Anche Francia e Arabia Saudita nella nuova guerra Usa al Male di Maurizio Molinari

Anche Francia e Arabia Saudita nella nuova guerra Usa al Male i CONSIGLI A BUSH Di PERLE E FRUM, GURU DEI NEOCONSERVATORI Anche Francia e Arabia Saudita nella nuova guerra Usa al Male Nella fase due la Casa Bianca dovrebbe porre i Paesi europei di fronte a una scelta: essere alleati di Parigi o di Washington retroscena Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK BLOCCO navale alla Corea del Nord, sostegno all'opposizione iraniana sul modello di quanto fatto con «Solidarnosc» in Polonia, ultimatimi alla Siria, trattare l'Arabia Saudita alla stregua di un nemico e porre gli europei di fronte a un bivio: essere alleati di Parigi o di Washington. E' questa l'agenda della «fase due» della guerra al terrorismo che i neoconservatori suggeriscono al presidente George W. Bush per arrivare alla «sconfitta del Male», concludendo quanto iniziato con il rovesciamento dei taleban afghani e del regime di Saddam. La campagna per le Presidenziali incombe e a Washington i neoconservatori temono che distragga la Casa Bianca dalla guerra al terrorismo iniziata in risposta all'I 1 settembre. Da qui la decisione di Richard Perle, stretto collaboratore del capo del Pentagono Donald Rumsfeld, e di David Frum, autore della formula «Asse del Maile», di scrivere a quattro mani le 285 pagine di ((An End To Evil» (Una fine al male, edito da Random House) da loro definito il ((manuale della vittoria» perché «l'alternativa è fra l'Olocausto di tremila, trecentomila o tre mihoni di americani uccisi dai terroristi, e la vittoria». Nel discorso al Congresso del 29 gennaio 2002 Bush incluse nell'((Asse del Male» tre Paesi: Iraq, Iran e Nord Corea. Deposto e catturato Saddam ne restano due da mettere con le spalle al muro, ma in maniera differente. Nel caso della Corea del Nord la strada è «un blocco aeronavale simile a quello contro Cuba nel 1962, allontanando le truppe Usa drn confini e pianifican¬ do un attacco preventivo alle installazioni nucleari». L'obiettivo è obbhgare Pyongyang ad accettare il disarmo nucleare totale attraverso la mediazione cinese. In Iran il suggerimento è di ripetere quando ebbe successo in Polonia negli Anni Ottanta: pieno sostegno all'opposizione interna fornendo mezzi di comunicazione e fondi. «Non bisogna esitare», scrivono Perle e Frum, rimproverando al Dipartimento di Stato eccessiva timidezza, nella convinzione che un pieno, totale e dichiarato sostegno all'opposizione iraniana porterebbe al rovesciamento della Repubblica Islamica. Nei confronti della Siria, assai più debole dell'Iran, le misure dovrebbero essere più brusche: un ultimatum a Bashar Assad affinché cessi ogni sostegno agh Hezbollah (autori delle stragi di americani a Beirut nel 1983), consegni i baathisti in fuga dall'Iraq, ritiri le truppe dal Libano e adotti drastiche riforme. Perché Assad dovrebbe accettare? «Convicendolo che le conseguenze di un rifiuto per lui sarebbero assai peggiori dell'accettare». Alle spalle della questione siriana c'è la necessità di smantellare le organizzazioni terroristiche di Hezbollah e Hamas «dicendo ad alta voce i nomi dei Paesi che li sostengono, anche se si tratta della Francia'). J?.cques Chirac è trattato nel libro alla stregua di un nemico: il suo progetto è spingere lUnione europea a contrapporsi agh Stati Uniti e per ostacolarlo Washington deve chiedere a ogni leader europeo di dire con chiarezza da che parte sta, facendo pesare i rapporti bilaterali. Per contrastare il disegno di Chirac, Frum e Perle suggeriscono due iniziative: prendere ogni decisione Nato nel Comitato militare, dove Parigi è assente, e favorire la massima espansione dell'Ue per ridurre l'influenza dei francesi. Ma è l'Arabia Saudita il Paese più pericoloso. Rispondendo alle critiche dei democratici, che contestano a Bush eccessiva prudenza con Riad, gli autori propongono di «assediare» la monarchia: rivelarne il coinvolgimento nel terrorismo, punire i sauditi che aiutano il terrore anche se sono membri della famiglia reale, imporre la cessazione di ogni finanziamento alle istituzione wahabite nel mondo. E se Riad non dovesse cedere, Bush dovrebbe favorire la secessione delle province orientali, in cui si trova il greggio, abitate dalla minoranza sciita oggi privata di ogni diritto. Ponendo così fine all'Ara¬ bia Saudita. E ai liberal che protestano per le violazioni dei diritti costituzionah avvenute in America, Perle e x'ium rispondono con un'agenda di provvedimenti tesi a blindare ancor più il Paese per impedire l'entrata, i movimenti e ogni sorta di aiuto ai terroristi. Il tutto condito da un grappolo riforme-choc: Fbi agh ordini del ministero della Sicurezza Interna (e non più della Giustizia), sostituzione alla guida della Cia di George Tenet, efficienza manageriale per il bilancio mihtare ed aumento delle nomine politiche in un Dipartimento di Stato popolato da troppe «colombe». Si chiedono: blocco navale della Nord Corea, aiuti all'opposizione iraniana «assedio» al regime di Riad Richard Perle, consulente del Pentagono