Scampato pericolo per lo stambecco

Scampato pericolo per lo stambecco | ZOOLOGIA | CONVEGNI E MOSTRE SUL RE DELLA MONTAGNA Scampato pericolo per lo stambecco QUANDO SEMBRAVA ORMAI QUASI IMPOSSIBILE SALVARLO DALL'ESTINZIONE SI E' INTERVENUTI CON AMPIE REINTRODUZIONI SULLE ALPI OCCIDENTALI Caterina Gromis di Trana SI è meritato di recente un convegno dedicato a lui solo, in quanto protagonista di una vasta reintroduzione sulle Alpi occidentah che prosegue con successo. E' stato onorato pure da una mostra personale, allestita durante l'estate nella sede del Parco Naturale della Val Troncea, poco lontano dai nuovi trampolini di Pragelato in fermento per i prossimi tornei olimpici. Si tratta dello stambecco, interessante per il suo pubblico di estimatori quanto o più ancora delle gare sportive e dell'impegno che le accompagna. Oggi è di nuovo un po' dappertutto sulle Alpi e sembra impossibile che sia stato tanto vicino all'estinzione. La ragione della sua fragilità deve essere il suo antichissimo lignaggio: ha avuto tutto il tempo di essere esposto a rischi e pericoli e il fatto esserci gh rende onore. Il progenitore suo e di tutte le capre abitava l'Asia centro-occidentale tra 14 e 17 milioni di anni fa ed era più grande di almeno un terzo rispetto ai suoi rampolli attuali. Al termine dell'ultima glaciazione lo stambecco si rifugiò più in alto che poteva: i ghiacciai si ritiravano, il clima cambiava, la temperatura del pianeta si alzava e a lui, pur con quell'aria così robusta, mancava il sistema di termoregolazione per sopportare il caldo. Diversi gruppi di stambecchi si trovarono così isolati tra di loro, ognuno sui suoi monti, e con il passar del tempo diedero origine a sei specie del genere Capra. Tra queste la Capra ibex conta alcune sottospecie classificate sulla base della struttura delle coma. La Capra ibex ibex . è il nostro.stambecco delle Alpi. In tempi storici era ampiamente distribuito su tutto l'arco alpino, ma dal Medioevo incominciarono per lui secoh duri. che lo ridussero al lumicino. Molte furono le ragioni, legate per lo più al fatto di essere interessante per l'uomo. Ogni sua parte sembrava dotata di proprietà medicamentose, taumaturgiche o magiche. La carne dal grande valore nutritivo era pregiata cotta e consigliata cruda per le persone debilitate; il sangue, bevuto ancora caldo, era considerato rimedio contro le malattie respiratorie compresa la tubercolosi, le coma e gli zoccoli in polvere avevano fama di potenti afrodisiaci, i benzoar (sorta di calcoli che si formano all'interno dei pre-stomaci per un sapiente impasto di peli e di frammenti vegetali, cementati da resine e dal lavoro dei succhi gastrici) erano somministrati macinati come rimedio contro il cancro; il cosiddetto «osso del cuore», una cartilagine alla base delle arterie di quell'organo, era il più ambito dei talismani, dotato di infiniti poteri. Come sempre succede, più la specie veniva cacciata e si rarefaceva, più gli sporadici incontri su cime impervie e desolate alimentavano immaginazione e cupidigia: lo fecero diventare un animale magico, e fu sempre più in pericolo. I primi editti che imponevano drastiche riduzioni alla caccia dello stambecco sono del 1300, proclamati dal vescovo di Aosta, dall'arcivescovo di Cogne e dall'imperatore Massimiliano d'Austria. Nulla servì e fu sempre peggio fino ai primi del 1800, quando la sopravvivenza della specie rimase legata a una sparuta popolazione di poche decine di esemplari che languivano sul massiccio del Gran Paradiso. La sorte a quel punto