E per Capodanno il Machu Picchu di Giovanni Tesio

E per Capodanno il Machu Picchu PERÙ': ASPETTANDO IL 2004 LA' DOVE LE STAGIONI SONO ALL'OPPOSTO E IL NATALE CADE IN PIENA ESTATE E per Capodanno il Machu Picchu Giovanni Tesio N E ATALE e Capodanno a Machu Picchu sono un'idea, anche perché l'inverno è primavera avanzata e il sole brucia sulla grotta di Betlemme meglio della stella cometa. In Perù è la geografia a fare la storia e anche il presepe col san Giuseppe baffuto, il bambino andino e la Madonna incaica si uniforma allo stile sincretico che qui è civiltà. Tale è la varietà delle zone e la differenza del clima che puoi passare dalla foresta amazzonica alla costiera desertica alla Cordigliera: di tutte forse la più ricca di risorse umane, l'anima ancestrale di una storia che si conta a miUenni. Lima è una città-mondo, umida e oceanica, disseminata e stracciona (le favelas di San Juan de Lurigancho), caotica e numerosa (otto milioni di abitanti che da soli sono quasi il terzo dell'intero territorio peruviano), ma è anche una città di quartieri residenziah (Miraflores, Barranco) e di quartieri tipicamente ibridati (il centro coi balconi barocchi, coloniali, neoclassici, la maggior parte scolpiti in lejpo di cedro, le piazze San Martin e M^jor, la Cattedrale che ripete quella di Siviglia, la cappella di Pizarro, "Conquistador del Perù Y Fundador De Lima", la chiesa e il convento di San Francesco d'Assisi col cimitero cistercense, i teschi ammonitori e magari lungo il tragitto anche il bar Cordano con la ■i? preistorica macchina Gagi ieri, già cherixnanda dritto dritwV» to ai nostri caffè di-paese negli anni cinquanta). Lima è piena di costruzioni basse a uno o al massimo due piani, impastate di canna e fango, mi materiale elastico e antisismico che qui chiamano "quincha" e ha un'aria provvisoria e levantina, veicoli inverosimili, finestre e porte protette da inferriate, muretti con filo spinato, cocci di bottiglia o spunzoni di ferro che la dicono lunga sulla sicurezza della vita. Lima è una città immancabile, divisa tra speranza e corruzione, cuore abnorme di un impero periferico. Se volete capire qualcosa di Perù, fate sosta qui, andate in giro, visitate il Museo Nacional de Archeologia, Antropologia e Historia in piazza Bolìvar, quartiere Pueblo libre: una permanente in cui si tocca con mano come Tinca non sia stata che l'ultima di una lunga e ricca cultura della ceramica, dei tessuti, della pietra, stratificata in un tempo che risale al 1500 prima di Cristo con varietà di esiti e di gruppi che si chiamano Paracas, Nasca, Moche, Wari, Chimù. Se siete soccorsi da un'organizzazione adeguata (ottima la Earth, che ha sede a Lecco, via Roma 45, tei. 0341-286793, e-mail: info® earthviaggi.it), non mancate le cosiddette linee di Nasca, quattro- cento chilometri a sud della capitale. Viaggiare in Cessna è un'avventura, librarsi sulle case di un presepe di cartone, abbandonare la "garua" (la tipica condensa limegna), incontrare la Cordighera, osservare distintamente dall'alto rughe, pieghe, geometrie, rilievi, entro cui s'intaglia la riga diritta e nitida della mitologica Panamericana è di per sé uno spettacolo. Ma poi incontrare gh enormi disegni di cane, condor, ragno, colibrì, pappagallo, pellicano, della scimmia con la coda arrotolata o del preteso astronauta incisi come grandi geroglifici terrestri è una emozione che può essere guastata solo dal mal d'aria o di mare, l'ondeggiare del Cessna (208 B) che il pilota scodinzola per mettervi nella miglior condizione di guardare. E poco importano - quando siate lì sospesi -le interpretazioni serie e bizzarre che si sono date nel tempo di quei disegni sorprendenti (la geografa e matematica tedesca Maria Reiche li studiò come rappresentazione di un immenso calendario astronomico). A contare è la sensazione