«Ora il deposito dei bond dovrebbe essere gratuito»

«Ora il deposito dei bond dovrebbe essere gratuito» RICHIESTA DELL'INTESA DEI CONSUMATORI ALLE BANCHE PER I TITOLI DELL'ULTIMO CRACK, PER QUELLI DI CIRIO E PER GLI ARGENTINI «Ora il deposito dei bond dovrebbe essere gratuito» Trefiietti (Federconsumatori): migliaia di risparmiatori ogni giorno ci contattano via telefono o Web in vista delle azioni civili e penali analisi Luigi Grassia PER evitare che nuovo danno si cumuli a danno, l'Intesa dei consumatori propone che «le banche non facciano più pagare le spese di custodia dei titoli Parmalàt e Cirio e dei bond argentini». Questo perché, denuncia l'Intesa, si tratta di disastri causati da «mancanza di trasparenza, conflitto di interessi, assenza di tutela e mancata vigilanza, che hanno traslato il rischio d'impresa e di credito dalle banche e dagli imprenditori ai piccoli risparmiatori». Il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiietti, testimonia alla Stampa che «sono almeno mille al giorno le richieste di informazioni sul caso Parmalàt che arrivano ai nostri telefoni e al nostro sito Internet»; il numero sale a tremila se si considerano anche le altre sigle affiliate all'Intesa (Adoc, Adusbef e Codacons). I risparmiatori scottati si muovono per riavere i loro soldi e la lotta si svolgerà su due fronti: l'Intesa sta ricevendo le deleghe di centinaia di persone desiderose di costituirsi parte civile, inoltre le associazioni hanno predisposto sul Web il modello per una denuncia penale. Dalle sedi locali di Federconsumatori, che tra le associazioni è forse quella diffusa in modo più capillare sul territorio, arrivano storie che sollevano un'altra volta, come per Cirio e i bond argentini, la questione del rapporto quantomeno equivoco che intercorre spesso fra i risparmiatori e le banche. Parma città, per cominciare, il cuore dell'impero Parmalàt (e del suo crack): qui un'avvocatessa della locale Federconsumatori racconta al telefono di un signore che «il 12 dicembre ha sentito in tv notizie che lo hanno spaventato, allora ha dato ordine alla banca di vendere tutte le obbhgazioni Parmalàt che aveva in portafoglio, per un totale di 30 mila euro; ma una settimana dopo è passato allo sportello e ha scoperto che ne erano state vendute soltanto la metà, e ovviamente quelle rimaste non valevano più niente; a questo punto dovrà tenersele fino al 2009», e chissà se per allora le quotazioni si saranno risollevate. E' stata una negligenza della banca, quell'ordine inevaso? O una semplice impossibilità di vendere? Comunque, ora quel signore vuole fare causa alla banca per appurare se ci sono responsabilità. A Carpi, ricchissimo centro nella provincia di Modena, il responsabile di Federconsumatori Giuseppe Poli racconta di un risparmiatore che ha investito addirittura 200 mila euro in bond Parmalàt e adesso è rimasto col cerino in mano; la rabbia è doppia perché «non è stato lui ad andare in banca a chiedere "compratemi le Parmalàt" ma è stata la banca a spingerlo a puntare tutti i suoi soldi su un solo titolo, in spregio di quella diversificazione che invece si dovrebbe sempre consigliare». Nel caso di questa persona, come della maggior parte delle altre vittime del crack, si tratta di pensionati che avrebbero voluto investire i loro risparmi con la logica dei cassettisti (niente voluttà di speculazione e tanto bisogno di sicurezza); suona crudelmente beffardo, adesso, che i promoter abbiano detto a molti di questi risparmiatori «stia tranquillo, così va sul sicuro, al massimo c'è un margine di incertezza sugli interessi ma sul capitale non rischia nulla». In base ai casi di cui ha fatto esperienza a Carpi, Poli afferma che «le banche, depositarie della fiducia di clienti sprovveduti, se ne sono dimostrate indegne». Questa sensazione di tradimento è ancora più forte nella meno ricca e sofisticata Ascoli Piceno, in fondo alle Marche, dove il responsabile di Federconsumatori, Antonio Ficcadenti, dice che «la banca qui è come il prete, c'è un rapporto di fiducia, o almeno c'era finora». Spostandoci in Toscana, a Lucca, Fabio Coppolella dà questo spaccato sociologico dei risparmiatori rimasti vittima di Parmalàt: «Per r800Zo sono pensionati e l'altro 200Zo operai e impiegati, e anche i pensionati sono quasi tutti ex operai. In Federconsumatori non abbiamo ricevuto nemmeno una segnalazione da liberi professionisti o dirigenti con bond Parmalàt», per quanto fra i pensionati si segnalino persone che hanno investito fino a 70 mila euro, i risparmi di una vita, e di nuovo siano state consigliate di farlo senza alcuna attenzione alla necessità di diversificare: «Erano persone che compravano i Bot, e adesso che quelli non rendono più niente, si sono viste proporre dei tassi interessanti in titolo "sicuri" e si sono lasciate convincere». Dalla Federconsumatori di Arezzo, Giulio Sabatti racconta le storie peggiori. «Una signora sui 60 anni mi ha detto che la sua banca le ha fatto investire tutti i risparmi in Parmalàt addirittura il 27 novembre, quando molti dubbi già serpeggiavano. Mi sembra vergognoso, adesso quella donna è disperata. Abbiamo segnalazione di banche che per finanziarsi propongono agli anziani: "Visto che lei non spende tutta la sua pensione, ce ne lascio ogni mese un fisso di 100 o 200 euro da investire, che ci pensiamo noi". Poi chissà che cosa ne fanno. A mia madre di 82 anni la banca ha proposto: tolga i soldi dalle Poste e li metta sul nostro conto, così quando muore raddoppiano!». Una promessa davvero stravagante. «Un pensionato chiese di vendere 30 mila euro di obbligazioni, ma solo metà dell'ordine veni i eseguito; adesso vuole fare causa. Una donna è stata consigliata di esporsi con il gruppo ancora il 27 novembre» «Alcuni istituti di credito spingono i clienti a lasciare una quota fissa mensile da investire sulla fiducia A mia madre di 82 anni hanno proposto: apra un conto qui, se muore i soldi raddoppiano» I risparmiatori chiedono tutela

Persone citate: Antonio Ficcadenti, Cirio, Fabio Coppolella, Giulio Sabatti, Giuseppe Poli, Luigi Grassia, Rosario Trefiietti

Luoghi citati: Arezzo, Ascoli Piceno, Carpi, Lucca, Marche, Modena, Parma, Poli, Toscana