Largo alle Lolite della musica

Largo alle Lolite della musica Largo alle Lolite della musica Alessandro Rosa INIZIAMO l'anno bisesto con le grazie femminili. «Penso agli uri e agli angeli, al segreto dei pigmenti duraturi, ai sonetti profetici, al rifugio dell'arte. E questa è la sola immortalità che tu e io possiamo condividere, mia Lolita» chiudeva il suo celebre romanzo Vladimir Nabokov. Lui inventò (1955) una scandalosa figura femminile e un nome diventati simbolo e definizione, che oggi sono comportamenti inflazionati, dagli studi televisivi ai campi da tennis. D'ambigua innocenza è pervaso anche il pop rock, dove, pagato il «pedaggio» all'immagine trasgressiva, si possono incontrare anche arte, sonetti e angeli. E molta astuzia, a cominciare da chi il canoro «lolitismo» dall'ombelico denudato ha inaugurato, ovvero Britney Spears, appena Kylie Minogue insignita agli MTV Awards da Madonna quale sua erede musicale a dispetto dell'americana Christina Aguilera. «In the zone» (Jive/ Bmg, 1 Cd) dimostra soprattutto la sicurezza nel selezionare i produttori in grado di valorizzare le sue attitudini alla danza e ai vezzi. Il nuovo album segue le linea del bollente «Slave 4U», poi rimuginato dai Neptunes, e ribolle di inni zeppi di sincopi sessuali, zeppe di furbi ritornelli e movimenti provocanti. L'ispirazione affonda le radici negli archivi del Rhythm'n'Blues contemporaneo, astutamente vestito con le recenti mode ragga, house, groove indiani e mediorientali. Britney Spears non ha mezzi vocali di altre rivali, però almeno ha il «buon gusto» di non accontentarsi di ballate melense (una sola, «Shadow»). Con neanche 21 anni Alicia Keys sbaragliò con «Songs in A Minor», primo album confezionato con il solo piano e colorato di soul e R&B. Poi alcuni singoli di rilassati duetti con Christina Aguilera, Ève, Gwen Stefani senza No Doubt. Ora toma con l'atteso «The Diary Of Alicia Keys» (J Records, 1 Cd). Ma nessuna sorpresa, continua, similmente alla collega Angle Stone, a miscelare soul Anni 60-70 e hip-hop East Coast, stavolta rappresentato dai rapper Nas et Rakim («Streets of New York», omaggio alla sua città). Continua a stupire la sua capacità di «sentire» la musica nera, reintrerpretare i modelli della classicità con rara sensibilità e impegno a cercare nuove vibrazioni. Kylie Minogue sulla copertina si atteggia sexy come su «Fever» (l'album dei suoi record, Z milioni copie) e con un look Anni 60. Un titolo, «Body language» (Emi, 4 Cd), che sottolinea quanto il canto dell'australiana risenta dell'influenza della gestualità, quale che sia il tempo: dal R&B di «Survivor» (ben vicino ai Destiny's Child) al funky. Vivacità ulteriore arriva dalle partecipazioni di Curtis Mantronik in «Promises» e Green Gar tside degli Scritti Politti in «Someday». Pop elettronica ben calibrata e sensuale dunque, a far concorrenza a Britney Spears. Nelly Furtado continua a sorprendere. Esordio 3 anni fa con un «Whoa, Nelly!» con un pop-soul conquista seguito in modo lento ma costante. Oggi la canadese di origini portoghesi marchia la sua formula dichiarandolo col titolo, «Folklore» (Dreamworks, 1 Cd) tentando di saldare le sue due anime: l'inno dei prossimi Europei di Calcio in Portogallo («Porga»), banjo e Kronos Quartet («One trik pony»), duetta con Gaetano Veloso («Island of wonder»). Leggera ieri, raffinata e sapiente oggi. Lontana da formule elettroniche facili, Sophie Ellis-Bextor alla riprova con «Shoot from the hip» (Polydor, 1 Cd) conferma talento compositivo e voce dai molteplici registri. Ci sono arrangiamenti più astuti, collaborazioni di calibro Bernard Butler e Alex James dei Blur («Love it is love»), ha le sonorità dei Goldfrapp, varia ritmi e predominanza degli strumenti. Belle canzoni in cui Sophie scivola perfetta come una spada nel suo fodero.

Luoghi citati: New York, Portogallo