Il piano di salvataggio rischia lo slittamento di Francesco Manacorda
Il piano di salvataggio rischia lo slittamento Il piano di salvataggio rischia lo slittamento Bondi: per il prestito ponte si guarda anche all'estero. Primo contatto con Intesa Francesco Manacorda MILANO Ci saranno con ogni probabilità anche alcune banche estere creditrici della P^malat tra gh istituti che Enrico Bondi contatterà per ottenere le hnee di credito per almeno 70 milioni, necessarie per garantire il normale funzionamento del gruppo. E' questa una deUe novità che è emersa dall'incontro di ieri tra il commissario straordinario del gruppo di CoDecchio e i suoi principali advisor nella sede di Mediobanca. Tra gh istituti a cui la nuova gestione di Pannalat potrà rivolgersi c'è senza dubbio Citigroup, una deUe banche legate al gruppo - su cui si è anche acceso un faro della magistratura - e che dal canto suo si è candidata a un ruolo di capofila degli istituti esteri. Ieri Bondi avrebbe anche avviato la tornata di contatti veri e propri con le banche italiane incontrando Gaetano Micciché, responsabile dei grandi chenti merchant banking e finanza strutturata di Banca Intesa, uno degh istituti più esposti con CoUecchio e più attivi nel sostegno alla Parmalat del dopo-crack. Nei prossimi giorni i contatti di Bondi proseguiranno, mentre già oggi potrebbe essere formahzzata la cessione deU'1,5% di Mediocredito Centrale a Capitalia, che porterà in cassa della Parmalat 21,9 mihoni di euro. E poi, neh'elenco ci sono di sicuro anche le altre banche che hanno aiutato la parmalat in dicembre ad onorare il bond scaduto il giorno otto: le Banche popolari Unite, la Popolare di Lodi e quella delTEmilia. Nessuna conferma dal manager aretino sui contatti con le banche - «Abbiate pazienza, sono molto stanco», è stata l'unica cosa che ha detto uscen¬ do ieri dal vertice milanese ma da quel che si apprende da ambienti a lui vicini la questione deUe linee di credito necessarie per garantire l'ordinaria amministrazione di Parmalat non sarebbe comunque considerata un vero problema, sia per la relativa esiguità della cifra, sia per il numero abbastanza vasto di banche cui rivolgersi. Mentre Bondi mette a punto assieme alla stessa Mediobanca, a Lazard - ieri alla riunione milanese erano presenti anche alcuni esponenti del braccio britannico deUa banca d'affari, che hanno focahzzato la loro attenzione sulle società estere del gruppo - e ai legali dello studio Gianni Origoni Grippo 8partners, un piano di intervento contingente, cresce però la consapevolezza che i tempi previsti alTinizio della crisi Parmalat per un progetto di salvataggio industriale e finanziario si vanno allungando. Nei contatti che sta avendo in questi giorni con le banche insomma, il commissario potrebbe fornire al momento pochi dati sicuri e soprattutto rischia di slittare oltre quella data del 31 gennaio prevista all'inizio, il momento nel quale da Bondi e dai suoi advisor arriverà l'indicazione del percorso da seguire per portare il gruppo fuori dalle secche del dissesto e deUe vendite di attività non strategiche da effettuare. Del resto da quando il 10 dicembre scorso Bondi arrivò a CoUecchio come «consulente» voluto daUe banche a fianco deU'ancora presidente e ammi¬ nistratore delegato Calisto Tanzi, la storia recente di Parmalat e le sue sorprese erano ancora tutte da scrivere. Dopo queUa data c'è stata l'insolvenza di Parmalat Spa, una legge ad hoc per il gruppo, ima raffica di arresti. Anche U fatto che la Consob abbia impugnato U bilancio consolidato 2002 non renderà più rapide le cose per i nuovi amministratori, visto che - se U tribunale civUe di panna accoglierà come probabUe la richiesta deh'Authority - Bondi e i suoi coUaboratori si troveranno adesso costretti a rifare tutti i conti deU'esercizio suUe nuove basi rivelate dai loro accertamenti e daUe indagini deUa magistratura, oltre naturalmente a dover predispone U progetto di bUancio deU'anno appena concluso. I commissano Parmalat Enrico Bondi
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