«Sui conti Parmalat molte omissioni da cda e revisori»

«Sui conti Parmalat molte omissioni da cda e revisori» RICOSTRUITO IL FALSO DA 4 MILIARDI. LA FINANZA RESPINGE LE CRITICHE SUI CONTROLLI: SCOPERTI 640 MILIARDI DI LIRE DI IRAP EVASA DALLA SOCIETÀ' SPORTIVA «Sui conti Parmalat molte omissioni da cda e revisori» .'ex contabile di Collecchio accusa. Maxievasione per il Parma, poi condonata Susanna Marzolla MILANO I magistrati sono tornati a interrogarlo per chiarire subito quei dubbi che tormentavano gli inquirenti da mercoledì quando lui, Gianfranco Bocchi, l'ex contabile di Parmalat, aveva adombrato la possibilità che i controlli fiscali fossero «addomesticati». Su questo «gli è stato chiesto se aveva elementi spiega la pm Silvia Cavallari - e ha detto che non ne aveva»; quando Luciano Del Soldato gli disse di «non preoccuparsi» voleva semplicemente rassicurarlo. Ma l'interrogatorio non si è limitato a quei sospetti: Bocchi è stato «molto collaborativo» e ha raccontato con dovizia di dettagli la costruzione del falso da 3,95 miliardi di eviro; quel foglio col logo di Bank of America scannerizzato che doveva garantire i fondi di una scatola vuota, la Bonlat. Potevano scoprire subito tutto, i revisori della Grant Thomton, visto che i fogli contabili di quel conto erano col formato italiano, ben diverso da quello americano. Del resto - dice Bocchi non facevano neppure parti-" re la «Ietterà di circolarizzazione» sulla Bonlat: l finiva sul tavolo di Fausto Torma, che preparava la risposta. E ciechi, racconta ancora Bocchi, pure quelli del consiglio di amministrazione: da una parte aveva a disposizione report gestionali che fotografavano, correttamente, «margini operativi modesti o passivi» e dall'altro un bilancio con «attivi esorbitanti». Insomma chi avesse voluto, poteva vedere benissimo quanto di falso lui - semplice impiegato che, dice il suo avvocato, «poteva solo eseguire gli ordini oppure licenziarsi» - doveva fare sui conti aziendali. E per chiarire meglio lunedì tornerà alla Parmalat di Collecchio assieme a Torma (ieri interrogato per due ore): «Devono aiutare i nuovi revisori dei conti spiega la pm Antonella loffredi - a ricostruire la contabilità e altri fatti molto importanti». Di ciò l'unica a preoccuparsi per ora è la moglie, che teme debba indossare abiti inadatti al suo «rientro» in ufficio. Bocchi è stato in qualche modo protagonista della giornata di ieri, imperniata sulla questione dei sospetti sui controlli «ammorbiditi» con un susseguirsi, in parallelo di pubbliche smentite e di indagini riservate. Per megho av¬ valorare le smentite la Guardia di Finanza dell'Emilia Romagna ha fatto sapere che «la Parmalat spa e tutte le sue controllate sono soggette a sistematiche verifiche almeno dal 1992». E che sono state verifiche fruttuose: nel triennio 1999-2002 dal Parma Calcio sono stati recuperati 640 miliardi di lire di Irap evaso sulla compravendita dei giocatori, «con un gettito fiscale di 22 miliardi» (e la società calcistica conferma, spiegando di aver alla fine risolto il contenzioso con il «condono tombale» dell'anno scorso). Smentita ancora più netta quella del generale Flavio Zanini, comandante della Guardia di Finanza di Bologna: «Nessun militare della Finanza è indagato nelle inchieste avviate su Parmalat. Zanini ieri mattina era a Milano per una «visita di cortesia - dice - programmata di ilio tempore». Una cortesia che si è tradotta in una riunione nell'ufficio del procuratore capo Manlio Minale presenti militari di alto grado della Finanza di Bologna e Milano, compreso un altro generale, e tutti i pm milanesi Francesco Greco, Eugenio Fusco e pure Carlo Nocerino che ha annullato di botto la sua trasferta a Parma. Si è per caso discusso di sospetti sulla Finanza? Zanini: «Non si è certo parlato di ipòtesi relative a verifiche addomesticate alla Parmalat»; Greco: «A volte escono notizie un po' così, non si capisce come. Non abbiamo affatto parlato di controlli addomesticati». Però qualcosa di meno ufficiale trapela: ad esempio che i magistrati hanno chiesto la partecipazione alle indagini di investigatori «affidabili» e con una spiccata competenza; che i comandanti della Finanza hanno assicurato l'invio di rinforzi a Bologna con gli uomini migliori. Intanto a Parma, oltre a Bocchi, veniva sentito anche Del Soldato. Per dirla con un investigatore: «La priorità in questo momento è far smettere le voci che possono compromettere l'inchiesta; se qualcuno ha preso soldi da Parmalat, chiunque sia, vogliamo saperlo subito». E se Bocchi ha praticamente smentito a Del Soldato, secondo il suo avvocato, non sarebbe neppure stata posta la domanda: «No - dice il legale. Luigi Stortoni - di verifiche ammorbidite non si è parlato». Durante un interrogatorio definito «chiarificatore». «Chiarificatore» come quello (ed è il quarto) di Alberto Ferraris l'ex direttore finanziario di Parmalat sempre rimasto a piede libero: ieri è stato sentito a Milano dalle tre del pomeriggio fino a tarda sera da Nocerino, Fusco e dal pm di Parma Vincenzo Picciotti. Argomento: i rapporti con le banche, italiane e straniere, sul collocamento dei bond. Frattanto i legali di Tanzi chiariscono la vicenda dei 700 mila euro versati dalla moglie. Anita Chiesi: «E' stato un semplice giroconto nella stessa agenzia bancaria dice Michele Ributti - la signora ha spostato il denaro dal conto di una società a quello della farmacia di famiglia». L'avvocato di Tanzi: non esiste nessun conto estero, i fondi spostati solamente da un conto all'altro per garantire un fido assegnato ad una farmacia di famiglia La crisi Parmalat continua. Ancora interrogatori per scoprire dove sono andati a finire i fondi di Tanzi •fell .w -■,-, „, ■-. ra -■■. 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