Chieste due condanne per la pedofilia all'asilo

Chieste due condanne per la pedofilia all'asilo IL CASO CHE HA DIVISO L'OPINIONE PUBBLICA TRA INNOCENTISTI E COLPEVOLISTI E' ALLE BATTUTE CONCLUSIVE Chieste due condanne per la pedofilia all'asilo Tre anni e 4 mesi al presidente e alla direttrice dell'istituto di La Loggia Alberto Caino E' agli sgoccioli la vicenda processuale di Vanda Ballario e Valerio Apolloni, che erano stati arrestati il 27 ottobre 2001 e trascorsero in carcere i due mesi successivi. L'accusa: aver abusato di due piccoli affidati alla scuola materna «Giovanni Bovetti» di La Loggia di cui i due erano rispettivamente la direttrice e il presidente. Nelle scorse settimane il pm Marco Bouchard ha chiesto la condanna di entrambi al giudice dell'udienza preliminare Vincenzo Bevilacqua: 3 anni e 4 mesi la pena per ciascuno. Per il pubblico ministero vanno accordate agli imputati le attenuanti generiche prevalenti. E, con lo sconto automatico di un terzo della pena previsto dal rito processuale del giudizio abbreviato, un'eventuale condanna di tale entità eviterebbe ai due di tornare in carcere puntando sulla misura alternativa dell'affidamento ai servizi sociali. Domani toccherà ai difensori Luigi Chiapperò e Emiliana Olivieri replicare. La collega Nadia Garis è già intervenuta, così come l'avvocato di parte civile, Stefano Castrale, che ha sollecitato un risarcimento di 150 mila euro a testa per i familiari dei bimbi, allora di 3 e 4 armi di età. Il caso ha avuto grande eco, e non solo perché ad essere accusati di pedofilia sono stati una stimata educatrice, con 14 anni di irreprensibile servizio nella scuola materna, e il giovane presidente di un ente morale e diretto superiore della coimputata. Il fatto che lo scandalo abbia investito una piccola comunità ha creato forti tensioni attorno ai bambini, ai genitori e agli stessi insegnanti. Il processo ha investito tutti, vittime e presunti responsabili, con ruoli talvolta rovesciati nei discorsi in piazza e nelle iniziative assunte dal padre di Valerio Apolloni con interviste a giornali locali e di altro genere che non hanno sicuramente giovato alla linea difensiva del figUo e dell'ex direttrice della scuola materna. Il processo si è svolto con rito abbreviato e quindi a porte chiuse: i bambini erano già stati sentiti con il filtro dell'audizione protetta da un altro giudice che aveva «gestito» le domande dei difensori. Agli atti ci sono anche le dichiarazioni dei genitori e degli stessi piccoli cosi come sono state riferite dalla psicologa dell'Asl di zona che le aveva raccolte. L'avvocato Castrale riassume così gli orizzonti processuali: «O si crede ai bambini e ai loro genitori, o agli imputati». E aggiunge: «Non posso comunque non ricordare che Apolloni ha mentito quando ha sostenuto di non aver mai avuto contatti con i due bambini, nonostante la testimonianza di una collaboratrice della scuola che lo aveva invitato a non rimanere troppo in loro compagnia. Così come pur avrà un peso che il padre dell'imputato abbia fatto sparire dalla scuola una foto del fighe con in braccio uno dei due bambini che l'hanno accusato». «Di foto del genere ne sono saltate fuori altre, non vi era alcun intento di nascondere prove d'accusa nel comportamento del padre di Apolloni. - replica l'avvocato Chiapperò - Semmai è vero il fatto che non sono emersi reali elementi di contorno a corroborare la genuinità delle confidenze fatte dai bambini a una delle due madri. Si deve tener conto che gli imputati, oltre che professarsi innocenti dal primo minuto di questa vicenda, sono persone senza macchia. La loro parola varrà pur qualcosa, né i bambini si sono decisi spontaneamente ad asso¬ ciare i nomi dei due imputati ai giochi sessuali di cui hanno parlato. Quei nomi li hanno fatti solo quando i "grandi" hanno rivolto loro domande di questo tipo: "E' stato tizio, è stato caio a insegnarvi questi giochi?". E' pure importante che i due bambini siano sereni, ad avviso dei nostri consulenti». Un giudizio quest'ultimo tutt'altro che condiviso dal collega Castrale: «I bambini sono tuttora molto provati. Uno dei due continua ad essere seguito dal neuropsichiatra dei servizi di base, l'altro ha rifiutato la terapia dello stesso specialista e la famiglia sta cercando un nuovo neuropsichiatra. Sono bambini abusati. E anche il processo ha contribuito a segnarli, insieme coni genitori». Dei 12 bambini della «Bovetti» che hanno manifestato comportamenti sessualizzati, questi due piccoli sono i soli che li abbiano riferiti alle attenzioni della direttrice e del presidente della scuola. Anche per questo il caso è emblematico. E la sentenza non potrà essere salomonica. Il processo si svolge con il rito abbreviato quindi a porte chiuse Dopo l'accusa oggi parlano i difensori Lo scontro si gioca sulla credibilità dei bambini che sono i testimoni fondamentali La scuola materna «Giovanni Bovetti» di La Loggia teatro dello scandalo che nel 1999 coinvolse direttrice e presidente

Luoghi citati: La Loggia