gli scrittori su cui scommettere di Mirella Serri

gli scrittori su cui scommettere gli scrittori su cui scommettere Mirella Serri SCRITTORI da scoprire o da riscoprire: quali saranno i protagonisti dell'anno in dirittura di arrivo? Abbiamo chiesto a nove critici di indicarci tre autori su cui scommettere nei mesi a venire. ANTONIO D'ORRICO Il previtocclolo di Oppido «Innanzitutto Don Luca Asprea dice il critico di Sette -, prete, forse spretato, calabrese di Oppido Mamertina, ormai ultrasettantenne, autore negli anni Settanta del romanzo autobiografico 12 previttocciolo ora ristampato in edizione definitiva dall'editore Pellegrini di Cosenza. È un libro di furie (non solo erotiche), che racconta la vocazione e la carriera di un seminarista a partire dagli anni del fascismo. Brutale e dolcissimo. Sta tra l'Areti-. no e Mimi Rea. E' un «Cristo si è fermato a Oppido», cioè è anche un romanzo antropologico. Poi aggiungerei Andrea Vitah, medico e scrittore, ultimo romanzo: Una finestra vista lago (Garzanti). Da considerare tra i tre o quattro migliori narratori italiani viventi. Per primavera aspetto il ritomo in libreria (grazie a Piemme) di uno dei romanzi più affascinanti del secolo passato, che sta fra Stevenson e Borges, La taverna del Doge Lore- dartdi Alberto Ongaro. MARINO SINIBALDI Mosca più balena Il conduttore della trasmissione di Radio 3 Fahrenheit j sceghe Valeria Parrella, autrice di Mosca più èatena (minimum fax) : «mette insieme una serie di figure -é soprattutto femminili di grande vitalità: gnore-e guappetelle, emigrate e maestre^ ' genitori illumini-j' sti e ragazze illuminate..., tutte raccontate, con una specie di sana irriverenza stilistica, mai cinica, mai arrogante. E poi il sorprendente romanzo neoprovinciale o postprovinciale di Cristiano Cavina, AZZaorande (marcos y marcos): il piccolo mondo e le grandiose avventure di una banda di ragazzetti teneri e spacconi, irresponsabili e fragili, sfrontati ma inermi di fronte alle prime ferite della vita. Infine, l'urticante amore tossico di Carlo D'Amicis Amor Tavor (Pequod) che si trascina come una specie d'infinita malattia adolescenziale, senza soddisfazione e senza rimedio. L'eterno nodo dell'ossessione amorosa (anzi dell'odi et amo) si scioglie in una giostra grottesca, ironica e masochistica. H romanzo più innocente e torbido dell'anno». PIETRANGELO BUTTAFUOCO Occhio a Edoardo Nesi La firma del Foglio punta secco su Edoardo Nesi con Fughe da fermo e Figli delle stelle (Bompiani): «da leggere tutto d'un fiato. Compie dei veri miracoli dello stile caratterizzati da una scrittura capace di appropriarsi di situazioni inaspettate, da una parola che ha un profumo, che "si vede", con una frase che apre continuamente nuove strade, i^i delle stelle, poi, in particolare, è la storia di una ragazza che ha tutto e che si va a ficcare nel tunnel di situazioni assai diffìcili. Questo personaggio mi ha sempre fatto venire in mente la seducentissima Catherine Spaak de La voglia matta. Una donna imprendibile che tutti i maschi desiderano». MASSIMO ONOFRI Dov'è finito Pellegrini? Chi Iha visto? - si domanda il critico de l'Unità e Diario - E' un po' di tempo che di lui pon si sente parlare ma Enrico Pellegrini è il mighor esempio dell'ultima generazione di narratori. Il suo romanzo La negligenza (Marsilio) ha messo in scena il ritratto della giovane borghesia torinese: belle macchine, bella gente e tanto sfascio interiore. Unlibro autentico, trasparente. E poi c'è da ricordare Giosuè Calaciura, l'autore dello Sgobbo e di Ma2acome (Baldini S- Castoldi). Nel primo libro racconta di un'umanità reietta e diseredata e nel secondo sviluppa un incalzante monologo