra parte il tennis di oggi è sport che ferisce a fondo e spesso, come dimostra il tabellone delle ladies, sdrucito da assenze importanti. Fuori ancora Serena Williams e la Capriati - per infortunio ufficialmente, secondo i malevoli per non rischiare controlli indiscreti alla pipì -, mancano in aggiunta la Pierce e la Seles, mentre la Clijsters e la Davenport giocheranno acciac¬ cate. Pare il torneo della numero 1, la belga Henin, che ha sulla carta come uniche serie avversarie la rientrante Venus Williams e la Mauresmo. E fra i maschi? Lì manca il padrone. O meglio: ce ne sono in abbondanza. «Certo che se gioco bene posso battere tutti ha ammesso un paio di settimane fa, con il suo sorriso cubista, Nicolas Escude, vincitore del ricco torneo preparatorio di Doba -. Ma il problema è che oggi tutti possono battere tutti, se giocano bene. Questo è il tennis moderno». Qui, monsieur Escude, ben detto. E allora a parte la quaterna di favoriti d'obbligo (Roddick, Federar, Agassi, Ferrerò) aggiungete pure, nel gioco di imprevisti e probabilità il risorto Hewitt, il reaparecido Safin, Coria, Moya, Schuettler, Philippoussis, Kuerten, Johansson. Di certo il duello che allupa di più, teoricamente in cartellone per la finale, è quello fra il n" 1 del mondo Roddick e il n^, lo svizzero Federer. Un confronto geo-pohtico, con riflessi da filosofia spicciola ma intrigante: America contro Europa, pragmatismo e potenza contro esprit de finesse. Federer è tennista «che oggi ha più talento sul pianeta», come ammette il suo stesso rivale, ma nonostante il titolo di Wimbledon si sente incompiuto, vaga alla ricerca di un coach-papà, capace di imbrigliare pigrizie e ansie. Roddick picchia come nessuno su servizio e diritto e lo diresti un rozzo, uno yankee sempheiotto. Invece l'anno scorso proprio a Melbourne fu capace dì un match fra umanisti del gioco contro El Aynaoui e sul comodino tiene letture intriganti e spigolose, come i due libri anti-Bush di Michael Moore. All'alba ha già affrontato un brutto cliente come il bombardiere cileno Gonzalez: se è sopravvissuto, sarà certo uno dei divi del torneo. «Credo che voi europei abbiate frainteso Andy - sostiene un cronista made in Usa, un californiano avventuroso - che è sì il tipico all-american boy, ma nel senso migliore del termine». Il bello dello sport è poi questo, che nello spazio di un match sa fare da prisma alle luci del mondo. L'americano Roddick si allena sotto II cocente sole di Melbourne

Luoghi citati: El Aynaoui, Europa, Melbourne, Usa