II Dal Nicaragua all'Angi Ventisei anni da latitante di Francesco Grignetti

II Dal Nicaragua all'Angi Ventisei anni da latitante ÌE! AVEVA CONDIVISO, TEAH'ALTRO, LA GESTIONE DIUN'ARMERIA II Dal Nicaragua all'Angi Ventisei anni da latitante La «compagna Marzia» fuggì con il marito, poi riattraversò l'oceano per arrivare a Luanda e infine ad Algeri, dove sarebbe stata venduta retroscena Francesco Grignetti ROMA LI ALGERIA. L'Angola. E il i Nicaragua. Dove arrivò assieme all'ex marito Alessio Casimirri da Parigi, via Mosca. E' stata lunghissima e frastagliata la latitanza di Rita Algranati. Scomparvero da Roma, i due, nomi di battaglia «Marzia» e «Camillo», quando abbandonarono le Brigate Rosse. Lui la spiegò così: «Per un profondo dissenso con l'incomprensibile omicidio di Vittorio Bachelet». Altri precisarono: dopo l'arresto di Gallinari, nel settembre '79, la colonna romana si stava riorganizzando; i due dovevano dividersi e preferirono il privato alla politica. Pur di non separarsi, cioè, moglie e marito, che condividevano la militanza nel partito armato e la gestione di un'armeria dalle parti di piazza San Giovanni di Dio, preferirono uscire dalle Br. E fuggirono all'estero. PrivilegidruiiO Id loro storia d'amore. Che a un certo punto, però, finì brutalmente. Come tante storie d'amore. In Nicaragua Casimirri si fidanzò con una bella ragazza, Rachel, che gli ha dato due figli. L'Algranati ci rimase malissimo. «Non mi sono potuto sposare con Rachel - ha raccontato l'ex terrorista in un'intervista che concesse all'Espresso nel 1998 - perché la mia ex moglie non mi ha mai concesso il divorzio». Disse anche di più, Casimirri: «Non ci vediamo da sedici, anni e non so nemmeno dove sia». Semhrava proprio, il rifiuto del divorzio, la ripicca di una moglie tradita. Ma le parole di Casimirri non vanno mai prese per oro colato. In altre dichiarazioni, del 2000, faceva espressamente riferimento al¬ l'Algeria come del Paese più probabile dove viveva la ex moglie. Indicazione preziosa che il più grande enciclopedista del caso Moro, Vladimiro Satta, non s'è fatto sfuggire. E si ritrova nelle note del suo libro «Odissea nel caso Moro» (Edup 2003). Né sfuggì, naturalmente, ai nostri servizi segreti. Alla fine degli anni Ottanta, insomma, la coppia in fuga scoppia. Le vite si separano. Rita Algranati si lega a un altro esule italiano, Maurizio Falessi, anche lui romano, di Centocelle, finito a Managua dopo essere stato segnalato a Madrid. Tra il '90 e il '91 cominciano a girare il mondo per rotte pressoché obbligate - quelle della solidarietà internazionalista, come direbbero loro nel vecchio gergo marxista - portandosi dietro il fardello triste di ex terroristi. Inseguiti entrambi dai rimorsi e dalle condanne pesantissime della giustizia italiana. Con l'incubo che la fuga possa interrompersi in ogni momento. Lasciato il Nicaragua, la successiva tappa è l'Angola. Il Paese africano è appena uscito da una devastante guerra civile: non si scontrano solo i sostenitori marxisti di Dos Santos (Mpla) contro quelli occidentali di Savimbi (Unita), ma anche i rispettivi sponsor, ossia cubani e sudafricani. C'è comunque un govemo che guarda a Mosca. E due ex terroristi italiani, con una vicenda di «guerriglia marxista» alle spalle, sono comunque bene accetti. Non è dato sapere quanti anni vivessero in Angola. Tra l'aprile e il maggio 1991, però, dopo che i cinquantamila soldati cubani sono tornati nella loro isola, e sono stati rimpiazzati da osservatori dell'Orni, e l'Mpla ha ripudiato il marxismo a favore di un vago «modello socialdemocratico», forse il clima politico cambia. E occorre trovare nuove sponde. Algranati e Falessi vagano Der diversi Paesi mediorientai. Approdano infine nell'Algeria, altra tappa classica del network terzomondista comunista. Lì conducono una vita molto appartata. Pochissime spese. Ogni tanto qualche contatto con i familiari a Roma e con pochi amici fidati. Eppure l'Algeria, squassata anch'essa da una guerra civile, non è più quella dell'Fln e della rivolta antifrancese. Viene in primo piano la questione del fondamentalismo islamico. I governi militari si sono avvicinati progressivamente all'Occidente. Al punto che ieri, parlando con l'avvocato Caterina Calia, i due fuggiaschi si sono sfogati così: «Gli algerini ci hanno venduti». E spiega il legale: «Algranati e Falessi erano comunisti e come tali erano stati accolti, tantissimi anni fa, da quel governo. Adesso, sottolineano loro, sono stati traditi e venduti in cambio di non so cosa». E in Italia sono molti a interrogarsi, adesso, se questa lunga latitanza per Paesi esotici sia stata tutta casuale o invece non abbia usufruito di coperture. Enzo Fragalà, capogruppo di An alla Commissione Mitrokhin, è l'unico a parlare esplicitamente di una rete del Kgb.