I Cobas da Maroni II ministro: non tratto

I Cobas da Maroni II ministro: non tratto IN VISTA DELLO SCIOPERO DI LUNEDI' PROSSIMO I Cobas da Maroni II ministro: non tratto Domani il vertice al Welfare: «Un atto dovuto previsto dalla legge» I sindacati autonomi: «La decisione finale spetta alle assemblee» Cresce la tensione e al tavolo potrebbe non presentarsi nessuno Brunella Giovara MILANO «Lo sciopero del 26 gennaio verrà deciso dai lavoratori». Così parla il coordinamento nazionale di lotta degli autoferrotranvieri alla vigilia dell'incontro previsto a Boma al ministero del Welfare. Dopo quell'incontro - sempre che domani si svolga davvero - partiranno le assemblee dei lavoratori nei depositi di tutta Italia, e si deciderà il destino di una vertenza che i Cobas e gli autoorganizzati (presenti soprattutto a Genova e a Brescia) non considerano affatto chiusa, dopo la firma del contratto nazionale e dell'integrativo all'Atm di Milano. Lo sciopero del trasporto locale del 26 - giudicato illegale dalla Commissione di Garanzia, ma non per questo rinviato potrebbe quindi realizzarsi davvero, e potremmo rivivere un replay degli ultimi grandi scioperi che hanno paralizzato le città, Milano in testa. Ma per il ministero del Welfare la partita è già chiusa «con la sigla dell'accordo del 20 dicembre 2003», e quell'incontro è solo un atto dovuto, nient'altro che «una convocazione automatica - spiega il ministero in una nota - e dovuta in base alla legge in tutti i casi in cui una qualsiasi organizzazione proclami uno stato di agitazione a mezzo di sciopero». Bientra infatti nelle cosiddette «procedure di raffreddamento», e nel caso specifico non sarà comunque il ministro Boberto Maroni a incontrare i sindacati di base. Il ministero ribadisce inoltre che la vicenda contrattuale in questione è conclusa e non c'è alcuna intenzione di riaprire il negoziato. «Non si comprende dunque come la partecipazione ad un incontro obbligatoriamente previsto dalla legge possa diventare un successo politico. Il ministero è obbligato tassativamente ad effettuare la convocazione», entro cinque giorni dalla comunicazione da parte del sindacato di volere effettuare uno sciopero. Si tratta pertanto di incontri tecnici che non hanno nessuna valenza politica, sottolinea la nota del ministero. «Vediamo come va l'incontro, e dopo decideremo», com- menta il portavoce Cobas fiorentino Sandro Nannini. Ma il «sospetto è che a quel tavolo non si presenti nessuno, e non sarebbe la prima volta. Se si presenta qualcuno, bene, perché noi ci saremo. E se ci venisse un ministro, tanto megho». Nannini è uno dei «disobbedienti» che il presidente della Camera Casini ha bollato come «frange, estremistiche» che le parti sociali dovrebbero «isolare». Naturalmente respinge le accuse, e dichiara: «Noi siamo disponibili al dialogo. Quanto allo sciopero, qualcuno crede davvero che noi ci divertiamo a perdere dei soldi, e a creare disagi alla cittadinanza?». Il clima non è dei mighori. A Milano il sindacalista Claudio Signore, delegato dello Slai Cobas dell'Atm, ha denunciato alla questura di aver ricevuto minacce di morte sulla segreteria telefonica. Per lo Slai Cobas quel gesto «è l'ultimo atto della feroce campagna messa in atto contro i sacrosanti diritti dei lavoratori dell'Atm», i quali «non sono soli, ma hanno accanto a loro gran parte dei lavoratori milanesi, a cominciare da quelli dell'Alfa Bomeo di Arese». Tanto che tra i tranvieri e gli operai dell'Alfa è scattata la solidarietà che darà vita ad un'assemblea pubblica venerdì prossimo «per unire le lotte». «La gente, i lavoratori sono dalla nost parte, perché hanno visto quale uo trovare finalmente il coraggio di alzare la testa, dopo 10 anni di contratti ed accordi a perdere», dice Giampiero Antonini della Cub. Lei andrà all'incontro al ministero? «Certo. A noi chiedono di rispettare le regole e noi lo facciamo. Loro però aspettano l'ultimo momento per chiamarci... Questa procedura è una farsa, se poi non viene rispettata». Antonini ricorda che l'ultimo incontro, lo scorso 18 settembre, «è andato disertato da tutte le altre parti: «Non c'era un rappresentante del governo, nessuno delle associazioni delle aziende di trasporto, e nessuno della commissione di garanzia. Erano tutti malati, ufficialmente». Ma aldilà dell'incognita su chi effettivamente si presenterà a quel tavolo, Antonini vede comunque nella convocazione di martedì un qualche «segnale di apertura». Ovvero l'implicito «riconoscimento che i lavoratori non sono esclusivamente rappresentati da Cgil, Cisl e Uil». Comunque, «deve essere chiaro il fatto che non è che noi ci siamo innamorati della lotta per la lotta. E in ogni caso saranno le assemblee dei lavoratori, che partiranno subito dopo la conclusione dell'incontro romano, a decidere il da farsi. Abbiamo tempo una settimana per stabilire se mantenere lo sciopero del 26, o se revocarlo. In quel tempo ana lizzeremo la situazione nei nostri depositi, e poi decideremo». L'astensione è già stata giudicata illegale dalla Commissione di Garanzia. Si teme un replay dei giorni di caos già vissuti in molte città con Milano in testa Un gruppo di Cobas durante uno degli scioperi delle settimane scorse

Persone citate: Antonini, Boberto Maroni, Boma, Brunella Giovara, Claudio Signore, Giampiero Antonini, Maroni Ii, Nannini, Sandro Nannini

Luoghi citati: Arese, Brescia, Genova, Italia, Milano