Dal metrò di Napoli emerge una barca di duemila anni fa
Dal metrò di Napoli emerge una barca di duemila anni fa Dal metrò di Napoli emerge una barca di duemila anni fa Gli scavi sotto piazza del Municipio portano alla luce il porto romano Il «gozzo», ancora ricoperto dal fango, veniva usato per la pesca Scoperto anche un palazzo di età augustea. «E una città nella città» la storia NAPOLI LE tracce dell'antico porto sono visibili nel fango: strutture, ma anche oggetti d'uso marinaro, ancore, aghi per il i ammendo delle reti, anfore ed il fasciame di una barca del secondo secolo dopo Cristo, inglobata nel terreno: quasi duemila anni fa era mondata, con tutti i reperti che ora emergono uno ad uno, in quella che allora era la baia di Neapolis e che oggi è il sottosuolo della citta, dieci metri sotto il manto stradale. Ecco, l'approdo della città greco-romana che affiora: un tesoro prezioso di storia e di cultura restituito grazie agli scavi per il metrò, proprio in corrispondenza della futura stazione di piazza del Municipio. L'individuazione dell'area portuale è l'ultima ma non l'unica scoperta che i lavori per la realizzazione della nuova linea della metropolitana di Napoli hanno consentito. L'imbarcazione, che ricorda per linea quella di un moderno gozzo, testimonia la vita quotidiana dei napoletani di quasi duemila anni fa. Non lontanò ci sono, invece, i simboli dei fasti di epoca imperiale: gli scavi per la stazione di piazza Nicola Amore hanno riportato alla luce un palazzo di età augustea, con un frontone in marmo. E non mancano anche reperti più recenti, come una fontana medievale. I recenti ritrovamenti archeologici hanno inevitabilmente rallentato la marcia per l'ultimazione del cantiere per la metropolitana, ma gli scavi fanno essi stessi parte del progetto: seguiti dagh esperti della Sòprontendenza, stanno restituendo elementi preziosi per ricostruire la Napoli del passato e alimenteranno un museo legato al Maschio Angioino, proprio a ridosso della stazione della metropolitana di piazza del Municipio. «Sono scoperte molto importanti - spiega Stefano De Caro, Soprintendente per i Beni e le Attività Culturali della Regione Campania - ma che ci aspettavamo. Confermano che l'archeologia ci darà la possibilità di costruire una Danca dati sullo sviluppo nei secoli di Napoli, costituita da molte città nella città. E' come leggere un libro di storia. Avevamo trovato elementi interessanti anche nello sca¬ vo di piazza Dante e nuove scoperte ci saranno in tutte le stazioni del metrò in centro. Naturalmente, i ritrovamenti nell'area del porto e in piazza Nicola Amore sono momenti che arricchiranno le nostre conoscenze della Napoli di epoca greco-romana». Il ritrovamento della struttura portuale permetterà, secondo gli archeologi, di capire quali fossero i traffici mercantili in epoca greco-romana, mentre i numerosi reperti di età successive hanno già consentito di ricostruire 1 attività del porto in epoche diverse. La barca trovata sotto piazza del Municipio è lunga dieci metri e larga due, ma è ancora incastonata nel terreno e le sue caratteristiche sono al momento sconosciute: dai lavori di recupero dello scafo, che cominceranno nei prossimi giorni, sarà possibile avanzare delle ipotesi sul tipo e sull'impiego che ebbe fin dal varo. Dai primi indizi, la barca scoperta ieri appare molto simile ad un'altra unità rinvenuta nel 1982 ad Ercolano, nell'area dell'antica spiaggia. Anche quella barca risultò essere lunga dieci metri e larga due metri e venti centimetri: impiegata per la pesca costiera, aveva una struttura sfinata e poteva avere sino a sei rematori in corrispondenza del numero degli scalmi individuati dagli studiosi. Quale fosse, invece, l'uso cui era destinata la barca scoperta nel cantiere della stazione del metroò, in quello che doveva essere una sorta di retroporto dello scalo romano di Neapolis, lo si capirà quando gli esperti potranno leggerne i segni: numero di scalmi, presenza di anfore o altra ceramica, attrezzature per la pesca, come ami, reti. Questi aspetti consentiranno di comprendere se lo scafo veniva usato per la pesca oppure l'impiego era per il trasporto di merci. Ben altri segreti potrebbe, invece, custodire l'edificio di epoca augustea intercettato sulla stessa linea di scavo della metropolitana a piazza Nicola Amore, a poche centinaia di metri da piazza Municipio. I resti del frontone del palazzo, che presenta fondamenta imponenti, sono in marmo e dallo scavo, di cui è responsabile l'archeologa Daniela Giampaola, stanno emergendo altri tesori. I tecnici della Soprintendenza hanno, infatti, catalogato un mosaico a tessere bianche e nere, ancora parzialmente sotterrato. E nel libro di storia della Napoli che i lavori della metropolitana sta rivelando ci sono anche testimonianze più recenti: tombe, forse medievali, e una fontana, in perfetto stato di conservazione, risalente a metà del uqattrodicesimo secolo. Turisti davanti al Maschio Angioino
Persone citate: Danca, Daniela Giampaola, Stefano De Caro
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