Diannoci alla macchia con Fattori & C.

Diannoci alla macchia con Fattori & C. Diannoci alla macchia con Fattori & C. Marco Rosei COME a Milano per il Guercino, anche a Padova gruppi tematici illustrano la vicenda dei Macchiaioli nel contesto della pittura della realtà nell'Europa borghese della seconda metà dell'800. Questa esperienza di pittori del Centro, del Nord e del Sud, vissuta fra Firenze e la riviera versiliano-livomese, è giustamente proposta e conchiusa fra gh estremi anni 1850 e i dintorni del 1870, con una appendice di capolavori posteriori, dal Mazzini Morente di Lega allo Staffato e al .Ritratto della figliastra di Fattori e alla Toiktte del mattino di Signorini, da cui Luchino Visconti, avendola vista in casa di Toscanini, trasse appunti per il film Senso. La mostra scandisce il variegato panorama dei temi dei Macchiaioli, il patriottico e militare risorgimentale, il ritratto, la vita quotidiana fra mondo contadino e ville borghesi, il paesaggio fra Amo e Mugnone, Castiglioncello e Piagentina. La scansione tematica non attutisce la rivoluzionaria unità del linguaggio di definizione alternativa di luce e ombra e di serrata struttura compositiva per campi di colore. Ad ogni tappa viene riproposto il cammino dalla violenza sovversiva della «macchia radicale» di Cabianca (il maiale nero contro il muro bianco narrato da Gecioni), Borrani, Banti, Signorini, che persuade a attrae a sé Fattori, Abbati, Semesi, e il maturare della lumino- sa organizzazione dei piani colore nella scansione ritmica delle forme, che sta a fondamento del confronto ad armi pari del «piccolo mondo» fiorentino con il realismo europeo preimpressionista, dalla Francia dì Courbet alla Germania, dall'Inghilterra alla Scandinavia alla Russia. La rassegna, di grande qualità e rigore nella scelta delle opere da parte di Ferdinando Mazzocca e Carlo Sisi, coglie il frutto di un trentennio di mostre e di studi che hanno innovato il rapporto fra l'arte dei Macchiaioli e l'Europa. Questi hanno fatto definitivamente emergere i valori di fondo di un'esperienza, nel cui ambito la violenza della «macchia» nel minuscolo Portico di Vito D'Ancona ha la stessa valenza espressiva del celebre e diversissimo panorama ottico e atmosferico della Traversata degli Appennini di De Nittis, traendola dalle secche dei confronti con un impressionismo di là da venire e del nazionalismo in chiave localistica toscana che aveva esaltato fra le due guerre il «primitivismo» dei presunti ispirati dalle predelle del '400 toscano. Questo localismo di vita, a parte i successivi «parigini» De Nittis, Boldini, Zandomeneghi, è ottimamente risollu in apertura dal famoso acque¬ rello caricaturale di Cecioni del Caffè Michelangelo, assenti Fattori e Abbati, dagh Autoritratti giovanili degh artisti, dai bellissimi Ritratti amicali di Boldini, di Abbati e di Banti e dai capolavori di «macchia» di Fattori con Diego Martelli e la compagna Teresa Fabbrini a Castiglioncello. Idea nuova e significativa della mostra è l'inizio con la pittura di Delaroche, Mussini, PoUastrini, quell'accademia purista, ingresiana, nazarena, di verismo storico, da cui i Macchiaioli stessi, da Fattori a D'Ancona, da Borrani a Lega, erano partiti e contro cui violentemente reagirono, anche attraverso l'incontro con la forza cromatica e drammatica dei napoletani Morelli e Altamura, reduci da Parigi a Firenze nel 1855. Di fatto, la cristaBina nettezza ài forme peculiare dell'accademia fiorentina rimase essenziale per la determinazione di ombre e luci della pittura di macchia, altrettanto quanto la scansione dei ritmi spaziali e figurah, eminente soprattutto in Fattori e Lega, Abbati e Borrani. In questo senso, sono significative le presenze dei grandi Funerali di Buondelmonte di Altamura del 1858, in cui il fondo della collina fiorentina è pittoricamente tal quale quello del Vicino Battelli a Piagentina di Lega del 1863. Parimenti la «macchia» violenta dei Novellieri toscani del XIV secolo di Cabianca, opera capitale delle origini quanto i Soldati francesi del '59 di Fattori, il Merdaio di La Spezia di Signorini, i Tetti al sole di Semesi, è in tutto e per tutto la medesima dei coevi Zuavi in azione dello stesso Cabianca: prova palmare di quella indifferenza pittorica ai generi in nome del «vero» conclamato dai Macchiaioli, in realtà e di fatto grandi stilisti della luce, senza scomodare, io penso, Piero della Francesca e tanto meno il Beato Angelico. Accanto a vertici come iVerina Badiali di Puccinelh, la Rotonda Palmieri e Bovi al carro di Fattori, la Saia delle Agitate di Lega, che entusiasmò Degas nel 1875, il visitatore potrà ammirare la lucidità, degna di De Hooch se non di Vermeer, della cultura borghese della veste femminile e dell'arredo, dalla tappezzeria alle tende ai tappeti, negli interni di Lega e di Borrani. L'esposizione a Palazzo Zabarella di Padova. Ha il grande merito di sottrarre i Macchiaioli dalle secche del confronto con un impressionismo di là da venire e del nazionalismo in chiave localistica toscana che li aveva connotati fra le due guerre La rotonda di Palmieri di G. Fattori m**ziSi*^*si* ~~ .' , . I Macchiaioli Padova, Palazzo Zabarella Orario tutti i giorni 9,30-19,30 Chiuso Lunedì Fino al 7 marzo