di un pentito di mafia. Infine, il trenta- cinquenne Carmine Abate, albanese di Calabria, vero rappresentate della nuova scrittura postcoloniale, ha dato profondità antropologica alla comunità Arbèreshé di Hora. In TVa due mari (Mondadori), ha mostrato tutto il suo talento affabulatorio con personaggi che fronteggiano l'omologazione senza scritture revansciste pasoliniane». GIUSEPPE LEONELU Quel caffè della Magagnoli «Un'autrice da cui ci dobbiamo ancora aspettare molto - per il critico de La Rivista dei libri - è Maria Luisa Magagnoli. La sua opera migliore è stata sicuramente Un caffè molto dolce (Bollati Boringhieri): si tratta di una della opere più ricche, più intense che siano uscite negli Anni Novanta. Il personaggio dell' anarchico Severino fucilato a 21 anni in Argentina resta indelebile nel cuore del lettore. Poi aggiungerei il nome della straordinaria Elena Ferrante che ha dato il meglio di sé ne L'amore molesto (e/o). Infine mi rendo conto di far piovere sul bagnato, ma Melania Mazzucco non è solo un talento, è una promessa del futuro. Meglio comunque La medusa (Baldini&Ca- stoldi), il primo libro a tutt'oggi il più avvincente per fantasia e capacità di racconto, che non il romanzo con cui ha vinto lo Strega». ERMANNO PACCAGNINI Faccio credito a Casadei Per il critico del Corriere della sera vaie la pena sottolineare modi o scritture anomale e coraggiose neUe ricerche stilistiche: «Tra la numerosa, promettente schiera di giovani narratori del Sud, ricorderei l'Antonio Pascale di La città distratta (Einaudi), romanzo della filamentosità e vischiosità urbana e umana di Caserta, il cui segno particolare è l'opzione stilistica a favore non della narrazione, ma della rappresentazione, data con sguardo annotativo-interpretativo: scintigrafia d'una particolare realtà sub specie narrativa. Versante completamente differente è il Vitahano Trevisan di Quindicimila passi (Einaudi), trascrizione tra racconto e riflessione (con scarti di registro) di ricordi dettati associativamente da un nome, una via, un incontro, rivissuti dal protagonista nel corso d'un tragitto, e raccolti attorno al perno della sua famiglia e della sua solitudine, in un graduale crescendo del tasso d'ossessività. Infine un'apertura di credito: all' Umberto Casadei de 12 suicidio di Angela B. (Sironi), un romanzo che è insieme non-romanzo e assemblag- gio di romanzi; con molte cose da riordinare, a partire da talune ingenuità, ma pure il coraggio dell'eccesso che rischia coi registri stilistici. Un titolo che vuol essere anche un riconoscimento alla collana-scommessa diretta da Mozzi». EMANUELE TREVI In futuro c'è Picca «Non ho una grande passione per il romanzo di genere e nemmeno per il racconto più tradizionale - dice il critico del manifesto -. E allora ecco un libro controcorrente di Nicola Lagioia. Trentenne, dotato di una prosa accattivante e che non esisterei a definire un po' "pacioccona", in Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (minimum fax), fa fare alla sua scrittura delle vere capriole da cui emercQ un io gigantesco e ipertrofico. Affiancherei a questo "antiromanzo" un'opera del Thomas Bernhard! italiano, Vitahano Trevisan, con Quindicimila passi (Einaudi), una storia che non puoi non leggere di corsa tanto il ritmo è incalzante. Infine un nome affermato che però è la vera promessa degli anni a venire, Aurelio Picca. Il suo Sacro cuore (Rizzoli) è il racconto della morte della madre del protagonista. Ma da questa prospettiva ha anche saputo offrire un libro di viaggio decisamente originale». ALFONSO BERARDINELLI La rivelazione sarà Bocci Per il critico del Sole 24ore è sempre la stessa solfa e tutti lo ripetono