cambiò per un motivo che può sembrare uno scherzo: la passione per la caccia della famiglia reale. A questo lo stambecco deve la salvezza: nel mondo della natura il buon parassita deve tenere in vita l'ospite da cui dipende la sua stessa sopravvivenza, e sa dosare i danni che gli infligge per garantirgli, e così garantirsi, un buon livello di benessere. Il bravo cacciatore è un buon parassita; con le Regie Patenti del 1821 fu vietata la caccia allo stambecco, mentre il territorio del Gran Paradiso diventava Riserva reale di caccia. Ci sono voluti più di cento anni perché si placassero gh animi della gente coinvolta nelle vicende degh stambecchi; molti bracconieri furono selezionati con avvedutezza e scelti per diventare Guardie reali, grazie ai trascorsi che garantivano scaltrezza ed esperienza sul campo. Molti furono gh incidenti, le morti misteriose, le lotte intestine tra famiglie di montanari. mentre le poche decine di stambecchi sopravvissuti diventavano alcune centinaia e poi mighaia. La prima reintroduzione ufficiale in Italia venne effettuata dal re Vittorio Emanuele n nella Riserva reale di ValdieriEntracque. I precursori del ripopolamento furono però gli Svizzeri che, nonostante il rifiuto di casa Savoia di cedere a chiunque gh animali a scopo di reintroduzione, li ottennero ugualmente assoldando spericolati bracconieri, che catturavano i piccoh di stambecco dopo averne uccisa la madre. I metodi nel tempo si sono perfezionati: non si rubano più i capretti neonati, né si tentano improponibili incroci ibridando lo stambecco con la capra domestica. Oggi si usano siringhe di anestetico sparate da lontano per ridurre al minimo lo stress dell'animale da catturare, e il trasporto è rapido e ovattato, degno della più confortevole nursery. I guardacaccia non sono più ex bracconieri perché sono cambiati i tempi, e con l'aumento delle zone protette i guardaparco delle ultime generazioni sono diventati bravi etologi, affiancati da preparati veterinari. Così oramai nei parchi, e non soltanto in quello del Gran Paradiso come fino a pochi anni fa, è facile vedere gli stambecchi in ogni stagione: i branchi numerosi dei maschi che pascolano nei fondovalle in primavera, e poi sempre più in quota man mano che la stagione procede, prima i gruppi dei giovani e poi, ancora più su, le femmine con i piccoli dell'anno. Gh stambecchi venivano descritti dai naturalisti del passato che non li avevano mai visti come esseri diabolici con gh occhi fiammeggianti, creature infernali. Oggi non c'è quasi soddisfazione ad imbattersi nei loro immensi raduni. Sono confidenti, spesso spelacchiati per la muta, domestici, niente di molto diverso da un gregge di capre. Però se si supera un punto invisibile ecco lo scatto e l'agilità dell'animale selvatico; ed ecco compiersi l'inatteso miracolo di una mole tanto possente che, di fronte al presunto pericolo, sembra volare senza inciampare, e saltando tra rocce e burroni, se ne va in un posto tranquillo a ruminare festuche, facendo sberleffi agli intrusi. Maestoso e serafico, fiero di esistere ancora. NEI PARCHI E' ORA FACILE VEDERNE I BRANCHI IN OGNI STAGIONE. MA IN PASSATO TUTTI LO CACCIAVANO PERCHE' SI CREDEVA CHE OGNI SUA PARTE AVESSE PROPRIETÀ MEDICAMENTOSE E ADDIRITTURA MAGICHE. LA PRIMA TUTELA NEL GRAN PARADISO CON LE REGIE PATENTI Maestoso e elegante, lo stambecco attuale discende da esemplari di dimensioni più grandi di un terzo

Persone citate: Caterina Gromis, Vittorio Emanuele

Luoghi citati: Aosta, Asia, Austria, Cogne, Italia, Pragelato, Savoia, Trana