Profumo difende il credito «Vittime e non colpevoli» di Francesco Manacorda

Profumo difende il credito «Vittime e non colpevoli» L'AMMINISTRATORE PELEGATO PI UNICREDITO: ANCHE PER NOI E1 STAtA UNA BRUTTA SORPRESA Profumo difende il credito «Vittime e non colpevoli» I presidente di Confindustria D'Amato: resta un legittimo sospetto Pesanti perdite in Borsa degli istituti legati al gruppo di Collecchio Francesco Manacorda MILANO «Nonsiamo imputati, ma parte lesa». L'amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo parla a nome di tutti i banchieri e gioca di contrattacco: sia di fronte alle accuse che il mondo politico e finanziario muove al mondo del credito, sia per respingere le voci insistenti die arrivano dulia Procura di Parma e che vorrebbero otto grandi banche - fra cui cinque italiane presto chiamate di fronte ai magistrati per chiarire il loro molo nel caso Parmalat. La Borsa, però, esprime già tutti i suoi timori per un coinvolgimento delle grandi banche nella vicenda anche alla luce di un'ipotetica iniziativa per il riacquisto di bond Parmalat die avrebbe effetti sensibili sui bilanci e che è stata però smentita dagli istituti. Ieri, eoa, sul listino va in scena l'ecatombe dei titoli del credito: crolla del 7,50Zo Capitalia, Banca Intesa perde il 6,80Zo, Montepaschi il 4,8, Sanpaolo-Imi il-3,9, Unicredit il 2,95 e Bnl il 2,2. Specie sulle prime due di queste banche Capitalia e Intesa sono in testa alla classifica dei creditori nei confronti di Collecchio - gli scambi sono molto forti, circa tre volte la media dell'ultimo mese. La scelta di Profumo, ospite ieri sera di «Porta a Porta» dedicata al crack di Collecchio, come portavoce delle ragioni dei banchieri non appare casuale. L'amministratore delegato di Unicredit è vicepresidente dell'Abi e allo stesso tempo la sua banca ha un'esposizione pratica- mente nulla verso il gruppo alimentare, anche se ha avuto un molo nel collocamento di sette emissioni obbligazionarie della galassia Parmalat. «Anche per noi è stata, una sorpresa -dice ancora Profumo -. Con la Parmalat ci siamo travati di fronte ad un grosso debito senza attività in grado di farvi fronte». E in quanto alle accuse di non aver vigilato abbastanza sulla veridicità delle infoimazioni date dal gruppo. Profumo respinge l'accusa: «Non sta a noi verificare la correttezza dei bilanci, non facciamo confusione». La posizione del manager Unicredit si ritrova pari pari anche in un comunicato emesso ieri dall'Ahi, nel quale si protesta anche per (di generico e indiscriminato attacco contro le banche del nostro paese». Accuse al sistema creditizio arrivano invece, sempre a «Porta a Porta» dal presidente della Confindustria Antonio D'Amato. «C'è un eccesso di richiesta di garanzie reali quando si tratta di finanziare a debito le imprese ed un efccesso di disinvoltura quando invece si tratta di girare le obbligazioni ai risparmiatori», dice. E ancora, secondo il presidente di Confindustria, «anche per le banche non bisogna fare di tutta l'erba un fascio: ci sono quelle che si sono comportate meglio e quelle che si sono comportate peggio. Ma resta un legittimo sospetto». Sono tre i filoni su cui i protagonisti del credito, italiani ma anche stranieri, rischiano di incrociare le loro strade con quelle di Parmalat di fronte a un magistrato. Il primo filone d'inchiesta è quello legato alle ipotesi di aggiottaggio su cui indaga la Procura di Milano. I pm, anche con l'aiuto delle rilevazioni che la Consob sta conducendo sul comportamento del titolo Parmalat nei giorni immediatamente precedenti allo scoppio dello scandalo e alla sospensione in Borsa, vogliono capire se qxàlche istituto ha ad esempio venduto azioni sulla scia di informazioni riservate di cui era a conoscenza, macchiandosi così del reato di insider trading. A Patìna, invece, i magistrati seguono altre piste, una delle quali - l'utilizzo di Parmalat per acquisiti di società decotte a prezzi gonfiati - è stata aperta anche dalla Procura di Roma che indaga sul crack Cirio. Si tratta in particolare del caso Eurolat, la società del grappo Cirio che la Parmalat acquisì a un prezzo considerato dai magistrati assai favorevole al venditore. Un venditore, Cragnotti, che era indebitato con la Banca di Roma e che proprio grazie a quell'operazione potè rientrare in parte della sua esposizione. Terza pista su cui si muovono i magistrati è quel «concorso in bancarotta fraudolenta preferenziale» che potrebbe emergere se si scoprisse, ad esempio, che alcune banche hanno curato emissioni obbligazionarie del grappo di Collecchio in modo da poter ridurre contestualmente la loro esposizione, scaricando in pratica il rischio su altri soggetti. Pino a ieri, comunque, i portavoce delle maggiori banche italiane - interpellati - negavano che i loro vertia fossero stati in qualsiasi modo convocati dalla magistratura. CREDEM 1 5,777 I TITOLI COINVOLTI GAPITALIA 2,084 INTESA 2,878 BANCA POPOLARE DI LODI 8,342 SAN PAOLO IMI i 10,037 4,7907o UNICREDIT 4,269 | POPOLARI UNITE 14,518 Ancora una giornata difficile per le banche sui mercati azionari

Persone citate: Alessandro Profumo, Antonio D'amato, Cragnotti, Intesa, Profumo

Luoghi citati: Collecchio, Milano, Patìna, Roma, San Paolo