di una terra tatuata, di un'enorme, estrosa decorazione solare, i cui enigmi potrete più meditatamente riprendere al Museo Regional Femand Leon De Vivero cu Ica, ove decidiate di andarci per strade sterrate e visioni di tempi remoti, donne ai lavatoi, ragazze che si bagnano nei canali d'acqua corrente, includendo magari anche una sosta nell'oasi di Huacachina tra le dune di un deserto che sembra incongruente, dove ragazzi e ragazze si divertono a fare dello snowboard su altissime dune di sabbia e orrendi pedalò natano dentro un laghetto che ha l'aria sciagurata d'essere stato trasportato qui daU'Idroscalo milane¬ se. Dopodiché il meglio è dedicarsi a Cusco, la Cusco o Qosqo monumentale di Plaza de Armas con la Cattedrale e la Chiesa dei Gesuiti, i balconi a edicola, i colori vivaci, 1 la Piazoleta Espinar, la gremitissima e centrale Avenida El Sol, l'Hathunrumiyoq che in quetchua, l'antica lingua che il 400Zo della regione parla, significa "Via con la pietra grande", uno dei migliori esempi di basamenti precolombiani su cui si è innestato ovunque lo stile coloniale. E ancora, il mercato, le folkloristiche botteghe di "peluqueria", i lustrascarpe con il loro attrezzo a spalla, i banchetti con le vecchie Olivetti 22 su cui c'è chi viene a farsi battere documenti e scrittu-^ re, la donna o la bambina con il lama alla corda che si mettono in posa per l'immancabile fotografia, il ragazzino che domanda di che nazionahtà sei e intanto ti insegue snocciolando cose d'Italia (presidente Ciampi, prima Scalfaro, capitale Roma, lago di Garda, fiume Po). Ma anche la Cusco popolare, che bisogna allontanarsi un po' per vedere meglio. Uno sguardo che si protenda verso Arequipa toccando i villaggi dei dintorni (Huasao, Saylla, Tipon, Oropesa) oppure scendendo verso el Valle Sagrado (Pisac, Urubamha, Ollan- taytambo). Povertà e colori tra strade sterrate, case di mattoni crudi, campi di mais coltivati a mano (in due ore di viaggio due soli trattori) andando invece verso Moray e Maras, dove - sprofondate in un cuneo voraginoso - si può planare sulle sahne secolari. Va da sé che senza Machu Picchu - presidio religioso degh Inca - non c'è viaggio peruviano che si tenga. E allora sulla strada per Ollantaytambo basterà prendere il trenino a scartamento ridotto per Aguas Cahentes, paradiso della turisteria, e di h acchiappare al volo una corriera che per tornanti da brivido e nessun parapetto vi scuote per sguardi rapiti e vi porta dentro una deUe cartoline più viste del mondo: i resti imponenti dell'osservatorio teocratico che fu la "Montagna Vecchia", il verde incantato del Huayna Picchu o Montagna Giovane e la bandiera dei sette colori che sventola sul Putukushi, r«axis mundi». Altamente consigliabile una notte all'unico hotel esistente in loco, il Sanctuary Lodge, che fa parte della catena Orient Express. Non solo per il trattamento esclusivo, ma per essere i primi a salire di buon mattino gh scalini che portano con aiuto di corde e conimani fino in cima al Huayna Picchu, giocando ad ammirare nel silenzio del giorno che nasce la re istente magia delle pietre inca e della Mama Pacha, la madreterra che detta il ritmo accogliente e circolarer su cui la ritualità cattolica ha piantato la sua la sua croce. Al Sanctuary Lodge un gruppo di musica etnica sta preparandosi per San Silvestro. Il capodanno al Machu Picchu sta per essere servito... Librarsi in Cessna sulle case da presepe di Lima, trovare la Cordigliera, osservare rughe e pieghe entro cui s'intaglia la riga diritta della mitica Panamericana, scoprire la terra di disegni... Un'immagine di Lima, città-mondo umida e oceanica, caotica e numerosa (otto milioni di abitanti, quasi il terzo dell'intero Perù) A destra: l'affascinante profilo del Machu Picchu. Sotto: la Cusco (o Qosqo) monumentale di Plaza de Armas. il