in continuazione: «A dare l'impronta a un film come a un racconto, si dice, è la trama o la costruzione della storia. Sbaghato. Anzi sbaghatissimo, perché seguire questa strada può far incappare nella costruzione di meccanismi assai artificiosi. Meglio puntare sull'inventività della scrittura che non è per forza invenzione poetica o linguistica ma può anche essere elaborato mentale e intellettuale. In questa direzione si muovono alcuni narratori come Lagioia con Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj e Calaciura conMaZacame. Ma la rivelazione del 2004 sarà Laura Bocci con un libro molto dotto e assai ben costruito. Di seconda mano fRizzoli). A metà tra racconto, autobiografia e saggio, è un romanzo che intreccia storie legate tra loro dal filo rosso della traduzione letteraria. Il mestiere di traduttrice porta la narratrice a viaggiare in paesi e culture molto diversi, dal Marocco a Berlino, e ad approfondire il legame con grandi opere del passato, dal romanticismo tedesco ai poeti arabi». PAOLO MAURI Conti, il nuovo Chiara Tra gli esordienti di quest'anno il responsabile delle pagine culturali di Repubblica segnala Valeria Parrella: «un talento naturale che ha subito suscitato una bella attenzione intomo ai racconti Mosca più Balena (minimum fax). Brava anche perché gioca in un campo letterariamente affollato: quello del racconto d'ambiente napoletano, riuscendo a creare voci fresche e per niente "tipiche". Ah, Guappetella... Da tenere d'occhio Guido Conti (nato a Parma, classe 1965) : potrebbe essere il nuovo Piero Chiara, almeno a giudicare da un racconto che mi è capitato di leggere di recente e che si intitola "Partita col morto". Una storia di provincia , con personaggi (autentiche carogne) che si spolpano a vicenda in una partita a poker. E con un morto, vero. Il racconto fa parte di un libro che si intitola Lapiena ed è stato diffuso quest'anno con la Gazzetta di Parma. Il regista e scrittore Enzo Muzii ha firmato un libro che è una autobiografia ristretta a pochi anni, sul limitare del miUennio. Il vero spesso è più piacevole di tanto "inventato" di plastica e poi c'è classe in queste pagine e un buon umore che più malinconico non si potrebbe. Il titolo è Silenzio, si vive, editore Aragno. Muzii non è giovane (come vorrebbe lo spirito di queste segnalazioni), ma seguitando su questa strada lo diventerà, non ho dubbi». NOVE CRITICI LETTERARI SCELGONO TITOLI 6 AUTORI CHE MEGLIO LASCIANO SPERARE PLR IL FUTURO DELLA NARRATIVA ITALIANA GIOVANI ATTESI ALLA SECONDA PROVA DOPO UN t-5LiCE ESORDIO MA ANCHE RISCOPERTE DI SCRITTORI DIMENTICATI, SOTTOVALUTATI, NASCOSTI. DA RISCOPRIRE cinquenne Carmine Abate, albanese di Calabria, vero rappresentate della nuova scrittura postcoloniale, ha dato profondità antropologica alla comunità Arbèreshé di Hora. In TVa due mari (Mondadori), ha mostrato tutto il suo talento affabulatorio con personaggi che fronteggiano l'omologazione senza scritture revansciste pasoliniane». GIUSEPPE LEONELU Quel caffè della Magagnoli «Un'autrice da cui ci dobbiamo stoldi), il primo libro a tutt'oggi il più avvincente per fantasia e capacità di racconto, che non il romanzo con cui ha vinto lo Strega». ERMANNO PACCAGNINI Faccio credito a Casadei Per il critico del Corriere della sera vaie la pena sottolineare modi o scritture anomale e coraggiose neUe ricerche stilistiche: «Tra la numerosa, promettente schiera di giovani narratori del Sud, ricorderei l'Antonio Pascale di La città distratta (Einaudi), romanzo della filamentosità e vischiosità urbana e umana di Caserta, il cui segno particolare è l'opzione stilistica a favore non della narrazione, ma della rappresentazione data con