L' opposizione esulta il Polo contrattacca

L' opposizione esulta il Polo contrattacca LA MARGHERITA: STATO DI DIRITTO. FOLLIMI: «LA LEGGE E CORRETTA» L' opposizione esulta il Polo contrattacca Per Fassino «vince la legalità», per Forza Italia «da oggi siamo un po' meno europei». E Castelli profetizza: «C'era stata una tregua, ora questa sentenza complicherà il rapporto tra politici e magistrati» Giacomo Galeazzi ROMA Duello all'arma bianca fra maggioranza e opposizione sulla bocciatura del lodo Schifani. Tanto da far temere al ministro della Giustizia Roberto Castelli che «questa sentenza della Consulta complicherà i rapporti tra politica e magistratura in questo momento storico. Il lodo Schifani aveva consentito una tregua, un abbassamento dei toni. Temo che ora le polemiche torneranno ad essere più aspre». E i toni sono davvero caldi. «Il pronunciamento della Consulta è un bene per l'Italia - taglia corto il segretario diessino Piero Fassino - ha vinto la legalità, quindi il centrodestra dovrà smetterla di intralciare il funzionamento della giustizia». Nella maggioranza, aggiunge il leader della Margherita, Francesco Rutelli, c'è la tentazione di mettere mano alle immunità per i parlamentari, ma si sappia che «ci vuole una modifica costituzionale», e che poi si «dovrà fronteggiare un referendum». Prese di posizione che il coordinatore di An, Ignazio La Russa, bolla come inaccettabili e grosso¬ lane strumentalizzazioni politiche della sentenza. Adesso, secondo Luigi Vitali, capogruppo di Forza Italia nella commissione Giustizia di Montecitorio, la maggioranza ha «una grande occasione», ovvero reintrodurre per deputati e senatori la sospensione dell'azione penale durante la carica, la cosiddetta immunità. E il senatore Paolo Guzzanti di Fi parla di «primato del Parlamento». Il lodo Schifani, ribadisce il segretario dell'Udc Marco Pollini, era e resta una legge giusta e perfettamente coerente con i principi costituzionali. A giudizio di Michele Saponara, capogruppo di Fi in commissione Affari Costituzionali, ora si può ritornare a discutere della proposta di Nitto Palma che prevede la sospensione del processo per i deputati nel periodo del loro incarico. «Non condividiamo il verdetto ma lo rispetteremo - commenta il presidente dei senatori azzurri Renato Schifani - comunque, è stata negata all'Italia una norma di civiltà giuridica ed istituzionale che assicurava la stabilità e lo svelanimento dello scontro (ormai sotto gli occhi di tutti) tra potere giudiziario e politico. Una grossa componente dei poteri forti del nostro Paese è contro Berlusconi, ma per fortuna la gente è con lui. La corte si è spaccata 10 a 5, rispecchiando il rapporto dei magistrati ulivisti rispetto a quelli di centrodestra». Per contro, approvare una norma processuale ordinaria senza tenere conto né del principio di uguaglianza né della necessaria copertura costituzionale, è stato per Nicola Mancino della Margherita, un atto d'arroganza («ora giustamente punito») della Casa delle libertà. «La sinistra non si illuda ribatte Enzo Fragalà di An - la decisione della Consulta non aprirà la strada ad una spallata al govemo per via giudiziaria. Non ci sarà un nuovo '94. Malgrado la lezione dei processi contro Giulio Andreotti, i supremi giudici hanno soccorso traballanti teoremi politico-giudiziari». Critico verso la Consulta anche il Carroccio. «Questa sentenza era prevedibilee si inserisce nel percorso che ha visto come ultima tappa il rinvio alle Camere della legge Gasparri osserva Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie della Lega e vicepresidente del Senato - ai nostri alleati diciamo: chi è causa del proprio mal pianga se stesso, visto che dal primo giorno avevamo chiesto la riforma della Corte Costituzionale». Calderoli chiede poi polemicamente come sia possibile che «15 nominati o eletti indirettamente possano dichiarare incostitiizionale quello che 454 parlamefifcan^aiflsB'Hleiivito invece costituzionale». Il coordinatore azzurro Sandro Pondi ritiene che si debba riflettere «sulle ragioni politiche e istituzionali» del pronunciamento: «Si trattava di una legge ispirata a norme vigenti in quasi tutti i Paesi europei. Da oggi siamo un po' meno europei». L'opposizione, obietta il diessino Vincenzo Siniscalchi, presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere e membro della commissione Giustizia, aveva sempre detto ciie il lodo Schifani era incostituzionale ed ora raccoglie la più autorevole delle confenne. In controtendenza nel Polo la reazione del governatore del La¬ zio, Francesco Storace di An: «Continuiamo a farci del male, ormai è improrogabile una salutare riflessione sulle riforme vere in tema di giustizia, sulle quali il centrodestra si è impegnato di fronte agli elettori». La sentenza della Corte Costituzionale, ribadisce Isabella Bertolìni, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, rappresenta un insulto forte al Quirinale. «E' un attacco alle istituzioni - sostiene - il lodo Schifani non era una legge "ad Dersonam ma una norma m inea con quanto previsto in altri ordinamenti europei per garantire la volontà degli elettori e tutelare le alte cariche istituzionali. Così la Consulta è scesa nell'agone politico e ha preso una parte». A questo punto, secondo il sottosegretario alla Giustìzia Uiichele Vietti, dell'Udc, vanno inserite nell'agenda della verifica di maggioranza «le riforme strutturali e non più interventi di corto respiro».

Luoghi citati: Dersonam, Italia, Roma