Un Serpente per gli Aztechi di Maurizio Assalto
Un Serpente per gli Aztechi A PALAZZO RUSPOLI Un Serpente per gli Aztechi Maurizio Assalto QUANDO la città apparve ai loro occhi, l'S novembre 1519, gh spagnoli credettero di sognare: «Edifici e templi smisurati sorgevano dall'acqua, tutti fatti di pietra, come negh incantesimi della storia di Amadigi», avrebbe ricordato uno di loro, Bernal Diaz del Castillo. Tenochtitlàn (Luogo del Fico d'India sulla Pietra), la capitale del più grande impero mesoamericano, quello degh Aztechi, era stata fondata dalla tribù dei Mexica nel 1325 su un'isola nel lago Texcoco. Era una sorta di Venezia tropicale, punteggiata da piramidi alte fino a 45 metri (è possibile farsene un'idea da un murai di Diego Rivera a Città del Messico). Almeno 400 mila abitanti, qualche cosa di assolutamente inusitato per un europeo di quel periodo. Meno (h due anni dopo, al termine di una battaglia conclusasi il 13 agosto 1521, la potenza azteca non esisteva più, l'imperatore Motecuhzoma II era morto, la città era praticamente scomparsa: le sue rovine avevano colmato i canali, i materiah edilizi erano stati recuperati dai conquistadores per edificare l'attuale capitale messicana. Alla civiltà degh Aztechi è dedicata la mostra che sarà ospitata da marzo a luglio a Roma, Palazzo Ruspoli: circa 400 pezzi, in gran parte usciti per la prima volta dal Museo Nacional de Antropologia di Città del Messico. Dopo la rassegna fiorentina sugli Inca e le altre culture dell'antico Perù (tuttora in corso a Palazzo Strozzi), un'altra occasione per avvicinare - anche dal punto di vista artistico - un universo troppo affrettatamente liquidato come «primitivo», materia tutt'al più di indagine etno-antropologica. Del mondo azteco l'aspetto più impressionante è la convinzione, plasticamente tradotta in innumerevoli sculture e immagini dipinte, di vivere in un mondo instabile e continuamente minacciato, in cui l'unica via di salvezza consiste nell'ingraziarsi divinità capricciose. Come Guetzalcoatl, il Serpente Piumato, creatore dell'umanità, di cui da un momento all'altro si attendeva il ritomo. Finché ne fu accolto un sedicente emissario. Ma non portava la vita, portava la morte: era Hernàn Cortes. .
Persone citate: Bernal Diaz Del Castillo, Cortes, Diego Rivera, Ruspoli
Luoghi citati: Città Del Messico, India, Perù, Roma, Venezia
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