«Horror in casa, ecco le famìglie più a rischio» di Giacomo Galeazzi

«Horror in casa, ecco le famìglie più a rischio» L'ANALISI DI ANNA OLIVERIO FERRARIS «Horror in casa, ecco le famìglie più a rischio» La psicologa: primo detonatore è la paura della perdita di status economico intervista Giacomo Galeazzi ROMA IL capofamigba è il primo ad entrare in crisi quando il gruppo si impoverisce, quando sulla famiglia grava la minaccia di una retrocessione sociale o quando addirittura lui stesso perde U lavoro- afferma Anna Obverio Ferraris, psicologa dello sviluppo alla «Sapienza», autrice di numerosi saggi sulla famìgba - si può avere una perdita di identità sia neb'ambito sociale che tra le mura domestiche, teatro del proprio insuccesso». Perché accadono tragedie come questa? «Dall'esterno è sempre molto difficile dare una valutazione, bisogna basarsi sui pochi elementi che sì hanno a disposizione, in questo caso: la depressione, b peggioramento della situazione lavorativa e forse l'assunzione di farmaci anoressanti possono aver creato una miscela esplosiva dabe componenti paranoiche. Una reazione patologica in contrasto con la vita condotta fino in quel momento da tutto b gruppo famibare. In questo come in altri casi simbi la strage si verifica anche perché c'è un accesso abe armi da fuoco». I dati dell'Eurispes e del Viminale indicano un aumento dei delitti in famiglia. Quali sono le cause di una crescita cosi preoccupante? «La famìglia è la struttura primaria a cui tutti si aggrappano e dove si vivono i sentimenti più forti. Da essa ci sì aspetta anche che operi come una camera di decompressione di frustrazioni provenienti dall'esterno. Ma b sistema famiglia ha ì suoi limiti e le sue patologie e non sempre riesce a far fronte alle necessità psicologiche di tutti i suoi componenti, soprattutto quando uno di loro ha seri problemi psicologici, come una grave depressione o un forte disturbo deba personalità. In questi casi la famìgba ha bisogno di aiuti validi, perciò invece di ripiegarsi su se stessa deve trovare la forza di cercare rimedi al suo estemo». Quanto incide la situazio¬ ne economica? «Quando c'è una crisi economica, molte famiglie vivono un profondo senso di insicurezza che non riguarda soltanto il presente ma anche i progetti per il futuro. Si può avere la sensazione che una serie di sacrifici siano stati vani e che la condizione sociale dei figli possa essere inferiore a quella dei genitori. E sebbene le difficoltà non dipendano dai singoli, ci si può convìncere di avere fatto degb errori di valutazione e di pianificazione. L'insicurezza economica viene percepita maggiormente da parte di quelle famigbe che godevano di un certo benessere o che ritenevano che la loro condizione non potesse essere posta in crisi. A risentirne non sono soltanto le famiglie del proletariato, ma anche della media e piccola borghesia; per queste ultime il contraccolpo psicologico, legato al divario tra il prima e b acpo, è maggiore. La crisi economica che sta vivendo l'Italia può comportare un vero e proprio terremoto psicologico simile a quello che aveva investito la low-mìddle-class inglese negli anni della Thatcher». Perché spesso a compiere la strage è il capofamiglia? «Perché colui che ritiene di svolgere questo ruolo si considera il garante dello status economico della famiglia; ne consegue che è anche il primo ad entrare in crisi.Le famigbe più "a rischio" dal punto di vista dei delitti fra le mura domestiche, sono quelle in cui c'è una scarsa comunicazione, in cui i ruoli sono più rigidi e quindi c'è una minore plasticità nei confronti di situazioni che cambiano sia in negativo che, a volte, persino in positivo. I ruoli rigidi potevano avere maggiore successo in una società più statica dove c'era un gioco degli specchi tra ruoli individuali, famibari e sociab. Oggi, in una società soggetta a crisi e cambiamenti rapidi, i ruoli rigidi possono rappresentare impunto di debolezza del sistema in quanto ognuno è cristalbzzato nella sua parte e rifiuta di aprirsi con gli altri, di appoggiarsi a loro perché ciò sarebbe vissuto come un segno di debolezza e di perdita di ruolo. Purtroppo restano spesso vittime deba violenza ì minori perché sono i soggetti più debob». «Può accadere che il padre pensi che tutta una serie di sacrifici fatti siano stati vani e che la condizione sociale dei figli possa essere inferiore a quella dei genitori» Anna Oliverio Ferraris

Persone citate: Anna Obverio Ferraris, Anna Oliverio Ferraris, Thatcher

Luoghi citati: Italia, Roma