GRASSO CHE COLA

GRASSO CHE COLA LAGUERRA AMERICANA ALL'OBESITÀ GRASSO CHE COLA Ermanno Bencivenga ALEXIS de Tocqueville osservava già nell'Ottocento che in America la gestione della cosa pubblica passa spesso per le aule di tribunale. Di questi tempi, la sua tesi sta ricevendo un'ulteriore, clamorosa conferma. Mentre rimangono inascoltati gli appelli governativi ai 190 milioni di cittadini sovrappeso, un gruppo di avvocati ha dato vita a un'autentica crociata contro l'obesità. Agitando quello che, in un sistema capitalistico, è lo spauracchio più tremendo; i nostri non esortano al rispetto reciproco o alla consapevolezza di problematiche sociali (si è calcolato che il grasso uccida 300 mila persone l'anno e costi 117 miliardi di dollari in spese sanitarie); chiedono danni per i loro assistiti. Vittime, secondo loro, dell'avidità delle catene di ristorazione e della loro propaganda a tappeto. Finora, le cause contro i giganti alimentari hanno avuto scarso successo. Ma la loro stessa esistenza ha messo gli avversari sulla difensiva: Kraft ha acconsentito a cambiare la ricetta dei suoi biscotti Orco, McDonald's ha deciso di intervenire sui popolarissimi Chicken McNuggets. E, naturalmente, si è subito formata una lobby chiamata Center for Consumer Freedom (finanziata dai ristoratori) che stigmatizza l'avidità degli avvocati e difende a spada tratta il privilegio che ciascuno ha di intasare le proprie arterie quanto gli pare. I politici, come sempre, si dividono equamente: c'è chi etichetta i crociati «Talibani» e chi introduce proposte di legge per impedire la distribuzione di bibite gassate (e dolciastre) nelle scuole elementari. Gli americani ingrassano a dismisura perché sono, in maggioranza, poveri e ignoranti. Dopo tre anni di recessione stiamo assistendo a una ripresa che riguarda solo il mercato azionario ma non crea nuovi posti di lavoro. E l'unico cibo a buon mercato, ridicolmente a buon mercato (dove altro trovare un pasto per 99 centesimi?), è quello fast. Inoltre, siccome di aumentare le tasse non se ne parla, tutti i servizi vengono drasticamente ridotti. Così, a corto di quattrini, le scuole sono costrette a chiedere la «sponsorizzazione» delle aziende e a subire in cambio la costante presenza della Coca-Cola e Taco Bell. A casa, intanto, la pubblicità televisiva non fa che incoraggiare al consumo di merendine e hamburger; e per chi ha solo la televisione come strumento di contatto con l'esterno non c'è modo di sfuggire al lavaggio del cervello. In una situazione del genere, non stupisce che un barlume di speranza possa venire solo dalla minaccia di una ritorsione economica. Il futuro ci dirà se la speranza è giustificata. Intanto ci si prospetta l'immagine, degna di Marco Ferreri, dell'ultima superpotenza che annega in un oceano di grasso maleodorante. Non da sola, peraltro; la Pepsi-Cola ha appena annunciato che, a seguito dell'occupazione «alleata», sarà ripresa la vendita dei suoi prodotti in Iraq (era stata sospesa nel 1990). I fast food seguiranno a ruota, come vera valvola di sicurezza contro ogni nemico: nessun paese che ospiti un McDonald's ha mai fatto guerra agli Stati Uniti.

Persone citate: Chicken, Ermanno Bencivenga, Freedom, Kraft, Laguerra, Marco Ferreri

Luoghi citati: America, Iraq, Stati Uniti