Genova, cantiere della modernità di Fiorella Minervino
Genova, cantiere della modernità A CONVEGNO SEI GRANDI VECCHI DELL'ARCHITETTURA Genova, cantiere della modernità Fiorella Minervino GENOVA | T NA Genova in parte rinnova*-J ta, tirata a lucido, restaurata nei monumenti, nei superbi palazzi ha ricevuto ieri, in occasione di «Genova 2004, capitale della Cultura», sei architetti intemazionah assai attivi nel secolo scorso, tutti sopra i 70 anni, (da qui il titolo del convegno 7x 70, ma è mancato il protoghese Alvaro Sixa Viera) per confrontarsi, presentare le loro più recenti realizzazioni e offrire suggerimenti a questa città marina che vuol promuovere la propria immagine in Europa e all'estero non solo come luogo maestoso del passato, bensì quale «cantiere moderno» per ciò che attiene la scienza, la biotecnologia, l'architettura e design. Così, organizzata dalla rivista Area (ed. Motta) e dal suo direttore Marco Casamenti, (ai protagonisti ha dedicato un numero speciale), nonché dalla Facoltà di Architettura di Genova, si è svolta un'intera vivacisisma giornata di speciale interesse, a partire dall'incontro con la stampa dei sei «maestri» al Porto Antico (magnifica creatura di Renzo Piano, assente per età insufficiente), fino agli appuntamenti stabiliti ai Magazzini del Sale, e introdotti dal Sindaco Pericu. Oltre 2000 studenti, professori, architetti, giornalisti hanno affollato sin dalle prime ore della mattina la vasta sala dei Magazzini del Sale dove sono intervenuti i sei grandi, scelti - ha spiegato Casamenti - quali protagonisti scaturiti dal Movimento Moderno, nati intomo agli Anni '30 e ciascuno avviato poi a ima via indipendente e ad un'avventura architettonica diversa. Sotto accusa la grande malata, cioè la città, o più precisamente la città europea che ha perso i caratteri tradizionali per assumere una «modernità spettacolare» che si offre, ha precisato Paolo Portoghesi (il solo itahano invitato), come un «insieme disorganico di edifici vistosi e aggressivi». L'accusa più Ai Magazzle visioni udei maestle «città sp : ni del Sale banistiche contro ettacolari» violenta è venuta dallo spagnolo Oriol Bohigas, il celebre autore della nuova Barcellona dei Giochi Olimpici nel '92. Bohigas, superstar della mattinata, si è scagliato contro le società attuali che mettono in crisi l'architettura per mancanza di libertà e democrazia, sicché, tra ambiguità ed eccesso di personalizzazione, gh edifici risultano simboli del capitale e degh imprenditori, invece che servire la collettività. «Io sono anche contro i piani regolatori perché regolano troppo poco e sono al servizio delle speculazioni», ha aggiunto applaudittissmo Bohigas. Per l'olandese Herman Hertberger l'importante è creare spazi d'incontro, come la scuola o le antiche piazze, dove le etnie possano comunicare e sentirsi come a casa propria. Il giapponese Arata Isozaki ha presentato i suoi più recenti progetti, quello per la Stazione Ferroviaria a Firenze, e taluni in Cina, fra i quali un museo a Pekino, a Shangai, una biblioteca. L'americano Peter Eisenman, autore del Museo dell'Olocausto a Berlino, si è dischiarato assai soddisfatto di trovarsi a Genova, città complessa, compressa dal traffico e dagh edifici, segnata dal disordine che lui predilige. Ha poi illustrato il progetto che più lo stimola: quello per la città della Cultura a Santiago de Compostela, luogo di introspezione e religiosità. Attesissimo il tedesco Oswald Mathias Ungers, autore del Walraf-RichartzMuseum di Colonia, ha narrato le sue pure nitide esperienze nella Germania dei molti mutamenti dal dopoguerra a oggi. Ciascuno dei sei architetti è stato presentato dal critico che ha scritto di lui su Area. Al dibattito hanno partecipato anche Franco Purini e Pier Luigi Niccolin. Germano Celant, direttore artistico di «Genova 2004», ha annunciato il perdurare dell'interesse per l'arohitettura: uno degli eventi cruciali sarà la mostra Arti B Architettura che curerà lui stesso a Palazzo Ducale dal 2 ottobre in poi. Ai Magazzini del Sale le visioni urbanistiche dei maestri contro le «città spettacolari»
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