Fra drammi e farse a suon di legnate con Twain e Gianduja

Fra drammi e farse a suon di legnate con Twain e Gianduja Fra drammi e farse a suon di legnate con Twain e Gianduja Osvaldo Guerrieri C]l È una qualità tutta speciale nel volume Commedianti figurati e attori pupazzani. E' una storia del teatro con le marionette e i burattini, è l'excursus denso e mosso di un genere antico quanto l'uomo, un divertimento che da Platone a Gordon Craig è stato aristocratico e popolare, simbolico e realistico, buffonesco e satirico. La sua particolarità non sta però nella ricchezza e nell'oggettività dell'esposizione, che si può tranquillamente contrapporre all'unica ma folcloristica storia del genere, e cioè a quella ottocentesca di Yorick, alias Pietro Coccoluto Ferrigni. La sua particolarità sta nell'essere una storia in presa diretta. E' come se, da una pagina all'altra, il lettore riuscisse ad entrare in un mondo quasi scomparso, si sedesse su una delle poche panche sistemate sulle piazze di mercato o ai crocicchi e, alzando gh occhi, si facesse spettatore di avventure ormai dimenticate che sapevano attrarre i bambini e gli adulti, la plebe e l'aristocrazia: farse a suon di legnate, tragedie, drammi, drammoni, melodrammi (ricordiamo, per inciso, che Goethe concepì il Faust come spettacolo per marionette). Una volta. Pulcinella, Fagiolino, Gioppino, capitan Tartagha, Rugantino, Gianduja erano delle star. Così come rispettatissimi beniamini erano coloro che gh davano l'anima: Angelo Cuccoli bolognese. Pasquale Strabelli bergamasco. Luigi Lupi torinese, Ghetanaccio romano. Tutti burattinai o marionettisti di prim'ordine. E non solo. Ghetanaccio, ossia Gaetano Santangelo, era considerato una specie di raddrizzatorti, un vendicatore deUe plebi. I suoi spettacoh erano atti d'accusa contro il potere civile e papalino, contro l'esosità degh osti, contro ogni genere di soperchieria. Ecco perché stava più dentro che fuori. Era morto da anni, e i romani, davanti a un'ingiustizia, continuavano a dire: «Qua ce vorrebbe Ghetanaccio». Ma perché il libro di Alfonso Cipolla e Giovanni Moretti è una storia in presa diretta? E come? I due studiosi hanno rovistato nelle biblioteche, consultato libri di viaggiatori e di memorialisti, si sono ricordati del «grand tour» che una volta sembrava indispensabile all'educazione intellettuale dei giovani del Nord Europa. E hanno trovato una miniera. Cosi mettendo insieme De Sade, Stendhal, Gaulier, Andersen, ricuperando un'insospettabile cronaca torinese di Mark Twain, hanno costruito una storia con la voce e gh occhi di quegli straordinari testimoni. Ne è venuto fuori il racconto vivo di un genere teatrale quanto mai vario e concreto. Il marchese De Sade ci consegna da Napoli un drammatico resoconto quaresimale, in cui la superstizione religiosa si scontra con le piattonate e gh strepiti di Pulcinella. Gaulier ci racconta come, in una sera di pioggia e aspettando di ripartùe da Domodossola, si sia fatto allestùe uno spettacolo tutto per sé, gustando la rappresentazione anche sul volto degli spettatori di quella recita improvvisata. Preziose e minuziose le annotazioni di Stendhal. Ma il racconto più succoso è di De Amicis cronista di uno spettacolo della faraigha Lupi, Qui non abbiamo soltanto le cosiddette note di colore sul pubblico che s'accalca e preme e spinge per entrare, ma un vero e proprio trattato sull'arte marionettistica, una descrizione minuta di teste, corredi, arredi ed effetti speciah, una fotografia del lavoro massacrante e cronometrico dei marionettisti. Impossibile sperare di più. Alfonso Cipolla e Giovanni Moretti Commedianti figurati e attori pupazzani Ed. Seb 27. pp. 200. C 72,50 S A G G

Luoghi citati: Domodossola, Napoli, Nord Europa