Le impronte digitali mettono nei guaì direttore di banca

Le impronte digitali mettono nei guaì direttore di banca IL CASO ALLA SELLA DI CASTIGLIONE: A RIVOLGERSI ALLA MAGISTRATURA E' STATO UN VIGILE URBANO, IL GIP RESPINGE L'ARCHIVIAZIONE DEL FASCICOLO Le impronte digitali mettono nei guaì direttore di banca E' indagato per la violazione della privacy Lodovico Reietto Un anno e mezzo fa la denuncia: «La mia banca sta violando la privacy: rileva le mie impronte digitali ogni volta che vado a fare un'operazione..». In questi giorni il giudice per le indagini preliminari, Alessandra Salvadori, respingendo la richiesta di archiviazione del pm, ha disposto l'iscrizione nel registro degli indagati del direttore della filiale della Banca Sella di Castiglione Torinese per aver disatteso le norme che tutelano e garantiscono là segretezza dei cosiddetti «dati sensibili» di ogni persona. Una mossa che rischia di mettere in discussione il sistema antirapina che, fino ad oggi, aveva dato i migliori risultati: quello della rilevazione delle impronte al momento in cui si varca la soglia di un istituto di credito. Storia compheata quella che ha per protagonisti Vitale Fascella, un sottufficiale dei vigili urbani di Torino, e i responsabUi dello sportello della Banca Sella di Castiglione Torinese. Al centro di tutto c'è il «Biodigit»: un apparecchio che rileva le impronte digitali: le scan- nerizza e le memorizza in un software. Serve per scoraggiare i banditi che, per entrare in banca, si trovano costretti a lasciare un marchio indelebile. Clonare le impronte, poi, è quasi impossibile: il macchinario rileva lo spessore delle orme e il calore del dito. Per questa ragione un calco di plastica sarebbe inutilizzabile, a meno che non venga realizzato attraverso una tecnologia d'avanguardia e costosissima. Ma, per quanto sicuro e necessario possa essere, il sistema non può essere adoperato in mondo indiscriminato. «Gli utenti devono essere ben informati. Devono avere sempre la possibilità di decidere se farsi rilevare le impronte oppu¬ re no. In buona sostanza la banca deve garantire ai suoi clienti un secondo accesso, nel quale il "Biodigit" non è installato» dicono i legali del vigile urbano: Roberto Stroppiana e Andrea Gallenca. Che aggiungono: «In quella filiale della Sella non erano state rispettate tutte le norme. E la clientela non era perfettamente a conoscenza dei suoi diritti. Per più di un anno tutto è andato avanti alla buona, con un cartello non a norma, e con diverse altre irregolarità che abbiamo descritto nella memoria presentata a suo tempo in Procura». Dalla sede centrale della Banca Sella, invece, spiegano che questa è una vicenda sovradimensionata. E che: «Il Biodigit è un'apparec- chiatura approvata anche dal Garante della privacy. Dunque rispetta tutti i precetti e le indicazioni sulla sicurezza e la tutela dei dati personali». E i cartelli? I pareri sono discordanti, anzi, diametralmente opposti. «Sono stati installati subito, al momento dell'entrata in funzione dell'apparecchio...» assicurano i portavoce della banca. «Hanno sistemato quelli regolamentari soltanto dopo la denuncia del cliente» replicano gli avvocati torinesi. Che parlano anche di fotografie scattate prima e dopo quell'esposto e che sarebbero prove chiare edinequivocabUi. Insomma: la vicenda si sta dimostrando più compheata del previsto e il «Biodigit» è ancora al suo posto: pubblicizzato, ma mai rimosso. «E' un buon deterrente e ci garantisce un discreto livello di protezione» sottolineano ancora i portavoce della società. «Noi voghamo soltanto che venga salvaguardato il diritto alla riservatezza di ognuno» replicano gli avvocati Gallenca e Stroppiana, lasciando intendere di essere disposti ad andare in fondo, costi quello che costi. L'adozionedel sistema di rilevamento delle impronte fa discutere da tempo

Persone citate: Alessandra Salvadori, Andrea Gallenca, Gallenca, Lodovico Reietto, Roberto Stroppiana, Stroppiana, Vitale Fascella

Luoghi citati: Castiglione Torinese, Torino