«Non spostate Mediocredito»

«Non spostate Mediocredito» Sl TRASFERIREBBERO IN ALTRA REGIONE UN CENTINAIO DI PERSONE E 5 MILIARDI «Non spostate Mediocredito» An chiede l'intervento del ministro Tremonti Giuseppe Sangiorgio «È vero che Unicredit vuol trasferire la banca Mediocredito in altra regione?», con questa domanda rivolta al ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, il senatore Roberto Salemo (An), ha affondato l'ennesimo coltello nella ferita di ima Torino che crea e, incolpevole, si vede sottrarre le proprie «creature». Negli anni gli esempi si sprecano: dalla Rai a Telecom, dalla moda alla stessa Crt che, trasformata in Unicredit, oggi di fatto convoglia il risparmio a Bologna, mentre, nella sede di via XX Settembre, è rimasta la gestione dei grandi patrimoni, il «private». Una ristrutturazione strisciante quella di Crt, oggi Unicredit, guidata da Alessandro Profumo. Che, con l'accordo interno del 2000, ha diviso l'attività in tre sezioni: il «corporate» perii credito alle grandi imprese, finito a Verona, il «retail» per il risparmio familiare e delle piccole aziende, dirottato a Bologna, e, appunto, la banca «private» rimasta sotto la Mole assieme a Me- diocredito. Con la promessa che quest'ultimo sarebbe stato potenziato, grazie all'apporto di circa tre miliardi di euro. Ma adesso, secondo le notizie raccolte dal senatore Salerno, anche qiiesto Istituto, con sede poco prima del Lingotto, in via Alassio 11, sta per «essere svuotato della polpa», ossia del setto¬ re finanziamenti alla piccola e media impresa (con un giro di affari di circa 10 mila miliardi di vecchie lire), mantenendo nel complesso di Borgata Nizza, soltanto il settore del «Prqjet financing», definito in crescita, ma ancora troppo piccolo per essere considerato tramante, e il credito navale che per il Piemonte non ha un gran valore. «Con quest'operazione - dice il presidente dell'Associazione piccola industria, Sergio Rodda va in frantumi un rapporto consolidato nel tempo. Tant'è vero che sono numerosissime le imprese torinesi che hanno avuto incontri proficui con la banca di via Alassio». Il Mediocredito Piemontese nasce negli Anni 50 con lo scopo di finanziare attività dei settori agrario, fondiario e industriale. Il primo gennaio del 1995, si fonde con Federbanca e diventa banca vera e propria, estendendo l'operatività a livello nazionale. Conferma Rodda dal vertice dell'Api: «Per noi della piccola e media impresa è sempre stato "il Mediocredito Piemontese", ossia un'istituzione nostra, del Piemonte. Per un qualsiasi finanziamento o mutuo ci rivolgiamo ai suoi sportelli, come abbiamo fatto per decenni». E adesso? Osserva il presidente dell'Api: «Se si dovesse spostare con la testa a Verona o a Milano, saremmo quanto meno dispiaciuti. È vero che ormai si opera molto attraverso il computer, ma per avere un colloquio ad personam dovremmo trasferirci. Ci sarà un probabile allungamento delle pratiche. Più burocrazia. E proprio in un momento in cui i rapporti fra aziende e credito non sono dei più facili». Lo spostamento vero e proprio, bloccato già una volta, a questo punto potrebbe avvenire con il bilancio di previsione del 2005, a fine anno. I sindacati del settore sono, tuttavia, già in allarme. Visto che dovranno «traghettare» oltre un centinaio di persone (quelle che si occupano di mutui), su un organico complessivo di 250, ad una diversa direzione operativa, che, quasi sicuramente, avrà sede a Verona, o, nel migliore dei casi, a Milano. La piazza di Torino perderebbe, come detto, un giro d'affari non da poco: oltre 5 miliardi di euro. Salemo, in attesa della risposta del ministro Tremonti, sollecita gli enti locali ad intervenire nelle sedi competenti, in particolare invitando la Fondazione Crt ad occuparsi del problema. «Tanto più - spiegano negli ambienti finanziari torinesi - che il patto stipulato nel 2000, di rifinanziare la banca Mediocredito con almeno 3 miliardi di euro non è stato rispettato». Forse, si dice, «nel tentativo di soffocare un'attività che, al contrario, grazie all'attivismo dell'attuale presidente, Francesco Coda Zabet - è andata a gonfie vele». La sede di via Alassio 11 verrebbe svuotata del settore finanziamenti di piccole e medie imprese Il presidente dell'Api «Se la testa dovesse finire a Verona o a Milano aumenterà la burocrazia» mr4 ìmmi La sede storica dell'ex Crt è in via XX Settembre 31, qui è rimasta, percento dell'Unicredit, la gestione dei grandi patrimoni, il «private» Il «corporate» per il credito alle grandi imprese è finito a Verona, il «retali» per il risparmio familiare è stato dirottato a Bologna

Persone citate: Alessandro Profumo, Francesco Coda Zabet, Giulio Tremonti, Giuseppe Sangiorgio, Roberto Salemo, Rodda, Sergio Rodda, Tremonti