La caduta dell'impero del gol

La caduta dell'impero del gol CALCIO E LATTE: NEGLI ANNI NOVANTA IL PATRON PARMIGIANO POSSEDEVA E SPONSORIZZAVA SQUADRE SPARSE PER MEZZO MONDO La caduta dell'impero del gol Dopo l'era Palmeiras resta l'Italchacao del latitante Boriici storia DA sua maestà Rivaldo al venezuelano Daniel "Cari Cari" Noriega. Una volta c'era Ufiitebol bailado del Palmeiras. Ora resta il Deportivo Italchacao. La vetrina del calcio intemazionale era già andata in frantumi quattro anni fa. Col senno di poi quel pallone che si sgonfiava piano piano in Brasile, in Bussia, nella gloriosa Ungheria, in Argentina e in Cile poteva essere un chiaro presagio. Il fischio d'inizio della fine. Dal '90 al 2000 lo stadio professor Tardini» è la capitale di un impero del gol. Nessun limite di spesa. Mentre a Parma cominciavano ad arrivare i grandi campioni, il lattaio di Collecchio girava il mondo a comprare aziende. Un affare, ima squadra. Un altro contratto, una nuova sponsorizzazione. Tanzi aveva una visione di gioco chiara: latte e calcio, fantasisti e mandrie di vacche, stadi e centrali di trasfor-, mazione. La scritta Pannalat spunta sulle maghe di mezzo mondo. Per il debutto si punta In alto: il Santiago Bemabeu di Madrid, cattedrale del calcio e del Beai. Scritta nera sulla camiseta bianca, per cinquecento milioni (di lire) a stagione. Niente a confronto con gli undici mihoni di dollari spesi nel 1992 per rifare grande il Palmeiras, la gloriosa «Palestra italiana», fondata, nel 1914, dagli immigrati di fine Ottocento. A quei tempi il patron paulista Luis Carlos Brunoro è in difficoltà. L'aiuto è accolto a braccia aperte. Tanzi, secondo uno schema che diventerà affidabile come quelli del «suo Nevio Scala» a Panna, piazza anche un uomo fiducia, con pieni poteri Eportivi e aziendali: Gianni Grisenti. E sono subito successi a raffica. Tre primati nel campionato paulista. Per due anni consecutivi ('93 e '94) è campeao nadoned. In quel Palmeiras incantano Boberto Carlos, Bivaldo, Edmundo, Cafu. E nella primavera-estate del '96, a Parma i tifosi sognano. Dal Brasile all'Emilia il passo sembra breve. Si parla dei grandi verde e oro. Badioraercato annuncia addirittura Fabio Capello in panchina. Ma gli ordini di Tanzi e Torma sono altri. Il Palmeiras non deve essere solo il supermercato più redditizio per il latte. Il club deve anche fruttare: niente scambi in famigha. E così le stelle brasiliane vanno a riforzare altre squadre in Itaha e all'estero. Capello non arriva, rimpiazzato da Ancelotti. Al campo di Collecchio si presenta un tal Amarai, dopo due partite subito bollato come «pippone». Il modello Palmeiras dunque funziona. E allora si replica con una squadra più piccola, la Juventude de Caxias do Sul, di Bio Grande du Sul, vicino a Porto Alegre. Un milione di abitanti, settecentomila italiani e i radiogiomali in dialetto veneto ogni sera. Dalla serie B alla serie A fino a scalare i piani alti della, classifica. Tanzi non si vuole fermare. Il massimo dello splendore è tra il '93 e il '98. Bonaldo è assoldato come uomo immagine Pannalat in Sud America. E' opzionato per giocare in Itaha, ma neanche il Fenomeno prenderà la via dell'Emilia. La squadra cilena dell'Audax Italiano entra nella galassia. Tanzi diventa il primo socio e c'è il salto dalla G alla serie A. Il calcio apre tutte le porte. Ad accoghere il Par; ma (e la Parmalat) a Santiago c'è il figlio del generale Pinochet. «Eravamo trattati come la corte dell'imperatore», ricorda chi in quegli anni faceva parte dell'entourage della squadra di Scala. In Sud America come in Europa. A Mosca grazie alle maghe della Dinamo e in Ungheria, a Szekesfehervar dove il sior Calisto aveva una fabbrica e anche la squadra del Videoton. Nel '95 tenta l'assalto anche in Argentina, al Boca Juniors e alla Bombonerà dove è cresciuto Diego Armando Maradona. Non riesce però ad andare oltre la sponsorizzazione. Come, in Uruguay, con il Penarci di Montevideo, dopo aver acquistato il 100Zo della Lacteria spa, e poi, di nuovo in Brasile con il Feiroccarril. E ancora in Cile sulle casacche dell'Universidad Catohca. Sono gh anni delle tournée. Estate 1995, per cercare di lanciare il soccer Usa, dopo il flop del mondiale vinto dai brasiliani ai rigori nella noia infinita di Pasadena, ma soprattutto per uscire dalla nicchia del 3Vo nel mercato del latte a stelle strisce e per invoghare gli americani alla lunga conservazione, Tanzi sponsorizza un concerto di Pavarotti a Central Park con mezzo milione di persone e organizza addirittura una «Coppa Pannalat». Oltre ai gialloblù scendono in campo, il Boca, il Benfica e anche la nazionale americana, le ultime due arrivate nella grande famigha caseariopedatoria. Nel '98 inizia il declino. Il brasiliano Grisenti paga le frizioni con Tonna per un'operazione a Santiago del Cile. Litiga con Tanzi e l'avventura del Palmeiras finisce nel 2000 con la squadra retrocessa l'anno successivo. Quasi di botto la scritta Pannalat scompare dalle maghe di mezzo mondo. Anche dal primo club di Tirana in Albania, ai confini del regno. L'ultimo baluardo resta l'Italchacao guidato dal fido, ed oggi latitante, Giovanni Bonici. Forse non è un caso se è vero che il Venezuela resta l'ultima lavanderia dei panni sporcati a CoUecchio, l'ultimo porto franco dove si potevano inventare decine di mihoni di euro in latte in polvere. Ma il Campionato de Clausura sta per iniziare e i giornali di Caracas ieri titolavano: «Destino Italchacao, por crisis Parmalat se conocerà el lunes». Cinque giorni supplementari per giocare ancora. Peggio della lotteria dei rigori. Tanzi brinda col presidente del Palmeiras Brunoro, al centro e con il suo uomo di fiducia in Brasile Gianni Grisenti